Il diciannovenne Lorenzo Musetti batte un top ten, Diego Schwartzman, ad Acapulco, il coetaneo Jannik Sinner gli risponde battendo un ex top ten, Roberto Bautista Agut, a Dubai. “Il Rinascimento del tennis italiano” non è uno slogan e quindi il titolo del libro edito da Pendragon reperibile su Amazon. E’ molto di più. Ne abbiamo parlato col coautore, l’ex Davis-man e ora telecronista tv, Paolo Bertolucci.
E’ d’accordo che il tennis italiano non ha mai avuto due giocatori così forti già così giovani?
“Certo che sì. Abbiamo anche avuto Omar Camporese e Diego Nargiso, ma non avevano la qualità di Sinner e Musetti”.
Fra i due c’è qualche mese di differenza che oggi però si avverte moltissimo.
“Quando avranno 24 e 25 anni si sentirà molto meno, perché allora tutti e due avranno sulle spalle 150 partite, oggi invece Sinner ne ha 50 e Musetti 4 o 5. A parte questo, tutti e due hanno qualità notevolissime pur essendo molto diversi fra loro”.
Sinner è un giocatore moderno.
“Di più è l’evoluzione del giocatore che si sta imponendo da 5-6 in qua, da Ferrero, diciamo, passando per Berdych e Djokovic, un giocatore cioé che dà più ritmo ancora da dietro, più pressione, che raggiunge quindi velocità di palleggio ancora più elevate e non rallenta mai la spinta, tanto da togliere il fiato all’avversario. Questo impiego così massiccia di forza e di velocità non dà nemmeno il tempo di fare altre cose, di cercare soluzioni diverse. Sinner tira così forte di rovescio come di dritto che non riesce nemmeno ad andare avanti, per esempio, perché fa tutto da dietro. Magari lo farà più avanti per sopperire a qualche giornata no o durante la crescita di giocatore, adotterà il rovescio in back e qualche palla più bassa, anche corta per costringere a rete l’avversario. Com’è successo a Nadal, nella seconda/terza parte della carriera, quand’ha portato degli aggiustamenti inserendo nel repertorio anche qualche servizio-volée. Ma oggi, a 19 anni, a Sinner non sarebbe nemmeno giusto chiedergli cose così, esprime già un livello altissimo e con quei due fondamentali così solidi ha margini di miglioramento enormi”.
Sia Sinner che Piatti parlano di un futuro d’eccellenza: da top 3?
“Non mi piace parlare di numeri, capisco che c’è differenza fra numero 2, 6 o 8 del mondo, ma sono sicuro che Jannik arriverà in cima”.
Che cosa deve temere nella sua ascesa?
“Bisogna vedere se fisicamente regge i ritmi forsennati del suo gioco, perché altrimenti diventa dura fermarsi e ricominciare tutte le volte. E non deve sedersi davanti ai soldi, agli sponsor. Ma di testa è molto forte, per come sta in campo sembra già un 25enne che abbia in tasca un paio di titoli Masters 1000 e una semifinale Slam”.
Non è sorpreso che un simile doppio miracolo avvenga nella società italiana?
“Sinner e Musetti hanno un grande vantaggio: il tennis si svolge fondamentalmente all’estero. Certo, ci sono i social e mille sistemi per sapere che cosa si dice e si scrive di loro, ma non stanno qui tutti i giorni, circondati da gente che sale sul carro del vincitore e gli dice quanto sono belli e bravi. Invece, stando all’estero, hanno continuamente la spinta che gli viene dalla coesistenza e dal paragone coi giocatori stranieri e col professionismo spinto, che coltivano giorno dopo giorno e non gli fa mai tirare il freno”.
Musetti è molto diverso da Sinner, in tutte e per tutto.
“Ha un gioco più brillante e mi dà la sensazione di uno che sta benissimo sul palco, anche se non ci sta da tanto, è modesto al punto giusto, ma sa stare al centro dell’attenzione. Ha una mano morbida, diciamo un talento come pochi che gli permette di trovare tante soluzioni diverse e lo fa piacere di più soprattutto a un pubblico meno di addetti ai lavori. Il suo tennis è più facile da capire, più tecnico di Sinner”.
Jannik e Lorenzo sono amici, vanno d’accordo, ma una certa rivalità interna sarà normale e produttiva.
“Sarà una rivalità meravigliosa, importantissima per tener viva l’intensità di rendimento e il desiderio di migliorarsi di entrambe, per primeggiare l’uno sull’altro. Che bello, dopo aver visto per anni le rivalità al vertice fra tennisti stranieri finalmente la potremo vedere fra due tennisti di casa nostra, magari un nuovo Bartali e Coppi”.
La diciamo grossa, ma è giusto dare un riferimento più preciso: Musetti può aspirare alla maestria di Federer, Sinner di Djokovic. Sempre con estremo rispetto e senso delle proporzioni. Ma per una volta che possiamo sognare perché non farlo alla grandissima?