Andrey Rublev è probabilmente uno dei più grandi rimpianti del tennis moderno. Il suo stile di gioco gli consentirebbe di giocarsela alla pari con fuoriclasse come Jannik Sinner o Alexander Zverev, tuttavia i numerosi “cali di tensione” costringono il giocatore russo ad accontentarsi da un ruolo da comprimario, destinato a galleggiare nella parte destra della top ten mondiale, lontano dai successi nei tornei del Grande Slam.
La dimostrazione arriva nel corso della sfida delle Nitto ATP Finals con Carlos Alcaraz, persa per 6-3 7-6. Paradossalmente il set più combattuto è quello in cui il 27enne moscovita lascia da parte la tecnica e punta tutto sulla concretezza costringendo l’iberico al tie-break. Se è vero che lo spagnolo non sembra aver ancora superato totalmente i problemi fisici che lo hanno costretto ad abdicare al norvegese Casper Ruud, il russo dimostra di poterlo mettere in difficoltà soprattutto nei colpi in diagonale dove costringe Alcaraz agli straordinari.
Il russo fatica però a muoversi in campo, non riesce a scivolare sul campo dell’Inalpi Arena come l’avversario e questo lo porta a crollare dopo solo quattro game salvandosi prima con il servizio, crollando però poco dopo subendo un break che gli spezza letteralmente le gambe. Da quel momento i colpi incrociati di Rublev spariscono dal campo e lasciano spazio a un atleta con la mente già all’off-season. E qui scatta il rammarico di come un tennista dalle così grandi potenzialità non riesca a resistere più di un set ad alto livello, perdendosi nei meandri della mente e dando vita al solito soliloquio dove Andrey se la prende con il suo alter ego interno.
Paradossalmente quando Alcaraz alza i colpi e appare destinato a conquistare il punto grazie alla potenza della battuta e alla precisione nel gioco, riecco comparire Rublev, questa volta più concreto, ma al tempo stesso più combattivo, quasi voglia giocarsi il tutto per tutto con una nuova strategia. Forse sottovalutando il giocatore dall’altra parte della rete, Alcaraz commette alcuni errori gratuiti e permette a Rublev di rimanere in gioco sino a un tiratissimo tie-break.
La sconfitta arriva, ma almeno questa volta onorevole, anche se vedendo i colpi chirurgici e le accelerazioni brucianti sfoderate da Rublev, tese a spiazzare lo sfidante, lasciano l’amaro in bocca e lanciano un grido di speranza verso il futuro, nella speranza che Andrey metta apposto la testa e ci regali nuove super-prestazioni.
Foto di Marta Magni