Adesso basta. 50 punti presi dall’Argentina, che nel secondo tempo ha dominato con una facilità a tratti imbarazzante. Credevamo che il tempo dei massacri fosse finito, invece sembra ormai un evergreen, una di quelle canzoni che non tramontano mai. Non necessariamente un pezzo pop: una Messa da Requiem sarebbe perfetta… Oppure, visto che manca poco più di un mese, perché non Bianco Natale? Bianco, come il foglio che indica il numero di prove del nove portate a casa dopo una grande partita. Natale, da passare insieme ai nostri avversari, sempre pronti a far(ci) la festa…
FORTE CONTRO I FORTI, DEBOLE CONTRO I DEBOLI
19 marzo 2022, Cardiff. L’Italia vince a sorpresa al Millennium Stadium.Paolo Garbisi arriva commosso all’appuntamento con la storia, dopo la meta di Edoardo Padovani. L’azzurro centra, piangendo, i pali che separano la sconfitta dalla vittoria: 22-21. l’Italia vince (in trasferta!) in un Sei Nazioni fino a quel momento deludente. Qualche mese dopo, il tour estivo a fine stagione ci mette di fronte la Georgia a Batumi. La vittoria è d’obbligo, per rimarcare la nostra superiorità e con essa il diritto a restare a pieno titolo nel Sei Nazioni. Arriva invece una sconfitta sanguinosa per 28-19, figlia della pressione derivante dall’obbligo di vincere.
Fallita la prova del nove, ossia la partita contro un avversario di pari livello che fa seguito a un’impresa, la vittoria contro una squadra più forte di noi. Vincere anche la partita successiva significa confermare il passo avanti e dare continuità sia alla salita della classifica mondiale sia alla fiducia nei propri mezzi. Perderla instilla invece nelle teste degli azzurri il dubbio maledetto di aver centrato nella partita precedente un miracolo, che in quanto tale non si ripeterà.
Non è un problema di uomini, abbiamo diversi giocatori al posto giusto e al momento giusto, compresa una panchina lunga e adeguata. Su tutti capitan Michele Lamaro, in grado di sostenere un illimitato numero di placcaggi, e Tommaso Meloncello, eletto miglior giocatore dell’ultimo Sei Nazioni. È un problema di personalità: l’Italia parte bene contro qualunque avversario, poi pur reggendo fisicamente fino al fischio finale arriva a un bivio. Scalare l’ultima montagna, la più ardua: giocare meglio quando più conta, quando si traccia la differenza tra vittoria e sconfitta. Un salto di mentalità già brillantemente compiuto contro Galles e Scozia all’ultimo Sei Nazioni, ma spesso tradito in altre circostanze. Il Sei Nazioni 2023 parte bene con la quasi vittoria sulla Francia e si chiude male con la quinta sconfitta in altrettanti match. Proprio dopo la bella prestazione con i francesi, contro l’Inghilterra nel primo tempo veniamo arati (come direbbe il grande Vittorio Munari) e due turni dopo a Roma, con un Galles che viene da tre sconfitte di fila, una sfida alla nostra portata diventa una continua sofferenza, culminata nella sconfitta. A conferma che quando si parla apertamente di fare risultato, la pressione per l’Italrugby è troppo forte.
IL TEMPO DEI MASSACRI
Alla Coppa del Mondo di Francia 2023, l’Italia vince senza brillare i due match che non può perdere, contro Namibia e Uruguay. Poi, crudele e inatteso, il dramma. Contro una Nuova Zelanda che deve vincere, gli azzurri subiscono una lezione che non capitava da tempo immemore: 96-17, un colpo durissimo, ma provare a rialzarci lo sarà anche di più. Contro una Francia che non può sbagliare, è lecito aspettarsi una gara costantemente ad inseguire, ma il campo dice un’altra cosa: 60-7, secondo massacro di fila.
L’IDENTITÀ AZZURRA
I macelli alla Coppa del Mondo, 96 punti dagli All Blacks e 60 dalla Francia, non rappresentano la vera Italia, come non la rappresentano nemmeno le due entusiasmanti vittorie con Galles e Scozia nell’ultimo Sei Nazioni. Così parlò capitan Lamaro. Chi siamo allora? Una via di mezzo: una squadra molto cresciuta negli ultimi anni, ma con il difetto cronico di sbagliare quasi sempre qualcosa di diverso. Un giorno la mischia, un altro la touche, un altro ancora la qualità di passaggio e ricezione della palla (l’ottima partenza con l’Argentina è stata vanificata da molti passaggi imprecisi che di solito non commettiamo). A questi livelli i fondamentali sono imprescindibili, pena la sconfitta.
Ad oggi, contro le prime quattro-cinque squadre del mondo siamo destinati alla sconfitta, ma c’è modo e modo di perdere. Con l’Argentina non pensavamo di venire così massacrati, come non lo pensavamo ai Mondiali: il salto di livello, quello che sul campo ci fa essere più che degni del Sei Nazioni, comprende anche la capacità di giocarsela con tutti, fino al minuto 80, anche perdendo. Non ci siamo ancora arrivati. Intanto, a Genova ci aspetta la Georgia. Dopo la stesa con i Pumas, con quale spirito gli azzurri scenderanno in campo domenica in una partita da vincere a tutti i costi?