Molti ruoli, un solo distintivo. È quello di PGA Professional, che in tutto il pianeta golf offre credibilità ed esperienza in campo e fuori, in ogni aspetto del gioco e del business legato a questo sport. La prima Associazione dei professionisti di golf nasce a Londra nel 1901, quella italiana viene fondata nel 1963 e conta quasi settecento membri. C’è chi gioca e chi insegna, ma il mestiere si apre a un ventaglio di applicazioni pratiche sempre più articolato e accattivante, con tante opportunità che arricchiscono esperienza, motivazione e conoscenza. La formazione è dunque il punto focale delle attività di PGA Italiana, che spazia a tutto campo con un calendario stagionale ricco di incontri, tra voci italiane e specialisti internazionali.
Navigando tra le tante declinazioni del golf, il pro cerca specializzazioni. È impegnato in teaching e coaching, ma anche nell’approfondimento tecnologico, nel disegno di campi da golf, come personal trainer o club manager. Insegna ai bambini, affronta le regole, analizza il putting, approfondisce il tema del fitting tra materiali in continua evoluzione e la responsabilità di consigliare a ogni allievo il bastone giusto. Quando insegna alle squadre nazionali è anche esperto di ranking, norme e regolamenti riferiti all’attività agonistica, capace di valutare gli atleti sul piano fisico e della performance, esplorando i dati di rendimento del giocatore e impostandone la preparazione. Può aver fatto della statistica una seconda professione (come Edoardo Molinari che ha fornito un grande servizio al team europeo dell’ultima Ryder Cup). E ancora, lo ritroviamo giornalista televisivo, promoter di eventi, agente di giocatori, mental coach. Oggi non solo gli atleti, ma anche i giocatori della domenica sanno che migliorando fitness, biomeccanica, salute e alimentazione… hanno maggiori opportunità e cercano istruttori preparati e sempre aggiornati, che comprendano come le limitazioni di ciascuno possono influenzarne lo swing e sappiano come affrontarle. E poi ci sono i campioni e i loro coach illustri, che sono d’ispirazione e che contribuiscono in maniera importante alla formazione.
Dopo tanti appuntamenti a tema nel corso dell’anno, il Meeting Annuale dell’Associazione chiude la stagione. L’ultimo si è tenuto a inizio dicembre nelle sale del Castello di Tolcinasco Golf Resort di Milano, con oltre cento professionisti intervenuti. Una giornata d’incontro e di condivisione con tanti spunti per ampliare e migliorare le proprie competenze. E anche per fare il punto sull’anno che si chiude e su nuovi progetti. Ascanio Pacelli (foto in alto tratta da facebook), presidente dallo scorso maggio, ha lanciato la stagione 2024 tra campionati e attività di promozione, ma ha voluto anche sottolineare il valore del brand PGA, impegnato a garantire la tradizione e i valori del golf, insomma, «una figura chiave nella filiera del golf», ha sottolineato.
Come sempre temi diversi hanno scandito la giornata, con lo scopo ultimo di insegnare sempre meglio a giocatori d’élite o principianti. Ha fatto luce sul gioco corto e messo a disposizione le sue doti di coach (costruite in 25 anni di carriera e certificate dai risultati di allievi illustri) Matthew Tipper, gallese di Porthcawl. L’insegnamento lo ha portato in Malesia, Dubai e Portogallo, prima di entrare alla David Leadbetter Academy in Cina. Dal 2010 ha fatto base in Polonia dove, tra tanti giovani promettenti, ha iniziato a seguire Adrian Meronk, oggi numero 48 al mondo con cinque titoli in tasca; poi una scuola tutta sua dal 2014 e tre anni dopo l’incontro con l’americano James Sieckmann, guru di gioco corto che rappresenta come Tour Coach in Europa e Asia. Your Short Game Solution, ovvero chipping, putting, bunker shot svelati: ringraziano, tra gli altri, Justin Rose, Charlie Hoffman, Patrick Reed, Stewart Cink. E Francesco Laporta che oggi lavora con lui.
Non solo tecnica, anche con l’alimentazione si può fare la differenza nel golf. Lo ha spiegato Federica Mastronardo, biologa e nutrizionista: tempi, modi e alimenti giusti per produrre l’energia necessaria durante la gara e per garantire il miglior recupero. Ma il golf è anche terapia quando incontra ragazzi con disabilità di diverso tipo, come ha raccontato il professionista Cristian Fiora: il progetto che segue («che ha come fine ultimo quello di dare autonomia ai ragazzi», ha detto) mette a sistema un percorso che coinvolge anche le scuole, inclusa la formazione dei docenti. Dal campo alla vita di circolo. Davide Lantos, in veste di presidente dei Tecnici di golf, ha portato l’attenzione sulla sinergia che occorre tra i vari attori di un club dove, ha detto, «il maestro è certamente la figura più popolare». E dove, data la complessità di gestione dell’azienda-circolo, «il consiglio direttivo dovrebbe lasciare il posto a un consiglio di amministrazione». Performance e organizzazione degli atleti di alto livello nelle parole di chi li guida da anni. Roberto Zappa (coach della nazionale femminile) ha sottolineato il valore dei tecnici italiani e la fondamentale relazione con i maestri di circolo (possibile grazie ai tanti strumenti di condivisione oggi disponibili) che accompagnano i ragazzi verso la maglia azzurra. Alla supervisione della carriera professionale pensa invece Massimo Scarpa (coach della nazionale professionisti): «per i giocatori che arrivano sul tour la tecnica è meno importante, devono piuttosto imparare a produrre buoni errori».
Silvia Audisio