Bloooog!
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Roberto Mancini vi saluta tanto e augura buon Ferragosto a tutti. La bufera nel cuore dell’estate ci coglie in costume da bagno, gli zoccoli ai piedi e le ciambelle dei ragazzini al braccio. I dubbi sul menù – frittura di pesce o pollo coi peperoni alla romana? – spazzati via (diciamo allontanati). Presi dalla noia avevamo cominciato a perdere colpi persino sull’aggiornamento dell’insopportabile telenovela Vlahovic-Lukaku. Tanto sempre lì stiamo…
Ben venga dunque questo temporale che spazza via la calma piatta di una Nazionale che da troppo tempo va avanti così, senza scopo, più per dovere che per piacere. Un tran tran noioso che Roberto Mancini ha interrotto con una pec dopo 5 anni di alti e bassi, di trionfi e disastri, e ora un lungo cammino senza capire bene né dove andare, né cosa fare, né soprattutto come venire fuori da questa cappa grigia che opprime la squadra che è di tutti noi. In sintesi: mi dimetto, finisce qui, amen.
Perché Mancini lo abbia fatto – Ha una squadra in Arabia Saudita che lo tenta (probabile)? Annusa anche lui contratti da nababbo? Ha litigato col presidente della Figc Gravina? Gli hanno fatto terra bruciata intorno? Gli manca la vicinanza di Vialli, gli manca il suo clan? Questa storia di fare il supervisore di tutte le Nazionali giovanili non lo convinceva? – a questo punto conta anche poco o nulla. La questione decisiva ormai è che la nazionale tira una riga sul presente, allontana questo passato in chiaro e scuro e ricomincia da capo.
Non risolveremo mai la questione enigmatica se Mancini sia il ct dell’Europeo vinto senza che nessuno se lo aspettasse a Wembley, o se sia il ct della seconda bruciante eliminazione mondiale ad opera della Macedonia del Nord. Io stesso sono abbastanza sospeso a metà: a Wembley ho visto la Nazionale in trionfo, ma la non qualificazione mondiale, più recente, ha lasciato una ferita che brucia ancora tanto. Soprattutto perché la seconda consecutiva dopo quella di Ventura, che almeno fu eliminato dalla Svezia. Non dalla Macedonia del Nord…
Francamente penso che Mancini non si sia dimesso per un semplice malumore o per il panorama problematico che riguarda i giocatori convocabili in azzurro. Ma abbia qualcuno che gli ronzi intorno e che senta il richiamo di questi faraonici contratti che fanno ad allenatori e calciatori in Arabia Saudita. Ci mancherà? Beh, mi chiedo anche che fine faranno tutti gli spot che hanno accompagnato la sua esperienza azzurra: le Poste, Lidl, Paul&Shark, le Marche e via così. Abbiamo avuto un ct sandwich.
Ho sempre detto che un esame attento della situazione e un eventuale processo alla Nazionale doveva essere fatto un anno e mezzo fa. Invece nulla accadde, nessun esame fu fatto, nessuno dal presidente della Federcalcio Gravina stesso a Mancini accennò mai alla parola dimissioni dopo la clamorosa mancata qualificazione mondiale. Si andò avanti così, per inerzia, opportunismo e anche nella furbizia dell’io tengo te e tu tieni me. Adesso si arriva allo stesso punto, ma per vie e cause molto diverse. Non ci si dimette, o almeno si offrono le dimissioni, per un fallimento clamoroso, ma ci si dimette quando la convenienza personale spinge a fare questo passo. Quasi sempre nel calcio la risposta che sgombra il campo dai dubbi è: cosa mi conviene?
Un minuto dopo l’annuncio dell’addio di Mancini, giravano già i nomi del prossimo ct. Così funziona il calcio: Spalletti, Conte, Gattuso, Cannavaro, De Rossi, persino Buffon arrivato una settimana fa a fare il team manager della Nazionale. Tra parentesi, anche questa deve essere stata una storia non andata troppo a genio a Mancini.
Vado giù piatto: dico no a Gattuso, Cannavaro, De Rossi e Buffon. Essere campioni del mondo non ti fa un allenatore migliore degli altri solo per questo. Casomai qualcuno ne avesse l’idea, eviterei la minestra riscaldata di Conte che con la Nazionale fece bene ma che spreme le squadre come un limone nell’immediato e non fa progetti per il futuro. E poi anche lui se ne andò quando gli conveniva di più l’offerta del Chelsea.
Claudio Ranieri è stato preso in contropiede, mentre si libera la panchina della Nazionale che tanto avrebbe voluto lui è occupato col Cagliari. E’ il caso di rompere il contratto? Mi pare difficile. Mi piacerebbe molto, come a tanti credo, Luciano Spalletti che culminerebbe così la sua carriera di grande allenatore italiano. Ma immagino non sia semplice giocare questa partita con Aurelio De Laurentiis che lo tiene in pugno dopo lo scudetto vinto col Napoli. Ora non ci resta che aspettare: in bocca al lupo alla Nazionale, la squadra di tutti e di nessuno.
*articolo ripreso da https://www.bloooog.it/