Cosa c’entrano una bella ragazza dagli occhi come il ghiaccio, i capelli lunghi e fluenti e un fisico da modella con un fucile? In questi giorni l’associazione non può che farci pensare ad una persona: Dorothea Wierer, la neo campionessa mondiale nel biathlon, per la seconda volta consecutiva.
Classe 1990, originaria dell’Alto Adige, l’azzurra ci ha regalato una grande emozione ieri a Kontiolahti, in Finlandia, durante l’ultima gara stagionale, rigorosamente a porte chiuse, dei campionati mondiali di biathlon di Anterselva. Dorothea in questo modo diventa la prima italiana degli sport invernali a vincere due Coppe del Mondo generali. Un 2020 ricco di soddisfazioni per la ventinovenne, che ha appeso al collo anche due ori e un argento individuali ai Mondiali di Anterselva.
Sport invernale di nicchia, sicuramente non per tutti, mixa la forza dello sci di fondo con l’abilità del tiro a segno, richiamando le antiche abitudini delle popolazioni nordiche. Gli atleti devono andare il più veloce possibile sugli sci e poi sparare senza mancare i piccoli bersagli al poligono. Se si sbaglia un colpo si prende una penalità, che consiste in più strada da fare con gli sci.
Ed è proprio grazie all’estrema abilità con il fucile della Wierer a far tornare la speranza di poter vincere. Sì, perché la competizione non stava andando proprio bene per la nostra connazionale: al quarto poligono, l’ultimo, la rivale per la Coppa del Mondo, la norvegese Tiril Eckhoff, si presenta in testa. A quel punto è stra favorita, perché Dorothea Wierer viaggia tra la quattordicesima e la quindicesima posizione e i punti che le dividono in classifica generale sono solo otto. Eckhoff spara per prima, ma la carabina si muove. Un po’ il vento, molta l’emozione. Alla fine dei cinque colpi, commetterà tre errori, che significano tre giri di penalità. Ora è tutto nelle mani di Wierer. Con la consueta rapidità copre i primi due bersagli, ma sbaglia sul terzo. Fondamentale centrare gli ultimi due. E così è: l’italiana è davanti alla norvegese e si lancia verso la seconda Coppa del mondo consecutiva.
“Dedico questi risultati a tutta l’Italia, ho scritto sul fucile “Vinceremo insieme”, e ce l’abbiamo fatta, non servono tante parole.” Questi i primi commenti dell’altoatesina, subito dopo aver alzato al cielo la sfera di cristallo.
Ma due giorni fa, critiche e preoccupazioni dovuti al coronavirus erano il focus principale. L’azzurra, non lo ha mandato a dire e si è scagliata contro l’Ibu (International Biathlon Union) e con la loro decisione di far continuare la competizione mondiale nonostante tutto il mondo dello sport fosse fermo, e commenta: “Evidentemente comanda il potere dei soldi e dei contratti, anziché la salute degli atleti”.
Dorothea ha vissuto e sta vivendo come tutti gli italiani giorni di apprensione, e ha affidato il suo messaggio di solidarietà ai noi connazionali sul paraocchi e sul caricatore della propria carabina, dove ha scritto “Andrà tutto bene”.
E a seguirla da casa, a festeggiare la sua gloriosa e sudata vittoria, erano in molti tra cui il marito Stefano Corradini. Allenatore di sci di fondo delle Fiamme Gialle e del Comitato Trentino, ha anche gareggiato in prima persona, partecipando più volte alle fine degli anni ’90 alla Coppa Continentale.
“Ho seguito la gara sul computer, ad ogni poligono mi spostavo, camminavo per la casa, non riuscivo a stare fermo. Quando ha tagliato il traguardo ho pianto”. Queste le parole dell’uomo che da più di dieci anni è compagno della campionessa mondiale, diventandone il marito nel 2015. I due si sono conosciuti quando Dorothea aveva appena 18 anni.
Classe 1978, anche Stefano è molto attivo sui social come “Doro”, il nome con cui chiama la consorte. Su Instagram, dove lo seguono quasi 4mila persone, condivide numerosi scatti in compagnia di Dorothea, ma anche foto legate al suo lavoro di allenatore.
Una coppia che si direbbe sicuramente al passo coi tempi. Entrambi con molti followers, non si lasciano scappare la voglia di condividere con i seguaci i loro momenti felici e la passione che li ha sempre accomunati per questo sport, e che li ha fatti incontrare.
In un momento come questo, dove ci sembra di aver abbandonato le speranze, dove ogni giorno ci chiediamo cosa succederà, ricordiamoci di questa donna, ricordiamoci della sua forza, della sua caparbietà nel raggiungere il suo obiettivo. E facciamo di questa sua vittoria una vittoria di tutti noi. Perché ora, come non mai, c’è necessità di sapere che qualcosa è andato bene, e che la speranza di tutti ci aiuterà a rialzarci più forti di prima.
Roberta Consorti