I campioni si vedono nel momento della difficoltà, quando gli avversari sono pronti a sopraffarli, ma puntualmente riescono a uscirne vincitori. Chiedere a Jannik Sinner che nella seconda giornata del Round Robin delle Nitto ATP Finals ha avuto la meglio sull’americano Taylor Fritz per 6-4 6-4.
Un risultato per certi versi bugiardo, visto che l’americano avrebbe meritato di giocarsi almeno il terzo set, ma soprattutto perché in quell’ora e quaranta minuti di gioco il 23enne di Sesto Pusteria ha dovuto far i conti con sé stesso e con le aspettative di migliaia di tifosi che hanno occupato tutti gli spazi a disposizione dell’Inalpi Arena trasformandola in un vero e proprio anfiteatro romano.
Se le grida di incitamento, i boati e soprattutto le “scosse” provenienti dagli spalti, il tutto sempre rispettando i giocatori in campo come sottolineato anche da Fritz, sembravano proprio quelle dell’antichità, d’altra parte in campo non c’erano due gladiatori, ma due ragazzi che si conoscono perfettamente e che fuori dallo spazio di gioco sono probabilmente due amici che condividono una passione più grande di loro.
Lo sport non è però soltanto divertimento, ma anche agonismo, ed ecco che quindi i rapporti sociali vengono meno, soverchiati dalla voglia di sconfiggere il proprio avversario, infierendo se necessario su di lui. Indipendentemente che si tratti del numero 1 del mondo oppure di un giocatore qualunque. Ed è qui che si vede il campione, colui che fa trasparire tutte le proprie pecche per affrontarle con nuovi metodi e cogliere ancora una volta impreparato chi si trova davanti alla tua rete.
Basti pensare a Fritz che durante il primo set, sul punteggio fissato sul 3-3, si trova fra le mani una palla break, la prima del match. Sinner sembra in balia di un demone che gli impedisce di trovare la prima di servizio, costringendolo a difendersi con una seconda decisamente meno efficace complice anche un piccolo calo fisico.
In quel momento però il giocatore lascia spazio al campione con l’azzurro che mette a segno un ace e un servizio vincente che gli consentono non solo di salvarsi, ma di tornare in vantaggio e di lì a poco di chiudere la contesa, grazie anche ad altri colpi da fenomeno come un passante di rovescio che resterà impresso a lungo nella mente di Fritz e del resto del pubblico,
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di pura fortuna, oppure che Sinner abbia trovato finalmente la quadra di una battuta che sino a quel momento si era dimostrata fuori portata. Nulla di tutto ciò, semplicemente nella mente dell’altoatesino è arrivata l’illuminazione che caratterizza il campione, la soluzione inaspettata che stronca definitivamente la resistenza dello sfidante.
“E’ stata una partita difficile. Lui è spesso salito molto bene a rete rispondendo con efficacia, mentre per me non è stato lo stesso – ha spiegato Sinner nel dopo-partita -. Da fondo campo invece abbiamo giocato un alto livello, frutto anche della finale (agli US Open, ndr) dove ci siamo conosciuti meglio”.
A ciò va accompagnata senza dubbio una gestione impeccabile della mente nei momenti di grande stress e una serenità che rende quel ragazzo della Val Pusteria un mito agli occhi di migliaia di spettatori accorsi a Torino per poterlo ammirare e tifare.
Forse Sinner non ricalca appieno le sembianze di un gladiatore, ma la capacità di trovare una soluzione nei momenti peggiori lo consacra come campione, un po’ come accadeva nell’Antica Roma per quegli eroi in cerca di un briciolo di libertà.
Foto di Marta Magni