Contro Berdyc, Roger non è nemmeno in grande giornata, o almeno non lo è con continuità. Si distrae un po’ sul 4-2 del primo set che chiude al tie-break, non trova la quinta e la sesta marcia per sprintare nel secondo, ricorre ancora al tie-break, dove approfitta di un paio di regali del gigante ceco. Che è sempre bravo, bravissimo, coi colpi puliti, il repertorio completo, la tecnica e la potenza da ottimo giocatore, ma non possiede quel quid che dà le stimmate al campione. Quello che invece Roger mostra ancorata volta al mondo sul 2-3 quando cancella tre palle-break tutte con un ace centrale col quale simbolicamente, centrando in pieno le righe che si intersecano in mezzo al campo, mette una croce sulle speranze di Berdych. Per poi volar via con un passante di dritto di polso impossibile per chiunque altri e auto-promuoversi alla finale di domenica contro Marin Cilic.
“Sono in fiducia, resto calmo nel momento-chiave, lo so, lo vedo dai due tie-break che ho appena vinto, dalle palle-break che ho salvato, posso giocare meglio, ma con questo spirito posso girare le cose dalla mia parte”, dice Il Magnifico. Sapendo che l’ultimo ostacolo che lo separa dal sogno più bello non sarà facile. Così come non è stato facile il suo tabellone, compreso Berdych, che davvero, stavolta, non può rimproverarsi alcunché. Roger è 6-1 nei testa a testa contro Cilic che picchia duro, sempre, ma quell’unica sconfitta nella semifinali degli Us Open 2014 ancor gli brucia (“Mi impressionò veramente per come giocò e per la fiducia che aveva”), e la rimonta da due set a zero sotto che gli riuscì contro il gigante croato nei quarti dell’anno scorso qui a Wimbledon gli fa ancora paura, insieme ai tre match port che salvò al quarto set.
Ma Wimbledon è il suo giardino di casa, come lo è stato per Becker e per Sampras, e tutto gli sembra più facile. Infatti, per lui, sono stati piuttosto i primi 3-4 mesi “come un sogno, un po’ irreale”, cioè vincere Australian Open, Indian Wells e Miami. “Non potevo credere vdi poter sostenere quel livello dopo sei mesi di stop per il ginocchio”. Tutto era programmato “in funzione di Wimbledon, pesereste in buone condizioni proprio qui”. Eccoci, riabbracciamolo con affetto e devozione, come fa il Centre Court a ogni colpo, accompagnandolo con “Ohhh” di sorpresa e di amore.
Vincenzo Martucci