Stefanos (Tsitsipas) sono davvero forti, in quest’inizio di stagione. Hanno rispettivamente 23 e 21 anni, sono il numero 5 e il 6 del mondo, hanno già guadagnato 11 milioni di dollari, circa, a testa, di soli premi ufficiali, grazie ai 7 titoli Atp vinti dal russo e ai 4 dal greco. Eppure stanno soffrendo molto in questi primi due mesi nella stagione della conferma al vertice ora che sono loro il bersaglio, i protagonisti da battere, e non più i cacciatori. Ora che devono sostenere una pressione diversa, molto più pesante del 2019: devono sostenere responsabilità ed aspettative, non solo da parte di se stessi ma anche di amici, parenti, sostenitori e appassionati, media, organizzatori, sponsor, paese, colleghi giovani rampanti e/o mossi da rivalità feroci. Portano un bagaglio di pensieri che si somma al durissimo professionismo delle racchette moderne, con tutto che studiano tutti e imparano a fronteggiarli, con tutti che lavorano tantissimo di tecnica, fisico, tattica e testa, lasciando sempre meno spazi liberi. Certo, come replicava Ion Tiriac al recalcitrante Boris Becker d’inizio carriera, la pressione vera ce l’ha il minatore che s’infila tutti i giorni sotto terra a fare un lavoro durissimo, respirando polvere, senza speranza alcuna del domani. Ma Medvedev e Tsitsipas hanno qualche motivo in più di preoccupazione rispetto ai coetanei.
Daniil Medvedev, sconfitto al primo turno da Vasek Pospisil