Che non appoggiasse gli sci come le altre sulla neve lo si era capito già quando muoveva da ragazzina i primi passi. Ma la classe, quella pura, non è mai prevedibile, a volte percorre meandri impensabili e tortuosi prima di rivelarsi. Adesso Marta Bassino è una splendida realtà, la dominatrice assoluta del Gigante, la specialità centrale dello sci alpino, quella che pone le basi tecniche anche per le altre.
La cuneese di Borgo San Dalmazzo ha quel quid che non si insegna, ma che solo Mamma Natura può darti: la sensibilità nei piedi di un Paganini con la musica, la capacità di toccare la neve con la grazia che un Maradona aveva sul pallone. E non è semplice quando quei piedi sono chiusi in uno scarpone di plastica dura che sembra un blocco di cemento. A sette centimetri dal suolo è difficile sentire la neve, le sue rughe, i suoi capricci. Pochi, maschi compresi, ne sentono le finezze e la scorrevolezza, sensazioni che lasciano solo centesimi di secondo per adattarsi alla situazione che ti trovi sotto le solette. In questo gioco difficile Marta è diventata una maestra in pochi mesi.
La Bassino ricorda davvero la miglior Compagnoni. Come Deborah è diversa dalle altre, lo capisce anche l’occhio di un profano. Nella sua azione non vedi mai la potenza (fattore comunque su cui la cuneese può contare solo limitatamente), a nasconderla sono l’armonia del gesto, la dolcezza e la continuità nel procedere, nemmeno sotto i suoi sci scorresse una pista ed una neve diverse rispetto alle avversarie. Le due vittorie di Kranjska Gora (Slovenia) su una delle pendenze più difficili del circuito maschile l’hanno definitivamente consacrata. Si poteva pensare ad un caso lo scorso anno quando vinse a sorpresa il gigante di Killington (Usa), ora Marta è diventata un caterpillar.
Sono molti a chiedersi perché l’azzurra sia esplosa così tardi. Ma lo sci è disciplina estremamente complessa. Il talento da solo non basta. Anzi, a volte diventa controproducente perché ti fa credere in qualcosa che da solo non riesce a realizzarsi. Proprio la storia della Compagnoni si trovano le tracce del percorso di Marta. Anche Debby all’esordio in coppa del Mondo era apparsa fortissima, ma nella sua prima vera stagione prima dell’Olimpiade di Albertville (1991/92) riuscì a piazzarsi cinque volte seconda in gigante prima di vincere l’oro olimpico del superG in Francia. La prima vittoria in gigante, la specialità di elezione per la valtellinese, arrivò solo nel dicembre 1995 a Tignes.
La Bassino è entrata nella squadra azzurra sul finire della stagione 2015 sull’onda di quanto di buono aveva fatto nelle categorie giovanili. Là dominava, in coppa del Mondo invece il pane era duro. Pezzi di gara in cui mostrava tutta la sua classe, ma solo pezzi, incapaci da soli di fare classifica. E’ successo a tutti i campioni. Costruire una gara completa al massimo livello senza errori è sempre difficilissimo ed è un cammino lungo. Contano i muscoli, la resistenza, l’esplosività.
E’ necessario fare esperienza, accatastare mattone su mattone, tarare la mentalità in una disciplina che con distacchi di centesimi di secondo non permette certo calcoli. Marta ha imparato in umiltà e quando si è trovata vicino al vertice ha mostrato la sua seconda grande qualità. La tranquillità interiore. Dicevano che pareva un pesciolino smemorato, considerando il suo apparente distacco emotivo. No, era solo concentrazione e consapevolezza del suoi mezzi. Lo ha
dimostrato quando si è trovata in testa dopo la prima manche. Il tempo tra le due tornate è un abisso che ha ingoiato fior di campioni. Lei no, è rimasta tranquilla, ha raggiunto il massimo obiettivo.
Il cerchio lo ha quadrato negli allenamenti della scorsa estate e la prova la si è avuta nel Gigante di apertura a fine ottobre a Soelden (Aut). Prima vittoria stagionale. Che non fosse un caso lo ha confermato nel primo gigante di Courchevel e stava vincendo anche il secondo se non fosse uscita a poche porte dal traguardo della seconda manche. Seconda a pochi centesimi dalla Vhlova nel gigante annullato per vento dopo la prima manche, quindi queste due vittorie a Kranjska Gora. In mezzo anche un secondo posto in superG a St. Anton (Aut). Vittorie sempre ottenute su nevi diverse, a dimostrazione della sua solidità tecnica e mentale. Non poteva avvicinarsi ai Mondiali di Cortina nel modo migliore. Favorita del Gigante, fra le favorite se il percorso è molto tecnico, in superG ed outsider in discesa. Cosa le possiamo chiede di più ad una ragazza di solo 24 anni?
Classifica della Coppa di Gigante
400 Bassino
272 Gisin
250 Brignone
236 Worley
230 Shiffrin
196 Vlhova