Il 15 Ottobre 1967 muore a Torino a soli 24 anni, Gigi Meroni, tra i più geniali calciatori italiani degli anni ’60. La vita, la carriera e la morte di Gigi Meroni sono una delle pagine più tristi nella storia del calcio italiano nell’epoca del boom economico. Funambolico attaccante granata, arriva a Torino dal Genoa quando ancora non ha compiuto 20 anni e diventa subito l’idolo di molti giovani che si riconoscono in lui per via dell’abbigliamento trasandato, dei capelli lunghi e dei baffi incolti. In campo, rigorosamente con i calzettoni arrotolati alla caviglia, è un’ala destra estrosa capace di dribbling ubriacanti e d’invenzioni geniali. Il carattere non è da meno (famosa la sua trovata di andare in giro per Torino con una gallina al guinzaglio) e una volta rifiuta perfino la convocazione in Nazionale perché non accetta che Edmondo Fabbri gli chieda di tagliarsi i capelli. È una specie di George Best all’italiana.
Ma la tragedia è dietro l’angolo quando Meroni non ha ancora compiuto 25 anni. La sera del 15 ottobre 1967, dopo aver giocato e battuto la Sampdoria per 4-2, Meroni e Poletti escono assieme per incontrare le rispettive fidanzate; mentre attraversano corso re Umberto, a pochi passi dalla casa di Gigi, una macchina sfiora Poletti colpendo alla gamba sinistra Meroni che viene scaraventato al centro della strada e colpito a morte da una macchina che proviene in senso opposto. Tutta Torino lo piange. Ironia del destino, alla guida dalla prima auto, quella che lo colpisce alla gamba, c’è Attilio Romero, studente e tifoso granata che sul cruscotto ha la foto del suo idolo del cuore, Gigi Meroni appunto. Curioso ricordare che 33 anni dopo, Romero diventerà presidente del Torino.
Meroni ha esordito in A nel 1962 e in Nazionale nel 1966; nella sua breve carriera vanta 145 presenze e 29 gol in A, 6 presenze e 2 gol in Nazionale.
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