DALLA FRITTATA AL DIGESTIVO
di Roberto Beccantini, da Beck is Back – il Blog di Roberto Beccantini
Dalla frittata al digestivo, subito, senza portate intermedie: 2-1 all’Albania. In una Dortmund «Tiraneggiante», l’Europeo dell’Italia comincia così. Ventitré secondi e da una rimessa choc di Dimarco sboccia il gol di Bajrami (gran tiro, però). I belli addormentati nel bosco. Spalletti, impietrito, dà la sveglia. La reazione è tecnica, non solo nervosa. All’11’, da un angolo, Pellegrini pennella per Bastoni, testa e aggancio. Al 16’, volée di Barella e sorpasso.
Ecco: la partita diventa nostra, anche perché noi siamo noni, nella classifica Fifa, e loro sessantaseiesimi. Dominio totale: esterni larghi (e Chiesa assatanato nel dribbling), recupero-palla alto e rapido, cambi di fronte e ruoli fluidi, Di Lorenzo ora qua ora là, Pellegrini un po’ avanti e un po’ indietro. Frattesi timbra un palo, Strakosha salva su Scamacca. L’Albania è molto italiana e italianista, nel senso che difende ai limite del proprio fortino, zero pressing, zero transizioni.
Il possesso degli azzurri giustificherebbe più tigna in zona gol da parte di Scamacca e Frattesi, un difetto che ci accompagna da lustri. Broja, lui, si ciba degli avanzi degli avanzi, Asllani e c. deaumbulano come turisti al Louvre: troppo da vedere, e troppo poco tempo. Nella ripresa, la zoppia di Chiesa e il calo di Barella, sin lì i più frizzanti, spengono i nostri falò. I cambi dell’Abate sono conservativi; quelli di Sylvinho, in compenso, sanno tanto di o la va o la spacca. E quasi quasi, agli sgoccioli, Manaj, sfuggito al corpo a corpo di Calafiori (postivo, comunque), non ci porta il conto da pagare. Donnarumma, di spalla, rimedia in extremis.
Morale. Era la prima, e le prime sono sempre insidiose. Teniamoci il risultato. Con un’avvertenza: bisogna chiuderle, le pratiche. E un’altra: il lancio verticale non è reato.
** A Berlino, Spagna-Croazia 3-0: Morata, Fabian Ruiz, Carvajal. Venti minuti di anestesia e, d’improvviso, urla selvagge dall’Olympiastadion: Morata in verticale, Fabian Ruiz in dribbling (lavagna, per favore, pussa via), Carvajal di rapina. Assist, nell’ordine, di Fabian Ruiz, Pedri e Yamal, 16 anni, tutto sinistro e, immagino, emozionato. Le furiette vivono di rendita, al traino di Rodi. Anche se le rughe catturano e non rilasciano Modric, i croati ci provano, e meriterebbero pure qualcosa di più – Kovacic, in particolare – ma Petkovic si fa parare un rigore e da una parte c’è Morata e dall’altra Budimir: dov’è l’errore?
** A Colonia, Ungheria-Svizzera 1-3: Duah subito, Aebischer, Varga, Embolo. Per un tempo, one team show: la Svizzera. E che forza (il) Bologna: Aebischer e Freuler padroni del centrocampo (con Xhaka); Ndoye rompiscatole in attacco. Poi un po’ di Szoboszlai, il guizzo di Varga, l’erroraccio di Orban (nomen omen) e il pallonetto di Embolo (nel caso, più Alcaraz che Federer).
di Roberto Beccantini
—————————————————————————————————————————-
SPALLETTI E LA NAZIONALE COME IL LONFO…
di Fabrizio Bocca, da Bloooog! Il Bar Sport di Fabrizio Bocca
Carissima Italia, peggio non si poteva cominciare. A Dortmund pareva di stare in un vecchio teatro d’avanspettacolo, dove il presentatore entrava in scena inciampando, finendo lungo e sbattendo il muso sul tavolato. Applausi e fischi del pubblico molto divertito.
Forse per farci notare – nessuno in questo Europeo per ora ci si fila pur essendo campioni in carica – ci inventiamo l’esordio macchiato dal gol più veloce della storia degli Europei (Bajramidopo 23”), un atroce svarione difensivo, in combinazione tra Dimarco e Bastoni, e addirittura l’assist fornito all’ Albania per mandarla in vantaggio e far fare a noi una figura da perfetti idioti, che si martellano gli attributi alla Tafazzi.
L’ha combinata talmente grossa la nazionale che il fortissimo imbarazzo e l’enorme senso di colpa ha ingenerato la reazione di una ventina di minuti di grande orgoglio e pregiudizio per cui Bastoni e Barella ci hanno messo una pezza e alla fine ne usciamo con la vittoria – invero assai striminzita – che ci aspettavamo.
A quelli che dicono che avremmo potuto farne anche di più di gol, rispondo che l’Europeo è torneo di calcio vero e reale e non teorico e virtuale. E se è per questo l’Albania alla fine avrebbe pure potuto pareggiarla. Per fortuna non abbiamo pagato con la stessa moneta dell’iniziale errore di Dimarco quello altrettanto grave di Calafiori.
Capisco che Barella sollevi molto entusiasmi e condivido l’attribuzione di miglior giocatore in campo, mi lascia un po’ perplesso il fin troppo facile teorema di Nazionale Barelladipendente. Se davvero è così non è una bella notizia. E mi pare che Spalletti la pensi alla stessa maniera.
Mi sembra che avanti molto del nostro destino passi attraverso i piedi di Barella e Chiesa che sono decisamente i più dinamici della Nazionale, ma eviterei di farne racconti e descrizioni epiche manco fossero Tardelli e Bruno Conti. Nel secondo tempo la maggior parte degli azzurri, Barella e Chiesa compresi, era rientrata in anticipo nel ritiro di Iserlohn.
Spalletti oltre a un improbabile giacca da camera in pannolenci color carta moschicida, marchiata Italia sulle spalle, casomai uno scambiasse i nostri per la Svizzera, ha sfoggiato il solito eloquio contorto alla Fosco Maraini, del resto suo conterraneo – “Il lonfo non vaterca né gluisce e molto raramente barigatta, ma quando soffia il bego a bisce bisce sdilenca un poco, e gnagio s’archipatta…” – per far capire che gli giravano da morire.
Da questa Nazionale serve più arrosto e meno fumo, più concretezza e possibilmente gol a cominciare dal centravanti che, Scamacca o non Scamacca, continua a essere un problema irrisolto.
Messa a confronto l’Italia con la Spagna che ne fa tre alla Croazia ci sale un brivido lungo la schiena. Credo che fin da quando fu fatto quest’infausto sorteggio ci si sia rassegnati a correre per il secondo posto. Per il primo ci vorrebbe un’altra Italia. Che non gluisce e s’archipatta…
di Fabrizio Bocca