Il 2018 è stato l’anno di Francesco Molinari. Quanto realizzato quest’anno dal golfista torinese non ha eguali nella storia del golf italiano. La vittoria del British Open è il risultato più prestigioso perché di tratta di un Major, ossia uno dei 4 tornei più importanti del mondo. Gli altri tre successi sono comunque altrettante pietre miliari di questo sport. Il contributo al successo in Ryder Cup è stato decisivo, con 5 vittorie in altrettanti match, mentre il successo americano del Quicken Loans National, nel Maryland, ha segnato la prima affermazione di un italiano in una tappa del PGA Tour, il massimo circuito professionistico. Infine è arrivata la palma di miglior giocatore europeo con la vittoria della Race to Dubai, di fatto il campionato dei professionisti europei. Voltandosi indietro nella storia degli sport individuali italiani, viene da chiedersi quale sia stata l’annata migliore di sempre di un atleta azzurro. La domanda è affascinante, anche perché ci permette un dolce tuffo in momenti di gloria passati che mai dimenticheremo. D’altro canto, ci stiamo avventurando nel terreno minato che prevede di mettere a confronto sport diversi e campioni di epoche diverse. Un’operazione a dir poco impropria, ma la tentazione di trovare lo sportivo o la sportiva autrici della stagione migliore di sempre nella storia dello sport azzurro è talmente seducente da indurci a procedere. Andiamo quindi a ritroso nel tempo per rievocare chi ci ha regalato, prima di Molinari, annate fatte di emozioni indimenticabili, con una precisazione doverosa: non siamo così pazzi da volere individuare il miglior sportivo italiano di sempre (sarebbe impossibile), c’interessa capire chi abbia realizzato i risultati migliori in una singola stagione, senza considerare quindi le intere carriere o le singole imprese, per quanto grandi possano essere state.
IL 1976 DI ADRIANO PANATTA
In molti hanno paragonato i grandi successi del 2018 di Molinari a quanto conquistato nel 1976 da Adriano Panatta, che dette seguito ai fasti tennistici azzurri precedenti all’Era Open (ad opera in primis di Nicola Pietrangeli) grazie alle vittorie agli Internazionali d’Italia (vittoria in finale su Guillermo Vilas, tds n.1 in quattro set), al Roland Garros (altri quattro set per sconfiggere Harold Solomon) e poi nella Coppa Davis vinta a Santiago del Cileinsieme a Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli e al capitano Nicola Pietrangeli. In effetti le similitudini non sono poche: il Major francese di Panatta si può equiparare a quello britannico di Molinari, le 3 vittorie su 3 in Davis di Adriano alle 5 su 5 in Ryder Cup di Francesco, gli Internazionali di Roma del romano con la vittoria in Maryland nel PGA Tour del torinese. La differenza però la fa la vittoria nella Race to Dubai, di fatto il campionato dei professionisti europei che come tale richiede per tutta la stagione una grande continuità. In termini di grandi titoli, dunque, Molinari ne può vantare 4 contro i 3 di Panatta, che pure nell’Agosto di quel magico 1976 si issò al n.4 del ranking mondiale. Dunque, meglio il 2018 del mite Francesco del 1976 del gaudente Adriano. D’altra parte non bisogna dimenticare che Molinari ha messo insieme una serie di record storici per il golf italiano: mai nessun azzurro aveva conquistato un Major, né una tappa del PGA Tour (“Vincere in America è proibitivo, lo dicono le statistiche”, commentò il presidente federale Franco Chimenti all’indomani dell’impresa), né aveva vinto tutti i match in RyderCup, così come nessuno aveva chiuso l’anno da n.1 d’Europa. Il fattore più impressionante è che Molinari ha conseguito questi record tutti nello stesso anno.
IL 1995 DI ALBERTO TOMBA
In realtà la Bomba di Castel de’ Britti ha indovinato ben due annate eccezionali. Nel 1988 si rivelò al mondo dominando le Olimpiadi di Calgary, con l’oro sia in gigante che nello slalom speciale. A dimostrazione della continuità di rendimento lungo tutta la stagione 1987-88, Tomba raccolse 10 vittorie, 3 in gigante e 7 tra i pali stretti, aggiudicandosi entrambe le Coppe del Mondo di specialità. Arrivò poi l’indimenticabile 1995, quando Albertone riportò in Italia la Coppa del Mondo generalevent’anni dopo l’ultimo successo di Gustav Thöni, trofeo accompagnato dalle due Coppe di specialità. Il fattore che rese però eroico il successo fu vincere la Coppa di cristallo con la partecipazione alle sole gare tecniche (slalom giante e salomspeciale, niente SuperG e discesa libera), dominando a tal punto (11 vittorie in stagione, 4 in gigante e 7 consecutive in slalom speciale) da distaccare di 375 punti il secondo classificato, l’austriaco Gunther Mader. Leggendarie le tre vittorie in tre giorni il 20, 21 e 22 Dicembre ’94 a Lech e in Alta Badia.
Sempre nel 1995 erano previsti i Mondiali in Sierra Nevada, che però furono posticipati all’anno seguente per mancanza di neve. Tomba nel ’96 riuscì anche in quella impresa, aggiudicandosi il titolo sia nel gigante che nello speciale. Se non fossero stati posticipati, avrebbe potuto sempre nel 95 vincere Coppa del Mondo, le due coppe di specialità e i due titoli mondiali poi vinti l’anno dopo.
IL 1972 DI GUSTAV THONI
Anche Thoni, come Tomba – di cui fu mentore decisivo per i suoi successi – vanta una carriera lunga e piena di successi, ma è nel 1972 che centra la sua stagione più vincente. Conquista la Coppa del Mondo generale, la Coppa del Mondo di gigante e alleOlimpiadi di Sapporo l’oro olimpico sempre nel gigante, accompagnato dall’argento nello slalom speciale. In termini di peso specifico dei successi, il 1972 di Thoni è superiore sia al 1988 sia al 1995 di Tomba. D’altro canto, lo sviluppo dei materiali tecnici e soprattutto la diffusione crescente dello sci hanno certamente reso gli anni più recenti di Alberto molto più competitivi di quelli di Gustav.
IL 1998 DI MARCO PANTANI
Dopo una serie di sfortune che si erano messe di traverso, il Pirata di Cesenatico aveva sempre saputo rimettersi sul sellino e ripartire, fino al miracoloso 1998. L’accoppiata Giro d’Italia e Tour de France non riusciva dal ’93, ad opera di Miguel Indurain,e per un italiano dal ’52 quando la portò a termine niente meno che Fausto Coppi. La stagione di grazia di Marco Pantani resta indimenticabile e ci lascia l’immagine più bella del campione più tormentato e tragico dello sport italiano. A pensarci bene, quanti anni passeranno ancora prima che un altro ciclista riesca a indovinare l’accoppiata Giro-Tour?
IL 1949 DI FAUSTO COPPI
La carriera del più grande ciclista italiano non può certo essere ridotta a una sola stagione, ma è indubbio che il suo anno migliore sia il 1949, quando la prima accoppiata Giro d’Italia-Tour de France della storia è accompagnata dalle seguenti vittorie del Campionissimo:
– Milano-Sanremo
– Giro di Romagna
– Campione del mondo di inseguimento
– Giro del Veneto
– Campione italiano professionisti
– Giro di Lombardia
IL 1996 DI JURY CHECHI
Il Signore degli anelli, capace di costellare la sua grande carriera con 5 titoli consecutivi di Campione del Mondo (dal ’93 al ‘97) e 4 di campione europeo (’90, ’92, ’94 e ’96), centra dopo diverse sfortune fisiche l’oro olimpico ad Atlanta ’96, stagione nella quale si laurea Campione del Mondo a San Juan e Campione europeo a Copenaghen.
IL 1920 DI NEDO NADI
Alle Olimpiadi di Anversa 1920 lo schermidore Nedo Nadiconquista 5 medaglie d’oro (fioretto individuale e a squadre, sciabola individuale e a squadre, spada a squadre), mettendo a segno due record:
– unico schermidore a vincere tre ori in tutte e tre le armi della scherma (fioretto, sciabole e spada) nella stessa Olimpiade
– maggior numero di ori nella scherma nella stessa Olimpiade, record che è valso per tutti gli sport olimpici prima del 1972, quando Mark Spitz vinse 7 ori nel nuoto, a sua volta superato da Michael Phelps che a Pechino 2008 ne vinse 8.
IL 1994 DI MANUELA DI CENTA
La sorella di Giorgio Di Centa è la regina indiscussa delle Olimpiadi di Lillehammer ’94, dove si aggiudica 2 ori olimpici, 2 argenti e 1 bronzo. Quell’anno però il dominio di Manuela è costante, come testimonia l’affermazione nella Coppa del Mondo.
IL 2010 DI FRANCESCA SCHIAVONE
La leonessa del tennis italiano nell’indimenticabile 2010 che l’ha vista trionfare al Roland Garros è riuscita anche contribuire al successo dell’Italia in Fed Cup. Un successo individuale e uno di squadra che rendono il suo 2010 ancora più brillante dello straordinario 2015 di Flavia Pennetta, campionessa degli US Open.
IL 2000 DI DOMENICO FIORAVANTI
Le Olimpiadi di Sydney 2000 saranno da noi ricordate in primis per lo stato di grazia del nuoto azzurro. Massimiliano Rosolino centra un oro (200 misti con record olimpico), un argento (400 sl) e un bronzo (200 sl), ma l’azzurro più vincente è Domenico Fioravanti, che nella rana ci regala due ori, nei 100 e 200. La sua annata è eccezionale perché non si ferma qui: si laurea campione europeo dei 100 rana a Helsinki 2000 (con l’argento nei 200), e bissa il titolo continentale anche in vasca corta nei 50 e nei 100 rana di Valencia.
LE NOSTRE FIORETTISTE, DUE ORI ASSICURATI PRATICAMENTE AD OGNI OLIMPIADE
Una campionessa leggendaria come Valentina Vezzali è tale per l’impressionante continuità di rendimento mantenuta per tutta la sua lunga carriera, foriera di innumerevoli successi (6 ori, 1 argento e 2 bronzi nell’arco di 5 Olimpiadi, da Atlanta ’96 a Londra 2012, oltre a laurearsi per 16 volte campionessa del mondo). Tuttavia, nella nostra ricerca dell’annata più grande di sempre la nostra migliore schermitrice non va oltre (mai come ora si fa per dire…) i due ori olimpici di Sydney 2000, nel fioretto individuale e nella prova a squadre. Lo stessa impresa aveva realizzato prima di lei Giovanna Trillini a Barcellona 1992 e dopo di lei Elisa Di Francisca a Londra 2012.
IL 2006 DI ARMIN ZOEGGELER Un’altra leggenda dello sport azzurro come il Signore dello Slittino, Armin Zoeggeler, in questa ricerca non può dare il meglio di sé. Armin è tuttora lo sportivo olimpico più medagliato in una singola specialità individuale, con le sue 6 medaglie olimpiche distribuite tra Lillehammer ’94 e Sochi 2014. La sua stagione migliore è il 2006, con l’oro di Torino e la Coppa del Mondo nella specialità del singolo.
IL 1979 DI PIETRO MENNEA
Nonostante l’oro olimpico sia arrivato nel 1980 a Mosca, non può che essere l’anno del record del mondo dei 200 metri piani quello più grande della Freccia del Sud. Alle Universiadi di Città del Messico il suo 19’’72 è stato il migliore tempo mondiale per 17 anni, fino al 19’’66 di Michael Johnson nei trials di qualificazione alle Olimpiadi di Atlanta ’96.
IL 1978 DI SARA SIMEONI
La Simeoni nel ’78 si aggiudica il Titolo europeo e il record del mondo: prima a Brescia e poi a Praga salta 2,01 m: è la prima donna a saltare oltre i 2 metri, record che resiste per 24 anni, quando agli Europei di Atene 2002 la tedesca Ulrike Meyfarthsalta giusto un centimetro più in alto, 2,02. A Mosca ’80 si consacra definitivamente con l’oro olimpico, ma è già un’altra annata.
Ancora una volta, la ricerca della migliore stagione di sempre di uno sportivo italiano è costellata di esclusioni dolorose, atti di lesa maestà tale è l’importanza degli atleti che vengono esclusi dalla contesa. Nino Benvenuti è stato campione del mondo WBC e WBA dei pesi medi sia nel ’67 sia nel ’68 dopo le due vittorie contro Emile Griffith (in mezzo la sconfitta nel secondo match della storica serie fra i due), oltre ad essersi aggiudicato l’oro olimpico a Roma ’60 nei pesi welter. Impossibile per lui individuare un’annata migliore delle altre. I 9 titoli mondiali di Valentino Rossi e i 15 di Giacomo Agostini, le tre Olimpiadi d’oro consecutive (Città del Messico ’68, Monaco ’72 e Montreal ’76) nella piattaforma da 10 metri di Klaus Dibiasi – oltre a due titoli mondiali e tre europei -, i due ori di Los Angeles ’84 e Seul ’88 dei fratelli Abbagnale nel “due con” assieme a Peppiniello Di Capua, scanditi dalla passione vocale di Giampiero Galeazzi, le 13 medaglie (6 d’oro, 5 d’argento e 2 di bronzo tra spada e fioretto) dello sportivo azzurro più medagliato alle Olimpiadi, lo schermidore Edoardo Mangiarotti sono i successi che non rientrano nella nostra ricerca, ma che non potevano non essere citati in questa carrellata dei migliori sportivi azzurri.
CHI È STATO DUNQUE L’ARTEFICE DELL’ANNATA MIGLIORE DI SEMPRE?
Il giudizio finale non può che essere soggettivo e pertanto opinabile. Valutando il numero e il valore dei successi citati, Francesco Molinari, Adriano Panatta, Nedo Nadi, Alberto Tomba, Gustav Thoni, Fausto Coppi e Jury Chechi sono gli sportivi che hanno messo a segno le annate più vincenti. Tra Tomba e Thoeni scegliamo il primo per la capacità di incollare al teleschermo tutta l’Italia. Nel 1988 o nel 1995 anche in Sicilia e in Sardegna lo sci era il tema all’ordine del giorno dei bar sport. La scherma di Nedo Nadi e gli anelli di Jury Chechi scontano una diffusione mondiale molto più limitata di golf, tennis, sci e ciclismo, che si riflette in un immeritato ma inevitabile minor coinvolgimento del pubblico. Se Panatta perde il confronto con Molinari per le ragioni sopra esposte, anche Alberto Tomba non può vantare la varietà di risultati che Molinari e Coppi hanno messo insieme nella stessa stagione.
Rimangono Chicco e Fausto: chi scegliere? Golf e ciclismo hanno una diffusione enorme, se Molinari può mettere sul piatto la prestazione sia individuale che di squadra e i record storici centrati (primo italiano a vincere una tappa del PGA Tour, primo italiano a conquistare uno Slam, primo a vincere 5 match su 5 in Ryder cup, primo a chiudere l’anno da n.1 d’Europa), Fausto Coppi si porta dietro il mito e la passione dell’Italia del dopoguerra. Entrambi i campioni hanno saputo vincere nel 1949 e nel 2018 gare molto diverse, dimostrando di essere campioni completi e poliedrici.
Le imprese e i record citati di Molinari sono numerosi e tutti fanno la storia del golf italiano. Nessuno prima di lui aveva conseguito questi successi. Se chiediamo alla gente un golfista italiano prima di Molinari, qualcuno non più giovanissimo può rispondere Costantino Rocca. Non finiremo mai di ringraziare Costantino, il primo a farci conoscere il golf con quel BritishOpen del ’95 sfuggito all’ultimo e primo italiano a giocare la Ryder Cup, ma le vittorie di Molinari non le aveva mai fatte nessuno nel Bel Paese. Solo con questi successi, pesanti, numerosi e ravvicinati, il golf in Italia ha oggi l’occasione di diffondersi ed uscire dall’elitarismo nel quale ancora si trova. Negli Stati Uniti non sono solo i ricchi a giocare: molti impiegati della classe media non vedono l’ora di uscire dagli uffici per andare a fare qualche giro a 9 o 18 buche nei campi pubblici. Ebbene sì, non esistono solo circoli privati dalle quote proibitive per portafogli medi, la diffusione del golf in America e anche in Asia è enorme grazie alla presenza di campi pubblici accessibili a chiunque, come fossero campetti da calcio, concetto del tutto sconosciuto in Italia. Se la Federazione saprà fare la sua parte, le imprese di Molinari possono davvero stravolgere la nostra concezione e cultura del golf. È lui il vero primo grande campione del golf italiano.
Passando al ciclismo e a Coppi, alla domanda “quale ciclista ricorda prima del Campionissimo?”, molti, non solo gli stretti appassionati, farebbero il nome di Costante Girardengo. Costantino Rocca è stato grande ma non regge il confronto con Girardengo, non a caso il primo ad avere il soprannome di “Campionissimo”, col quale solo dopo ci si riferì a Coppi. Costante vinse due Giri d’Italia (e trenta tappe) nel 1919 e nel 1923, tre Giri di Lombardia, tre giri del Piemonte, nove campionati italiani e sei Milano-Sanremo. Dopo di lui l’Italia della bicicletta continuò a esultare grazie ad Alfredo Binda, ma l’immaginario collettivo del primo grande campione di ciclismo è legato a Girardengo, come dimostra anche la celebre canzone di Francesco De Gregori “Il bandito e il campione”, sulla presunta amicizia tra lui e il bandito Sante Pollastri. Coppi è stato il più grande di tutti, ma il primo grandissimo del ciclismo azzurro è Girardengo.
D’altro canto, nel confronto con Molinari va sottolineato come Fausto sia stato il primo in assoluto a vincere Giro e Tour nello stesso anno, segnando dunque un record assoluto e non solo italiano come quelli del golfista. Se Coppi ha saputo unire quell’Italia appena uscita dalla guerra attorno a uno sport già di per sé popolare, le imprese di Molinari possono diffondere il golf in Italia liberandolo dell’etichetta di sport solo per ricchi, specie in vista della Ryder Cup di Roma 2022.
In conclusione, riteniamo che il 2018 del golfista torinese sia l’annata più grande di uno sportivo italiano, in quanto primo vero grande campione della sua disciplina, ma siamo pronti ad accettare gli strali dei sostenitori del Campionissimo, che hanno tutto il diritto di ribadire dal canto loro la sua supremazia.