Il 14 Ottobre 1902 a San Nicolò Po in provincia di Mantova, Learco Guerra, la locomotiva umana, il primo ciclista in assoluto a indossare la maglia rosa che gli organizzatori istituiscono a partite dal Giro del 1931.
Learco si avvicina alla bicicletta in tarda età. Ha 27 anni quando esplode diventando in breve tempo il rivale numero uno del giovane Alfredo Binda. Spettacolare e generoso nel suo comportamento in sella alla bici, è il campione che va a colmare il vuoto improvviso per il ritiro di Ottavio Bottecchia. Le sue possenti tirate gli assegnano il soprannome di “locomotiva umana“. La velocità è la sua arma migliore, ma è contro il tempo che Learco è praticamente imbattibile. E lo dimostra ampiamente nel 1931 quando a Copenaghen vince il titolo di campione del mondo in una massacrante cronometro di 172 km. Vive le sue stagioni migliori nel 1933 quando vince la Milano-Sanremo e nel 1934 quando si aggiudica il Giro d’Italia, vincendo 10 tappe, e il Giro di Lombardia. Al Tour de France partecipa solo due volte, nel 1930 e nel 1933, e in entrambe le occasioni giunge secondo alle spalle di Leducq e Speicher.
Oltre alla vittoria mondiale del 1931, vanta anche due secondi posti nel 1930 e nel 1934. Corridore amatissimo dai tifosi e dal regime per il suo modo di correre così spavaldo e spregiudicato, vince per 5 volte di fila (1930-1934) il titolo tricolore e per 3 anni di fila (1930-1932) la Predappio-Roma.
Con il passare degli anni, Learco non riesce più a raggiungere il peso forma ideale che gli consente di andare forte in salita e di mantenere una velocità di punta abbastanza prolungata. Intensifica allora la sua attività di pistard: diventa campione d’Italia dietro motori e sconfigge in gare a inseguimento campioni più giovani e più forti come Olmo e Kaers.
Guerra muore prematuramente a Milano il 7 febbraio 1963, a soli 60 anni, in seguito ai postumi di due operazioni affrontate per tentare di sconfiggere il morbo di Parkinson.