Forse di tutti gli italiani che ieri hanno fatto il tifo per Francesco Molinari al Pga Championship gli unici che non si meravigliati di questo splendido secondo posto sono stati gli addetti ai lavori e quelli che lo conoscono da anni. Perché, tecnicamente, è davvero troppo forte per non arrivare così in alto in un torneo del grande Slam su un campo così difficile dove le caratteristiche del campione torinese venivano esaltate. Da sempre, Francesco gioca meglio sui campi complicati e lo ha cominciato a fare con regolarità da quando gioca negli Stati Uniti. Giocare sul Pga Tour lo ha reso un giocatore migliore non solo dal punto di vista tecnico ma anche nella tenuta di gara. E ora il secondo posto nello US Pga proietta Molinari verso la parte nobile del World Ranking, al numero 16, a un passo ai top ten. E’ vero che è arrivato anche al 14 (e al 5 nella Race tu Dubai europea), nel 2010, il suo miglior anno, a coronamento di grandi imprese, con addirittura dodici gare fra i top ten compresi due playoff, quando si aggiudicò il WGC-HSBC Champions di Shanghai, battendo Lee Westwood di un colpo e finendo a – 19, e poi rappresentò l’Europa nella trionfale Ryder Cup contro gli Usa insieme a suo fratello Edoardo. Ma questo piazzamento al vertice dà ancor più la sensazione di sicurezza di quello e rende ancor più inevitabile il parallelo con il grande Costantino Rocca:
Francesco Molinari è il più grande golfista di sempre o il più grande resta ancora Rocca? Sempre difficile dare un giudizio su due giocatori di epoche diverse e diventa ancora più complicato farlo su due giocatori che tecnicamente si assomigliano tanto.
Entrambi hanno sviluppato negli anni uno swing molto semplice che non hanno mai cambiato nel corso della loro carriera, tutti e due eccezionali nei colpi al green e molto precisi nei colpi di partenza. La differenza, secondo me, sta intorno ai green dove Rocca forse ha qualcosa in più nel tocco e nella capacità di variare i colpi.
Allora chi è il più forte, Rocca o Molinari? Io dico ancora Costantino Rocca per il secondo posto all’Open Championship perso al play off da John Daly con il famoso putt dalla Valley of Sin a St Andrews e per il quinto posto al Masters dietro Tiger Woods. Questi due tornei, più la Ryder di Valderrama e il Pga di Wentworth, restano i punti più alti mai raggiunti da un golfista italiano. E‘ vero, Molinari gioca negli Stati Uniti dove è molto più difficile vincere rispetto al contesto abituale in cui si muoveva Rocca, ma quello che fa pendere l’ago della bilancia in favore di Costantino è il fatto che lui abbia fatto tutto da solo senza l’aiuto di una Federazione e con pochissimi sponsor, se non il suo circolo e sopratutto senza una vera e propria preparazione al Tour, un rischio enorme.
Su Molinari posso dire che questa settimana ha dimostrato di essere competitivo nei tornei del grande Slam e dunque ha compiuto l’ultimo salto di qualità che un giocatore deve fare. Infatti, ci sono tre livelli di gioco, il primo è essere competitivo nei tornei normali, il secondo esserlo nei Major, il terzo esserlo anche nelle ultime 9 buche di un Major. Molinari ha raggiunto l’ultimo step e sono sicuro che già il prossimo anno diventerà lui il giocatore italiano più forte di tutti i tempi.
Silvio Grappasonni