Più 181% di audience rispetto a un anno fa, la percentuale più alta per un terzo turno Pga Tour di qualsiasi rete tv da circa 12 anni, record tv del torneo, ulteriore incremento, fino al 5.11 di audience nell’ultimo giro, audience più alta in generale di un torneo, non degli Slam, dal Players Championship 2013, telecronaca più ascoltata in assoluto – dopo il Masters – dal Pga Championship 2015. Punte di ascolto del 6.62, con un impressionante +28% sull’Nbc nell’ultimo giro rispetto all’ultimo picco del Wyndham Championship 2015 – guarda caso -, l’ultima volta che Tiger Woods era rimasto in gara per il titolo in un torneo, +73% rispetto all’ultimo giro dell’Honda Classic di qualche settimana fa. Il Valspar Championship ha visto 27.2 milioni di minuti in streaming attraverso la piattaforma digitale Nbc, quarto risultato di sempre dopo gli Open 2016 e 2017, e la Ryder Cup 2016. Con numeri mostre domenica: 15.4 milioni di minuti, +1060% rispetto ad un anno fa.
Davanti a queste cifre, al pubblico impazzito, all’attenzione alle stelle dell’ultima settimana, siamo proprio sicuri che Tiger Woods non abbia stravinto il torneo di Palm Harbour, in Florida, dov’è arrivato secondo a pari merito, un colpo appena dietro Paul Casey? Certo, nell’ultimo giro, non è riuscito a sprintare, concedendo all’inglese quel secondo successo sul Pga Tour che gli mancava dal 2009 a Houston (malgrado 13 successi sull’European Tour). Ma, il Fenomeno, col miglior risultato dal secondo posto al Barclays 2013, ha ribadito di essere sempre il personaggio numero 1 del golf, l’unico, vero, traino d’attenzione del movimento. Campione senza tempo, a 42 anni, dopo tante disavventure personali e fisiche, sempre pronto all’aggancio con la storia. Che, nel golf, si chiama Masters, il torneo più importante, al via fra meno di tre settimane, il 5 aprile. Dove, malgrado abbia vinto l’ultimo dei suoi 14 Slam soltanto nel 2008, è balzato al terzo posto nelle quote scommesse dei bookmakers, 10/1, contro l’8/1 di Dustin Johnson e Jordan Thomas, davanti a Spieth e Rahm (12/1), McIlroy (16/1), Mickelson (18/1), e Fowler e Rose (20/19.
Tiger campione non è felice, perché ha piazzato il primo birdie solo alla 17 e alla 18 s’è accontentato del par, sfiorando lo spareggio, ma Tiger giocatore è strafelice del -9 finale come Patrick Reed, dopo il 12° posto dell’Honda Classic di fine febbraio. Peraltro, con il record stagionale sul Tour di 2.079 chilometri all’ora alla buca 14 di sabato, che lo conforta anche sul piano fisico in vista dell’Arnold Palmer a Bay Hill di fine settimana (che ha vinto 8 volte-record), dopo ben quattro operazioni alla schiena: “Continuo a migliorare, sono continuamente un po’ più forte e più attento, nell’ultimo giro m’è mancato qualcosina, sarei voluto essere un po’ più incisivo, ma comunque ho avuto l’occasione per vincere il torneo. Con un paio di putt qua e là sarebbe stata un’altra storia, ma quand’ho sbagliato, l’ho fatto facendo la scelta giusta”.
Due anni fa confessava di non vedere la luce in fondo al tunnel, all’ultimo Presidents Cup ammetteva di non sapere che futuro aspettarsi, undici mesi fa si è rioperato alla spina dorsale e cinque mesi dopo il nulla osta dei medici è di nuovo competitivo al vertice. Come se i falliti tentativo del 2016 e 2017, durati appena sette giri, facciano parte all’improvviso di un’altra era. Col suo famoso swing che è tornato d’incanto, insieme alla potenza, fortemente compromessa dai guai fisici, il gioco corto al bacio e quel ritmo partita che sta recuperando alla grande. Con gli applausi dei big. Ernie Els, che ha duellato con Tiger per 17 anni fra i “top ten”, rivede i suoi giudizi negativi egli ultimi anni: “Lo swing è ottimo, sta puttando bene , il gioco corto è a punto e ha tanta energia. Ora sembra fisicamente a posto, e si muove come nei giorni migliori. Sto vedendo il Tiger normale, quello che fa il suo swing duro, in fiducia che, ora che la schiena è a posto, ha un futuro, può programmarsi e ritrovare l’eccitazione invece di vivere settimana dopo settimana, sperando in qualche buona notizia. Sono felice che può dimostrare ai più giovani di essere un uomo speciale”. Come il 25enne Justin Thomas, già numero 1 del mondo, che stavolta ha visto la gara da casa, ma ultimamente si è allenato molto con Woods a Jupiter, Florida: “Il golf che sta giocando non mi sorprende, l’ho già visto quando giocavamo per divertimento, e mandava la palla lontano e giocava solido, in pieno controllo di tutte le parti del gioco. Appena avrà ripreso il ritmo della partita e dei tornei sarà di nuovo una forza”.
Vincenzo Martucci