Piacenza-Salernitana non è soltanto uno spareggio per la permanenza in Serie A, ma una vera e propria questione “di vita e di morte” per la formazione campana. Dopo aver festeggiato la promozione meno di un anno fa, i granata si presentano allo Stadio Leonardo Garilli con la consapevolezza che il pomeriggio del 23 maggio 1999 potrebbe esser anche l’ultimo nella massima serie.
Il destino non è totalmente nelle mani della squadra di Francesco Oddo visto che la vittoria casalinga una settimana prima con il Vicenza non è bastata per scongiurare il pericolo di retrocessione, ma piuttosto allungando di altri novanta minuti un’agonia lunga una stagione. La vittoria dell’Arechi ha mandato in B sia i veneti che la Sampdoria, tuttavia ha contemporaneamente sconfitto in trasferta l’Udinese e si prepara a ospitare il Milan capolista e obbligato a vincere per blindare la vittoria dello scudetto.
Una situazione apparentemente tutta a favore dei campani che solcano l’erba del Garilli paralizzati dalla paura, orfani del bomber Marco Di Vaio, bloccato da un infortunio nel momento più importante dell’anno. A fronte di un Piacenza già salvo e senza più nessun obiettivo, la Salernitana fa tutto l’opposto di quello che andrebbe fatto: si chiude nella propria area di rigore in attesa dell’avversario.
La ripresa si chiude quindi a reti inviolate con le due squadre che sembrano intenzionate a non farsi del male, ma quando si torna in campo per il secondo tempo, la Salernitana crolla. Calcio d’angolo per il Piacenza al 53’ e gol di testa dell’eterno Pietro Vierchowod, all’ultima esperienza in carriera alla soglia dei quarant’anni.
La Salernitana è quindi costretta a uscire dalla sua “comfort zone” iniziando ad attaccare per ribaltare la situazione. Proprio in uno di questi assalti i granata si procurano un calcio di rigore, prontamente realizzato al 64’ da Salvatore Fresi. La difesa del Piacenza inizia a tremare e nel finale la Salernitana reclama un secondo penalty complice un fallo su Giacomo Tedesco. L’arbitro Roberto Bettin di Padova però dice no condannando così i campani sul pareggio e di conseguenza alla retrocessione.
Nei minuti successivi si scatena il parapiglia: Fresi avvicina prima Bettin sussurrandogli parole al vetriolo, poi se la prende con Vierchowod mettendogli le mani addosso e ricevendo una pronta risposta da parte del bergamasco. In soccorso di quest’ultimo arriva Ruggero Rizzitelli che se la prende con tutti. Il campo diventa un ring che vede da una parte scatenati Gennaro Gattuso, Alessandro Del Grosso e Raffaele Ametrano, Gian Paolo Manighetti e Davide Dionigi dall’altra. A farne le spese è il secondo portiere degli emiliani Michele Nicoletti che esce dal campo con una ferita sotto l’occhio sinistro.
Le liti proseguono anche nel tunnel che porta verso gli spogliatoi con la Polizia che cerca di sedare invano gli animi tanto che i giocatori della Salernitana prendono d’assedio lo spogliatoio degli avversari e dell’arbitro. Gli incidenti proseguono anche fuori dal campo dove i tifosi ospiti prendono di mira le finestre delle case circostanti e alcune auto rompendo vetri e non solo. La rabbia si è accumulata con il passare delle ore dopo che prima del match alcuni supporters granata, senza biglietto, sono venuti a contatto con le forze dell’ordine nel tentativo di entrare comunque in Curva Sud.
Gli highlights di Piacenza-Salernitana del 23 maggio 1999
Il momento non è però ancora arrivato: i 1500 tifosi provenienti dalla Campania vengono scortati fuori dal Garilli con l’obiettivo di raggiungere la stazione di Piacenza per partire verso Salerno con il treno speciale numero 16681. Per la scorta è previsto l’intervento di dodici agenti di polizia, tuttavia sulle sedici carrozze scoppiano nuovi tafferugli con il treno che parte con tre ore di ritardo.
Durante il viaggio la situazione rimane incandescente con estintori scardinati e scaricati gli estintori, sedili strappati e finestrini rotti. Non bastasse i tifosi azionano più volte senza motivo il freno d’emergenza obbligando la locomotiva a fermarsi per non parlare delle pietre lanciate a ogni stazione dai vagoni. Nei pressi di Nocera Inferiore la sassaiola colpisce anche le abitazioni e i veicoli posteggiati a fianco dei binari prima del passaggio della Galleria Santa Lucia dove viene appiccato un incendio che si propaga velocemente fra i binari.
I macchinisti provano a far uscire velocemente il treno dalla galleria, tuttavia questo è costretto a fermarsi nuovamente a causa dei freni a mano serrati quando metà del convoglio è ancora dentro la struttura. I vigili del fuoco cercano immediatamente di spegnere il rogo, ma l’intervento è così difficile che quando il treno è completamente all’aperto, i soccorritori trovano le salme di quattro tifosi carbonizzati, Vincenzo Lioi, di 15 anni, Ciro Alfieri, di 16 anni, Giuseppe Diodato e Simone Vitale, di 23 anni.
Si chiude così un pomeriggio di “passione” allo Stadio Leonardo Garilli di Piacenza, un momento in cui il dramma sportivo ha travalicato i limiti di quello umano diventando una delle tragedie ferroviarie più drammatiche della storia italiana.