Nome omen. Per il secondo anno consecutivo, Simona Halep da Costanza chiude la stagione al numero 1 del mondo, regina soprattutto di…costanza! Tredicesima a riuscirci, fra le venticinque che si sono fregiate della corona, dal 1975, da quando cioè il computer ha cominciato a definire la classifica delle tenniste professioniste. La 27enne romena se l’è meritato più adesso che nel 2017, quand’era salita per la prima volta sul primo gradino del podio il 9 ottobre, perché ha conquistato il primo Slam, sulla terra del Roland Garros, sfatando il tabù dopo le finali fallite, sempre a Parigi nel 2014 e 2017, e poi anche gli Australian Open di gennaio. Così, quando finirà la stagione, avrà sommato 53 settimane in vetta, decima nella graduatoria delle più longeve al comando.
La piccola erede di Virginia Ruzici, l’unica romena che aveva vinto un Major, sempre al Roland Garros nel 1978 e che ora le fa da manager, non è stra-dotata di tecnica o di potenza, ma è la più regolare nei risultati fra le irregolarissime top-ten. Come dicono i tre titoli (Shenzen, Montreal e Parigi) insieme ad altre tre finali (Melbourne, Roma e Cincinnati), due semifinali (Doha e Indian Wells), e due quarti (Stoccarda e Madrid) ottenuti quest’anno, con un bilancio vittorie/sconfitte di 46-11. La regolarità dell’ex regina junior del Roland Garros 2008 (e del Bonfiglio di Milano) è confermata dalla qualificazione per il quinto anno consecutivo – unica a riuscirci – al Masters di Singapore con le migliori 8 del mondo.
“Finire la stagione passata al numero 1 del mondo era stato un grande onore. Riuscirci per una seconda volta rappresenta un risultato speciale, soprattutto dopo essermi aggiudicata quest’anno anche il primo Slam. Vedere ancora il mio nome accanto alle leggende che sono state capaci di chiudere l’anno al numero 1 della classifica mi rende molto orgogliosa”, ha commentato Simona che tanto deve al coach australiano, l’ex pro Darren Cahill, e tantissimo alla sua abnegazione e a piedi e mani veloci. Ma che, almeno fino a questo momento, passerà alla storia per altre cose: per essersi ridotta il seno già nel 2009, sentendosi limitata nei movimenti, per come s’è sciolta clamorosamente, di paura, quand’era in vantaggio per un set e un break nella finale del Roland Garros dell’anno scorso contro baby-Ostapenko, per quanto ha sfiorato da lì in poi il numero 1 del mondo, mancandolo di torneo in torneo, addirittura per appena cinque punti, quando ha perso la finale di Cincinnati contro Muguruza, lasciando così lo scettro a Karolina Pliskova, prima di raggiungere finalmente l’agognato obiettivo, il 9 ottobre a Pechino, grazie alla sconfitta prematura della spagnola. Diventando così la settima regina del computer senza una corona Slam nella storia del Wta World Ranking.
La sua qualità migliore, dopo le formidabili gambe ereditate dal papà calciatore, è sicuramente la testa. Come sottolinea Justine Henin, primo idolo della Halep: “Ha un gioco intelligente, ha qualcosa che mi ricorda me stessa… E’ offensiva e aggressiva”. Spesso Simona paga dazio dopo grandi sforzi, come le succede da due anni a Roma, dove ha perso periodicamente in finale contro Svitolina, e agli Us Open dov’è stata eliminata d’acchito nel 2017 da Maria Sharapova ed agosto da Kaia Kanepi. E si fa male spesso, un po’ dovunque, come anche ultimamente alla schiena. Ma è la miglior regina possibile del tennis donne odierno. Mentre le leonesse Serena e Sharapova si leccano le ferite, le picchiatrici Ostapenko e Osaka cercano continuità come le yankees Keys e Stephens, e le terribili ragazzine dell’Est non affilano gli artigli.
(Articolo ripreso da Federtennis)