Sempre più difficile, signore e signori. L’Us Open numero 117, tradizionalmente il secondo Major della stagione, sarà il primo di sempre in Wisconsin, nel giovanissimo Erin Hills, varato appena nel 2006 ad Erin, e non ha alcun sentieroper le golf cart: ci si muove soltanto a piedi. Più di qualcuno si perderà pure la palla, nel rough che, comunque, è stato tagliato, dopo le proteste dei giocatori. Quello che gli organizzatori non potranno fare è sfoltire il lotto dei candidati al successo. Tiger Woods è ancora fuorigioco. Il suo rivale storico, “Lefty” Mickelson ha promesso alla figlia Amanda che assisterà alla cerimonia del suo diploma, in California e, a meno di un diluvio, non riuscirà mai ad arrivare in tempo per il per il tee di partenza delle 14.20: che con l’aereo privato, non potrebbe mai coprire le duemila miglia di distanza con l’unico major che non ha mai vinto, malgrado 27 presenze, e s’è accontentato di sei secondi posti. Il numero 1 del mondo e campione uscente all’Us Open, Dustin Johnson – assente al Masters per un infortunio dell’ultim’ora cadendo dalle scale – non è così favorito, come lo sarebbe stato ad aprile ad Augusta, quando ci arrivava sulla scia di tre successi di fila.
Di certo non lo è Rory McIlroy, il campione di 4 Majors, anche lui reduce da problemi a una costola e col nuovo putter. E così il montepremi record di 12 milioni di dollari strizza l’occhio a tanti. A cominciare dal ragazzo di casa, Ricky Fowler, per passare allo spagnolo Sergio Garcia, rilanciato clamorosamente dal trionfo al Masters, dopo una vita da secondo, ma ancora sotto sbornia. Per continuare con Jordan Spieth e Jason Day. E anche col nostro Francesco Molinari, assente lo scorso anno dopo sette presenze di fila, che è appena salito dal 31° a 17° posto nel world ranking, e non punta al proprio record di un italiano, a pari merito col fratello maggiore, Edoardo al numero 14. Nè al limite di 23° posto, il suo miglior piazzamento nel Major 2014. Lui, punta molto più su, punta al primo trionfo nei tornei dell’immortalità. Vento permettendo. Infatti ha twittato: “Sarà decisivo per gli score. I fairway sono abbastanza generosi, ma molti colpi sono ciechi. Il rough però è fuori controllo!”
Del resto, a riprova di un livello medio-alto sempre più alto, in assenza di star di prima grandezza al vertice, il Masters ha salutato il sesto vincitore consecutivo neofita di un Major, quindi, perché non sognare che sia la volta anche di un campione sempre più completo e nel pieno della maturità agonistica come Molinari? La temibile buca 9 – un finto par 3 – difesa dai bunker sembra fatta apposta per la precisione e l’accuratezza coi ferri di Chicco: lì, se manchi il green, sei nei guai…
Vincenzo Martucci