Un allenatore italiano giudicato come il migliore del mondo dalla Federazione internazionale, che lo sceglie come capo del progetto mondiale per creare una nuova generazione di campioni, ma non valutato abbastanza bravo dalla Federazione italiana per assegnargli un qualsiasi incarico.
La barzelletta, non si può definirla altrimenti, arriva ancora una volta dal tennistavolo e ancora una volta il protagonista è Massimo Costantini, 60 anni, uomo-record in tutta la sua carriera, prima come giocatore e poi come allenatore. Pochi mesi fa, l’ennesima impresa, con 3 ori, 2 argenti e 3 bronzi alla guida dell’India nei Giochi del Commonwealth, battendo nazioni sulla carta più forti e con grande tradizione in questo sport come Singapore e altre con tanti atleti cinesi naturalizzati. Sembra il culmine della sua esperienza come c.t. dell’India, ma un’altra grande sorpresa è in preparazione. Ad agosto, in Indonesia, si svolgono i Giochi Asiatici, una vera e propria Olimpiade continentale, in programma ogni 4 anni, in alternanza con i Giochi Olimpici veri. E’ una manifestazione di enorme importanza per le nazioni asiatiche, con tutti gli sport olimpici e altri ancora della tradizione sportiva di quella parte del mondo (come Sepak takraw, Wushu, Kabaddi). E qui, nel tennistavolo, la gara equivale quasi a un Mondiale, visto che ci sono le squadre più forti, come Cina, Giappone, Sud e Nord Corea, Hong Kong. Insomma, le medaglie sono proprietà esclusiva di cinesi, giapponesi e coreani. Per l’India, in teoria, nessuna possibilità di podio.
Ma anche a Giacarta arriva il risultato incredibile per l’India e in assoluto per la manifestazione: nella gara a squadre maschili gli atleti guidati da Costantini conquistano il bronzo, dopo aver eliminato il Giappone; e un altro bronzo arriva nel doppio misto grazie a Manika Batra (trionfatrice in singolo e squadre ai Giochi del Commonwealth) e Sharath Achanta, che eliminano la coppia sudcoreana Lee Sangsu-Jeon Jihee e quella nordcoreana An Jisong-Cha Hyosim, battuti in semifinale solo dai cinesi Wang Chuqin-Sun Yingsha che poi vincono l’oro. L’India sul podio del tennistavolo ai Giochi Asiatici è qualcosa che si avvicina alla fantascienza.
Subito dopo, Costantini lascia la guida di quella nazionale, nonostante la Federazione e addirittura il Governo indiano gli offrano il rinnovo del contratto, perché dopo 12 anni in giro per il mondo vuole tornare in Italia, ma proprio in quel momento riceve l’offerta dell’Ittf per guidare il programma High Performance, prima iniziativa del genere per creare una sorta di “scuola” mondiale che sia la base per la scoperta e la valorizzazione di nuovi talenti. E’ la prima volta che la Federazione internazionale mette sotto contratto un tecnico per una specifica missione e il ruolo viene affidato a Massimo Costantini, che diventa così il responsabile assoluto del programma tecnico mondiale. Insomma, una proposta di incarico della serie “ti farò una offerta che non puoi rifiutare”. E Costantini, che attende invano una chiamata dall’Italia per tornare a guidare la Nazionale azzurra, a più di dieci anni di distanza dai suoi successi come c.t. dell’Italia e dalla sua inspiegabile cacciata a opera di dirigenti poco illuminati, accetta l’incarico dell’Ittf.
Sulla “scia” del suo lavoro, comunque, l’India ottiene un altro prestigioso risultato, all’Olimpiade giovanile a Buenos Aires, con Archana Kamath che sfiora il podio nel singolo femminile, cedendo in semifinale alla cinese Sung Yingsha, che poi vince l’oro, e alla romena Dragomann nella finale per il bronzo, ma con vittorie di prestigio nei turni precedenti contro due cinesi di Hong Kong e dell’Azerbaijan.
Costantini l’ha allenata fino a poco prima dei Giochi, nei suoi ultimi giorni da c.t. degli indiani, dopo averla “costruita” come giocatrice fin da bambina, visto che era il c.t. di tutte le squadre, da quelle giovanili fino alle assolute. E’ l’ennesima riprova del “tocco” di Costantini, che fa aumentare il valore dei suoi giocatori, come testimoniano i suoi record, come quello dei tre giocatori statunitensi allenati da lui personalmente e da lui portati a qualificarsi all’Olimpiade di Londra, nessun altro tecnico in tutto il mondo, cinesi compresi, ha fatto altrettanto. E poi, un record incredibile da c.t. dell’India, quando porta TUTTI i giocatori della Nazionale, 14 uomini e 9 donne, a migliorare la loro classifica mondiale nel giro di appena un anno. Ed è proprio per questo motivo che l’Ittf, quando decide di lanciare questo programma di sviluppo tecnico mondiale, non va a scegliere uno dei tecnici che hanno campioni olimpici, mondiali o continentali come giocatori, ma si orienta su chi fa compiere il maggior “salto di qualità” ai giocatori, sia a quelli più giovani, sia a quelli ormai esperti che hanno inevitabilmente le difficoltà più grandi a fare cambiamenti in uno stile di gioco consolidato.
Ovviamente, la parte più importante del lavoro è quello sui giovani, ma allo stesso tempo Costantini lavorerà sui tecnici che dovranno diventare più “elastici” nella costruzione dei nuovi giocatori e nella crescita dei talenti.
“Per me il lavoro sarà complesso e impegnativo – spiega Costantini –, perché curerò sia l’aspetto organizzativo che quello prettamente tecnico. Dovrò innanzitutto individuare ragazzi fino ai 17 anni su cui puntare, pianificare quantità e qualità degli allenamenti, decidere a quali tornei partecipare, tener conto delle diverse realtà tecniche da cui provengono questi giocatori, se dalle nazioni guida del tennistavolo o da quelle meno forti. Ci saranno stage in tutto il mondo, a cominciare da uno in Lussemburgo dal 13 al 22 novembre, e poi saranno ristrutturati i corsi tecnici, già attivi in passato, e ce ne saranno anche per gli allenatori perché è chiaro che l’evoluzione riguarda tutti. E ogni giocatore di questo programma, nel lavoro di tutti i giorni, sarà seguito dal suo tecnico”. Il programma prevede anche la nascita di Centri di eccellenza, uno già fissato in Europa, probabilmente in Lussemburgo, possibile che si decida per un altro in Asia.
Costantini deciderà i piani di lavoro sia dei Centri, sia dei corsi e degli stage. E qui si entra nella parte puramente tecnica, per la quale Costantini ha in mente importanti cambi di mentalità, a partire dal fatto che non ci saranno “gabbie” tecniche prestabilite o “principi” di lavoro inflessibili.
E’ proprio questo il punto più importante del sistema portato avanti da Costantini, un metodo che va oltre le specificità del singolo sport, quindi non riferibile solo al tennistavolo ma a qualsiasi altra disciplina, un principio di “malleabilità” che contrasta quello del “sergente di ferro” ma che al tempo stesso non significa che il giocatore possa fare quello che gli pare e decidere quali indicazioni dell’allenatore seguire e quali no. Costantini lo illustra chiaramente: “Il tecnico deve decidere se lavorare sui difetti o sulle abilità, in base alle attitudini del singolo giocatore e alla sua “risposta” mentale inconscia. Per esempio, se un giocatore ha un bel rovescio e molti difetti sul diritto, ovviamente cerco di correggere questi ultimi, ma devo anche stare attento a cosa succede poi in partita. Può capitare, e mi è capitato diverse volte nella mia carriera di allenatore, che il giocatore segua i miei consigli e corregga gli errori, ma in partita, sotto la pressione tecnica dell’avversario e quella mentale propria, non usi più il colpo che abbiamo corretto in allenamento, il diritto del nostro esempio, ma si affidi esclusivamente a quello che gli dà più sicurezza, quindi il rovescio.
Non è un rifiuto delle mie indicazioni tecniche e tattiche, ma l’espressione di un disagio: il mio atleta ha paura a usare il colpo “aggiustato”, anche se sa effettuarlo bene e sa di saperlo fare, perché non gli viene naturale, e usa solo quello in cui ha fiducia, quello che effettua “senza pensarci”, tanto è connaturato al suo gioco. A quel punto, se lui davvero non riesce a superare questo “blocco”, è meglio puntare sulla sua “abilità”. Mi è capitato, per esempio, con Manika Batra, che preferisce usare il rovescio. Abbiamo lavorato sul diritto e lei ne ha sviluppato uno molto buono e diceva espressamente che le andava bene quel gioco, ma poi in partita aveva paura a usarlo. Allora ho deciso di sviluppare di più il suo punto forte, il rovescio, con variazioni di effetto e di direzione, e lei ha vinto l’oro nel singolo ai Giochi del Commonwealth, oltre a quello a squadre, provocando la più grande sorpresa della manifestazione”.
E’ una specie di rivoluzione del modo in cui l’allenatore deve essere visto dall’atleta, non quello che dà gli ordini da eseguire, che vuole imporre a tutti i costi il tipo di gioco, ma una persona che cerca di capire cosa sia meglio per lui. Naturalmente, per decidere cosa sia meglio, il percorso non è semplice. “Il lavoro più importante – fa notare Costantini – è “leggere” i segnali non verbali: l’atteggiamento quando gli fai notare che ha fatto bene o male, la risposta non verbale che viene data da tanti segnali. E’ chiaro che l’atleta non può dire “questo non mi piace” perché deve comunque provare quello che gli indico, ma è da altri segni che devo capire se quel lavoro gli è utile o no. Per arrivare a questo punto faccio test e prove per un paio di mesi e voglio vedere l’atleta “convinto” di quello su cui stiamo lavorando. In questo modo, alla fine si hanno atleti pronti tecnicamente e mentalmente, non piccoli robot che eseguono meccanicamente colpi e movimenti ma non comprendono davvero quali siano le loro potenzialità e come metterle in atto”.
I successi ottenuti nella sua carriera di tecnico testimoniano che le sue idee, tecniche e mentali, sono nello stesso tempo le più efficaci e le più rispettose dell’umanità del giocatore, un esempio di cosa debba essere lo sport anche ai massimi livelli professionistici. Peccato che solo in Italia non l’abbiano capito. Che il suo contratto con l’India fosse in scadenza si sapeva e si sapeva anche che sarebbe tornato comunque in Italia, anche solo per fare il tecnico free-lance, ma la Federazione non ha colto l’opportunità di rimediare agli errori del passato, confermando l’ostracismo cominciato nel 2005 per motivi molto poco nobili, perdendo un’altra volta l’occasione di impostare un lavoro di rinascita del tennistavolo azzurro, sempre più disastrato dopo le mancate qualificazioni olimpiche e le delusioni in serie a Mondiali ed Europei, e ribadendo il paradosso più incredibile dell’intero sport italiano, non solo del tennistavolo: il tecnico giudicato dall’Ittf il più qualificato nel mondo per un moderno programma di sviluppo è considerato incapace, dalla Federazione italiana, di guidare una qualsiasi squadra nazionale!
Gennaro Bozza