Per spiegare il successo dello sport in Croazia, si fa riferimento alla lunga tradizione sportiva del paese, che inizia fin dalle giovanili e si sottolinea la prestanza fisica (in particolare l’altezza), che contraddistingue il popolo slavo. Sotto la Jugoslavia, gli attuali stati indipendenti che la componevano (Croazia, Serbia, Macedonia, Slovenia, Montenegro, Bosnja ed Erzegovina), puntavano molto sulle competizioni sportive, per continuare ad affermare le proprie identità, separate e rivali anche sotto la stessa bandiera. Gli ultimi risultati calcistici della Croazia (e per riflesso anche quelli ottenuti negli altri sport), sembrano quasi arrivare dall’improvvisazione, ma che un paese di circa 4 milioni di abitanti competa ai più alti livelli in così tanti sport (calcio, basket, pallamano, pallanuoto, tennis) è sorprendente!
Il metodo croato
La Croazia è un piccolo Paese (circa 4 milioni di abitanti), ma è un “gigante” nello sport.
Come mai così tanti “campioni” dentro un Paese così piccolo? Cosa fanno di tanto speciale?
“Lo speciale” è il frutto di un metodo di lavoro a livello giovanile ben preciso che possiamo definire “metodo croato”.
Il segreto di questo metodo sta nei “vivai”, i bambini croati praticano lo sport in modo serio e sono seguiti da Insegnanti e Istruttori competenti, cominciano molto presto a calciare un pallone, a giocare a basket (un poco in crisi ultimamente, nonostante il buon numero di giocatori croati in N.B.A.), a giocare a pallanuoto, a pallamano o a tennis.
A 16-17 anni moltissimi ragazzi croati hanno già un’esperienza in prima squadra e lo sport si trasforma in fretta in un “lavoro” e un buon esempio in tal senso, è rappresentato dal settore giovanile della Dinamo Zagabria. Oggi l’Accademia della Dinamo Zagabria conta circa 250 giovani e la sua forza sta nell’organizzazione e nei metodi di allenamento. Dall’Under 12 in poi i ragazzi iniziano a lavorare anche singolarmente con uno Staff di Istruttori competenti che coordinano il lavoro, anche in base ai dati raccolti ed elaborati da rilevatori (test, controlli periodici, etc.). Dai 14 anni fino al giorno in cui entrerà in prima squadra, un ragazzo della Dinamo si allenerà per 5-6 giorni alla settimana, per circa otto ore.
Questo metodo ultimamente ha dato i migliori risultati , oltre che nel calcio, anche nella pallanuoto: la Croazia ha vinto la medaglia d’oro agli ultimi campionati mondiali e nelle ultime sei edizioni si è sempre ben comportata.
Nella pallacanestro dall’Under 9-10-11 in avanti , i bambini si allenano 3-4 volte la settimana e il lavoro è coordinato da uno Staff di Istruttori competenti e preparati.
Ma perché il calcio. la pallanuoto, la pallamano e la pallanestro sono così popolari in Croazia?
Gli sport di squadra in Jugoslavia servivano a dimostrare che era possibile creare una società multietnica e multiculturale di successo, basata sugli ideali del socialismo e che il concetto di fratellanza e unità funzionava e che lo sport era uno strumento di integrazione sociale e i successi sul campo, in palestra o in vasca, dimostravano che il modello funzionava.
Secondo me, il successo croato risiede nella cultura sportiva che noi (forse) non abbiamo così radicata. L’Educazione Fisica e lo sport si insegna e si pratica nelle scuole, lo Stato fa sistema con l’educazione e il fatto di avere un forte senso della bandiera, porta inevitabilmente a rafforzare il concetto di squadra.
Non tutti i cicli e le annate riescono con il buco, è ovvio, ma in Croazia nulla è lasciato al caso, non tutti i giovani sono dei talenti, ma è sicuro che i talenti in Croazia non vanno sprecati.
La scuola in Croazia
In Croazia, nella Scuola Primaria e nelle Scuole Secondarie di 1° e 2° grado (che attualmente sono in profonda crisi, per mancanza di fondi e di Insegnanti), le ore di Educazione Fisica e Sportiva sono 2-3 la settimana (sempre di più che in Italia!), ma quello che mi ha sorpreso è la voglia dei bambini e dei giovani di fare dei sacrifici per arrivare, di impegnarsi per raggiungere degli obiettivi, per mettersi in mostra.
In Croazia ci sono molti impianti polivalenti, piscine, campi all’aperto “play-ground”, le palestre (quasi tutte in parquet) sono attrezzate, ma pochi sono i bambini e i giovani che attualmente si avicinonao alla pallacanestro, perché ormai il calcio “la fa da padrone”.
Il basket è in crisi e nonostante tutto ciò, la Croazia è andata ai Giochi Olimpici di pallacanestro a spese dell’Italia, nel torneo preolimpico di Torino. Le squadre giovanili croate di pallacanestro (in special modo le squadre Under 13-14-15) non dominano più come una volta a livello europeo nei campionati F.I.B.A., c’è un ricambio generazionale (come del resto in molti Paesi europei) e i risultati si vedono.
La Multilateralità, la Multidisciplinarietà e il Minibasket
Ho visto a Zagabria, a Fiume e a Pola molte zone attrezzate per i bambini (scivoli, giostre, scale, palchi Robinson), molti campi all’aperto di pallacanestro, le palestre (tutte in parquet), i palazzetti dello sport, i Musei dello sport, i monumenti agli sportivi illustri scomparsi e quello di Drazen Petrovic è spettacolare!
I bambini prima di iniziare uno sport nel vero senso della parola, “giocano a tutto”: mountain-bike, Orienteering, atletica leggera, free-climbling, nuoto, attività all’aperto: Multilateralità. La Multilateralità è il punto di partenza e serve a stabilire il più precisamente possibile le attitudini di un ragazzo e di conseguenza le sue capacità motorie quando e come devono essere sviluppate in ogni loro aspetto. La pratica di attività multilaterali produce una ricchezza di esperienze, che determinerà in futuro apprendimenti significativi, i quali, immagazzinati nella memoria motoria, amplieranno le funzioni motorie dei giovani, producendo nuove abilità.
Più è vasto il repertorio di esperienze motorie in diverse discipline sportive (Multidisciplinarietà), più facilmente si ottiene una strutturazione a livelli più alti di rendimento.
Detto questo, il Minibasket in Croazia inizia a 8-9 anni, i bambini croati a 8-9 anni non sono molto bravi tecnicamente (ci sono comunque dei talenti e dei “prospetti interessanti), la Federazione Croata di Pallacanestro organizza tornei Under 9 (4 tempi da 5’ ciascuno, 5 c 5, canestro a mt. 2.60)), Under 11 e Under 12 (4 tempi da 8’ ciascuno, 5 c 5, canestro a mt. 2.60, pallone di Minibasket). Solo da un paio d’anni si organizzano Tornei di Minibasket nelle diverse regioni, prima il Minibasket non esisteva!
Da 2 anni a questa parte, in Croazia (come in Slovenia e in tutta la penisola balcanica) il Minibasket termina a 12 anni e il basket “vero” inizia a 13 anni con l’insegnamento dei fondamentali in modo analitico.
In Croazia mai era stato organizzato un Clinic Minibasket, perché esisteva il basket e non il Minibasket!
Come hanno detto loro, “Il prof. Maurizio Mondoni è entrato nella storia cestistica croata”, perché ha tenuto (novembre 2018) il 1° Clinic Minibasket a Zagabria in Croazia!
Mai si sarebbero sognati di chiamare un Istruttore italiano a parlare di Minibasket, loro che sono i “depositari” della pallacanestro!
Le mie esperienze e i contatti con Istruttori e Allenatori croati
Prima del Clinic a Zagabria avevo già avuto esperienze e contatti con Istruttori e Allenatori croati di Minibaskret e di basket giovanile: Igor Valic a Dronero, Umberto Piacevoli a Castelnuovo di Garfagnana, Umberto Piacevoli, Robert “Bobo” Jurkovic e Goran Dolenc al SuperCamp di Sportilia, poi in Mali.
Mi sono confrontato con loro, ho osservato i loro allenamenti a Sportilia, ho assistito alle partite della squadra di Zara al Torneo Minibasket di Castelnuovo di Garfagnana, ho ammirato il loro modo di presentare gli esercizi, di comunicare con i bambini e con i giovani.
La mentalità croata fa la differenza, perché la loro programmazione è incredibile e diretta: nelle squadre crescono dei talenti, che garantiscono un ricambio generazionale di livello costante nel tempo e a 17-18 anni, molti giocatori hanno già esperienza a livello di prima squadra.
La programmazione e l’inserimento all’interno dei diversi settori giovanili di Istruttori e Allenatori competenti e preparati, ha permesso di creare una vera e propria “scuola” nel corso degli anni.
Ho notato che i giovani cestisti croati sanno giocare in tutte le posizioni del campo, non esiste una specializzazione precoce dei ruoli, il loro modo di giocare è essenziale e nello stesso tempo semplice, sono capaci di fare tutto e nel corso del tempo possono solo migliorare.
Conclusioni
Questi concetti, fondamentali per ottenere qualità e risultati, sembrano essere stati dimenticati in Italia, diamoci da fare, lo sport italiano e la pallacanestro ne hanno bisogno!
Prof. Maurizio Mondoni