La realtà è ovviamente diversa, la Nba di oggi è semplicemente fantastica proprio per il grande numero di giocatori di talento non solo fisico, come l’evoluzione della specie impone e dà per scontato, ma soprattutto, tecnico. Le finali hanno avuto dei momenti assolutamente straordinari.
Pur essendo della generazione degli anni Cinquanta (quelli che distruggerebbero chiunque, appunto…) sono moderatamente in disaccordo sia con chi sostiene che fosse tutto più bello una volta ma, anche, con chi non coglie la grandezza dei giocatori del passato e la loro capacità di attraversare indenni le varie epoche. Una sera, guardavo una partita di Philadelphia e sembrava che Joel Embid, che è assolutamente formidabile sia chiaro, fosse il primo 2.13 capace di giocare in uno contro uno dal palleggio, anche su pick and roll. “Non è la Nba dei nostri padri” viene detto in queste occasioni tra urla di stupore e meraviglia.
Qualcosa non mi quadrava. Poi ho capito cosa: sono andato su Youtube a rivedermi Ralph Sampson, parliamo degli Houston Rockets di 35 anni fa. Non è stato inventato niente, solo che Sampson giocava meglio spalle a canestro oltre a fare palleggio-arresto-tiro dai suoi 2.24 rispetto ai formidabili ragazzi di oggi. Che poi pesasse 13 chili in meno della meraviglia del Camerun, questo è il progresso… Avevo fatto la stessa cosa quando era esploso Steph Curry: qualcuno si ricorda il rilascio di Reggie Miller e i suoi famosi 9 punti in meno di un minuto?
Adesso vi espongo la mia preziosa teoria in merito. Confermandovi che ritengo la Nba di oggi ad un livello straordinario proprio per le qualità diffuse di talento tecnico. Secondo me i campioni, quelli che hanno fatto la storia della pallacanestro, se non proprio fisicamente ormai improponibili (come sarebbe certamente Bob Cousy), sarebbero delle stelle anche oggi. Certo, avrebbero bisogno di tempo per capire su quale pianeta sono capitati, visto il basket completamente differente, e adeguare il loro gioco, partendo però da una base individuale tecnica e mentale eccezionale. Non parlo solo di Jordan, Erving, Bird o Magic. Arrivo perfino a Wilt Chamberlain o Bill Russell. Chamberlain era un 2.16 che, negli anni Cinquanta, correva le 440 yard in 49” (il record del mondo era 46”, oggi nei 400 è 43”03), gli 800 in meno di 2 minuti, faceva 15.25 nel triplo e aveva vinto per tre anni la sua conference universitaria nel salto in alto. Secondo voi un atleta così non potrebbe “correre il campo” come si dice oggi, meglio di chiunque nel suo ruolo? Se poi pensasse di scucchiaiare la palla nel canestro in sottomano, come faceva ai tempi, verrebbe stoppato anche dai ragazzini che puliscono il campo. Ma dategli un mese per modificare le sue abitudini, fatelo schiacciare dopo aver mosso in piedi in area come un ballerino e vedrete… La stessa cosa vale anche per i piccoli: John Stockton, coi suoi calzoncini stretti a metà coscia e il taglio di capelli da nerd, picchierebbe bastardamente ancora chiunque, grandi, piccoli, neri, bianchi, prima di servire assist pazzeschi. Io non sono per la supremazia di oggi o di ieri, ma per l’esaltazione delle qualità eterne del campione. Penso valga in tutti gli sport che non siano legati solo alla pura forza fisica ma che abbiano una componente di talento tecnica e mentale.
So cosa pensate. Che sto sfuggendo al paragone spostando i termini del discorso. Ok, non voglio sottrarmi. Jordan o LeBron? Ho sempre pensato che Michael Jordan sarebbe il migliore anche oggi per la capacità di interpretare, grazie a delle qualità tecniche assolute al servizio di una mente superiore, ogni situazione in campo da vincente. Una convinzione che sta vacillando un pochino dopo aver visto il livello raggiunto da LeBron e da Kevin Durant nelle ultime finali. Voi cosa ne pensate? Di che partito siete? Coraggio, dite la verità…
Luca Chiabotti