È una vittoria che sa di maturità e consapevolezza quella arrivata sui non più così verdi prati di Wimbledon per Simona Halep, incoronata sabato campionessa Slam per la seconda volta in carriera, dopo Parigi 2018. Parte del più recente successo della rumena (prima della storia fra uomini e donne ad aggiudicarsi i Championships) è da attribuire alla rinata partnership con Daniel Dobre, che ebbe come punto d’inizio le Finals di Singapore del 2014 – quando Simona s’impose proprio sulla minore delle sorelle Williams all’atto decisivo – prima di rinnovarsi “ad intermittenza” in occasione di Wimbledon 2015 e della stagione 2016.
Coincidenze queste, nei luoghi e nei confronti, che sembrano tutto fuorché casuali visto l’alone di magia che da sempre pervade il team Halep, in cui Virginia Ruzici ricopre un ruolo da autentica veggente oltre che di manager (predisse la vittoria di Virginia Wade a Wimbledon nel 1977). Di tocco magico, però, ne sa qualcosa anche il buon Dobre, che dopo essersi asciugato le lacrime all’uscita dal box, ci ha raccontato così la sua Simona 2.0.
Come interpreta la partita di oggi? La performance di Simona è stata incredibile…
“Penso che abbia giocato il suo miglior match di sempre e anche il suo miglior match contro Serena, nello specifico. Non ha esitato un istante su ogni palla, ha colto tutte le occasioni che le si sono presentate. Tutti mi avevano messo in guardia sull’avvio di Serena, che sarebbe andata subito 3-0 o qualcosa del genere, ma alla fine siamo stati noi a piazzare due break di fila. Simona ci ha creduto dall’inizio. Non penso che Serena abbia giocato male, ha provato di tutto: è venuta a rete, ha cercato di variare con lo slice e a comandare da fondo ma si è dovuta rassegnare, oggi non c’era storia”.
“Serena non ha giocato male ma non c’è stata storia”
Come ha fatto Simona a raggiungere questo livello dopo la delusione dei quarti di Parigi?
“Al Roland Garros la pressione era tanta ma i quarti non sono stati un risultato deludente. Abbiamo perso parecchi punti ma siamo andati avanti pensando ai tornei successivi, fra cui Wimbledon. Abbiamo chiesto una Wild Card a Eastbourne, dove Simona ha giocato sei match di qualità fra singolare e doppio, e siamo arrivati qui più rilassati, consapevoli del livello”.
Cosa significa per la Romania questo successo?
“È incredibile. Se la vittoria al Roland Garros è stata celebrata come un’impresa, immaginate Wimbledon. Nessuno era mai riuscito a vincere qui, soltanto Nastase fu capace di raggiungere la finale”.
Qual è la qualità migliore di Simona? La velocità, la manualità, il modo in cui pensa?
“Hai dimenticato: un sacco di talento. Riesce a gestire la palla come vuole, anche se non è posizionata bene. La coordinazione è una delle chiavi del suo gioco. Inoltre, alla velocità bisogna aggiungere una grande resistenza: può colpire la palla con la stessa intensità per 20 volte di fila”.
“Simona ha trovato l’equilibrio fuori dal campo”
Emotivamente qual è stata la sfida più grande? Prima di vincere il Roland Garros viveva spesso alti e bassi, ora sembra molto più calma
“È tutta una questione di equilibrio. Ha imparato a divertirsi e a godersi la vita. Se è rilassata fuori dal campo allora lo è anche quando gioca. Ha una famiglia fantastica e dei buoni amici che conosce dai tempi della scuola: lo scorso anno erano tutti a Parigi per supportarla, proprio come oggi. L’ambiente sereno attorno a lei porta via tanta pressione”.
L’highlight del torneo?
“Il match contro la Azarenka. Simona ha mostrato una grande forza mentale, ha servito bene e fatto tanti vincenti. Durante quella partita la sua manager, Virginia Ruzici, aveva detto: “se vince questa partita, vince il torneo”, e così è stato. Anche io l’avevo detto alla stampa non molto tempo fa”.
Visto che è così bravo con le predizioni, cosa vede nel futuro di Simona? In ottica US Open?
“Non sono così bravo in realtà (ride, ndr). Prima bisogna pensare a Toronto e Cincinnati e ai punti da difendere. Agli Us Open lo scorso anno ha perso al primo turno, l’obiettivo ora è fare semifinale o finale”.