E’ quasi ineluttabile che, nella tenzone cavalleresca che ha instaurato da dieci anni con Federer, sia proprio Roger a srotolargli il tappeto rosso del numero 1: perché dopo la rinuncia dell’attuale primatista, Andy Murray, (sempre alla e prese col problema all’anca), si è auto-escluso dalla lotta, per un dolore alla schiena che tutto il tennis e lo sport si augurano minimo, e recuperabile per gli Us Open del 28 agosto.
Rafa non è uno che si vanta non è uno che si nasconde: “Ovviamente che Roger non giochi è una cattiva notizia per il torneo, per me personalmente tornare numero 1 è qualcosa di speciale: da quando lo sono stato l’ultima volta, sono successe tante cose, ci sono stati gli infortuni, e ho passato momenti duri, ma ho mantenuto la passione e l’amore per il gioco, e questo spiega questo mio risultato. Perciò cerco di godermi il momento e di essere pronto per giocare al massimo questo torneo. Che, per me è la cosa più importante”. Del resto, la teoria del presente immediato, al massimo del “punto dietro punto”, senza guardarsi indietro e senza guardare troppo avanti sono il sale della filosofia che gli è stata trasmessa dl saggio zio Toni. Un balsamo miracoloso per il morale, dopo l’ultima stagione, conclusa con l’infortunio al polso sinistro, col k.o. in due set contro Victor Troicki a Shanghai.
Il suo recupero al vertice, quest’anno, è ancor più clamoroso di quello di Federer. Perché quel gioco estremamente fisico ha bisogno che la macchina sia perfettamente a posto, ma la macchina – come tutti sanno – ha subito tanti incidenti e problemi e sembrebbe piuttosto da rottamare. Non è nemmeno una macchina giovane, da rimettere in pista in quattro e quattr’otto, sostituendo due o tre pezzi e dandole una mano di vernice brillante in carrozzeria. Nè si può pensare che coach Carlos Moya possa aver fatto miracoli avvicendando alla guida il solito pilota che s’è trasferito alla nuova Nadal Academy di Maiorca. La vera forza è solo e soltanto lui, Rafa, capace di rigenerarsi con una forza mentale e morale e fisica davvero unica, e di spingere ancora al massimo anche le sue giunture più dolenti in funzione del risultato. Facendo ricredere tutti, ma proprio tutti, ogni qual volta lo danno per ormai battuto. Per arricchire sempre più i capitoli nella storia dello sport, come ha fatto quest’anno firmando altri quattro titoli, con “La Decima” a Barcellona, Montecarlo e Roland Garros, disputando sette finali. “Roger ed io abbiamo avuto una grande stagione, e penso che tutti e due avremo la possibilità di prenderci il numero 1 del mondo, a fine anno. Vedremo”.
Vincenzo Martucci