Ed ora che anche la serie A è ferma a causa del coronavirus, siamo sicuri che la psiche degli amanti del pallone resti tranquilla?
Con il nuovo decreto, emanato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, lo scorso 10 marzo, tutte le attività sportive professionistici e non hanno lo stop. Tutti i principali tornei e le più importanti competizioni della stagione sono costrette a fermarsi per evitare che altri contagi possano venir fuori.
Nulla di sbagliato, aggiungerei modestamente io, ma guardando la tematica da un punto di vista completamente differente, e cercando anche di allontanarsi da questa continua preoccupazione e ansia dell‘epidemia, ora che le partite di calcio non ci sono… gli sfegatati della sfera come faranno a resistere?
Non sarà facile sicuramente, rinunciare a quelle serate in casa, davanti al televisore, pronti a tifare, gufare, imprecare, festeggiare, urlare e commuoversi per e contro i club.
E se volessimo invece, guardare tutto ciò da un ulteriore punto di vista… quello dei non amanti del calcio. Nella maggior parte dei casi, potremmo parlare di madri, mogli, sorelle, fidanzate, amiche e coinquiline, ma per nulla al mondo potrei cadere in questo cliche della donna lontana dal calcio. Non è così infatti. E parlo da tifosa. Per semplificare, per chi non ama il pallone, il fuorigioco, il calcio d’angolo, i rigori e le punizioni, lo stato dei fatti potrebbe non dispiacere. Della serie: “non tutti i mali vengono per nuocere”.
Più tempo per trascorrere le ore insieme, davanti ad una tazza di tè, oppure non soffrire più del monopolio della televisione e, di conseguenza, del telecomando, che non sente il pigiare dei polpastrelli sui suoi tasti per più di 90 minuti. Tutto questo potrebbe farci riavvicinare, imparare ad ascoltare le esigenze altrui, i gusti degli altri, e perché no.. anche non dover ascoltare commenti post partita dal telegiornale di turno.
Pura ironia, la mia.
Il più delle volte però lo sport più seguito da noi italiani, è stata la più grande causa di forti e sentiti abbracci, divertenti riunioni e grandi festeggiamenti, come se fossimo tutti una grande famiglia. Ecco, questo potrebbe farci riflettere. Visti i tempi buoi che ci tengono lontani gli uni dagli altri, ora è il momento di pensare a tutti quei gesti che dobbiamo in assoluto rimandare.
Perché un giorno, non troppo lontano si spera, torneremo ad urlare insieme, ad esultare, ad urlare talmente forte negli stadi senza fare caso a quella punta di saliva che schizza via dalla bocca di chi è libero di essere semplicemente libero.
… e si, saremo contenti anche di tornare lamentarci del monopolio del televisore, degli anticipi, dei posticipi e dei tempi di recupero, ma lo sappiamo bene, lo faremo con il sorriso.