Nell’appartamento D5 del residence Le Rose di Rimini, viene trovato il corpo privo di vita di Marco Pantani. L’Italia tutta è sgomenta per la morte, a soli 34 anni, di un mito dello sport.
Marco nasce vicino al mare, a Cesena, il 17 gennaio 1970, ma sogna la montagna. È timido, introverso, ma nasconde uno sconfinato desiderio di affermazione. Sogna il Giro ed è lì che esplode nel ’94. Il 4 giugno si corre la Lienz-Merano, lui esce allo scoperto nella Carrera di Chiappucci, attacca in salita, stacca Richard e arriva solo al traguardo. Il giorno dopo c’è la massacrante Merano-Aprica. Pantani divora il Mortirolo staccando la maglia rosa Berzin e Indurain. Viene ripreso in discesa, ma sulle rampe di Santa Cristina fa ancora il vuoto. Chiuderà secondo e al Tour sarà terzo.
Nel 1995 salta il Giro perché s’infortuna durante gli allenamenti. Al Tour vince la leggendaria tappa all’Alpe d’Huez, ma chiude 13°. Durante la Milano-Torino del ’95 si frattura tibia e perone.
Torna ai grandi Giri nel ’97 con una nuova squadra, la Mercatone Uno. di Luciano Pezzi (ALL’EPOCA LUCIANO PEZZI ERA IL CONSULENTE TECNICO. IL DIRIGENTE DELLA MERCATONE UNO ERA ROMANO CENNI)
OK, ALLORA Togli….di Luciano Pezzi. Ma la sfortuna è sempre dietro l’angolo. Un gatto attraversa la strada e lui finisce a terra. Meno male che c’è il Tour a risollevarlo; rivince sull’Alpe d’Huez e chiude nuovamente terzo.
Il 1998 è l’anno del Pirata: arriva all’ultima settimana del Giro con 3’49” da recuperare su Zulle; attacca sulla Marmolada, poi a Pian di Montecampione si toglie di dosso l’ombra di Tonkov, resistendo nella cronometro conclusiva. Il Giro è suo. Prima del Tour muore Luciano Pezzi. Nella Grand Boucle dà spettacolo: vince a Plateau de Beille, poi il 27 luglio l’appuntamento è con Les Deux Alpes. Freddo, pioggia, vento, ma sul Galibier non gli resiste nessuno, vince e Ullrich arriva a 9 minuti. Il Tour è suo: Pantani centra l’accoppiata, come Coppi.
Poi il dramma di Madonna di Campiglio 1999, l’ematocrito alto, amicizie sbagliate, la tossicodipendenza e la fine di un campione triste e solitario.