Le attività di gioco si svolgeranno le ultime due domeniche di marzo in viale Sarca 255 al Bicocca Stadium, che è anche il campo dove si allenano le cussine, con tornei dedicati al rugby femminile Under 13 e 15, il 20 marzo e under 17 e seniores il 27, oltre ad altre attività ludiche pensate per dare alle ragazze la possibilità di conoscere questo gioco di combattimento “declinato” al femminile. Sport che in Italia sta crescendo molto come dimostra la nazionale maggiore ottava nel ranking mondiale (rispetto al 14° posto degli azzurri che purtroppo domenica al 6 Nazioni contro la Scozia hanno “raggiunto” la 36° sconfitta consecutiva) e che ha anche conquistato l’accesso a giocare in autunno la Coppa del Mondo in Nuova Zelanda.
Domenica 27 alle ore 15 si giocherà anche il torneo Franco Diena, rimpianto storico dirigente del Cus Milano Rugby e “papà” delle Erinni. Sarà un torneo a 7 che vedrà scendere in campo due squadre composte da giocatrici ed arbitri della Federazione Italiana Rugby. Per la cerimonia della premiazione, che si arricchirà delle inconfondibili note suonate dai luccicanti ottoni della Fanfara dei Bersaglieri Luciano Manara, è prevista anche la presenza di Maxime Mbandà ex nazionale, attualmente giocatore in forza alle Zebre, insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica per l’attività di volontariato svolta durante la pandemia.
NON SOLO GIOCO
Martedì 22 marzo (sia in presenza che in streaming sul canale youtube dell’università, Mbs Live@Unimib.It ) si terrà alle ore 17.30 la tavola rotonda “Rugby: dritte alla meta” che nasce dallo studio realizzato da 4 studenti (Emiliano Bagattin, Giulio Panzeri, Monica Pentucci e Camilla Zaini) “La partecipazione femminile al rugby: una comparazione tra Nord e Sud Italia” e che offrirà la possibilità di riflettere su come questo sport viene oggi visto e vissuto in Italia.
LO SVILUPPO DEL RUGBY FEMMINILE
Per rendersi conto della diffusione del rugby femminile (fonte Ladies rugby club), se nel 2012 c’erano poco più di 50.000 giocatrici adulte registrate in tutto il mondo, dieci anni dopo, nel 2021, questo numero è più che raddoppiato e il numero di nazioni nel ranking è cresciuto a 61. Quindi se dieci anni fa il rugby femminile era considerata meno di un’appendice a al gioco mondiale, oggi ne è a buon diritto un motore di crescita. Ed è qui che ci sono stati i grandi cambiamenti. Gli sponsor stanno arrivando dove prima erano un sogno lontano e stanno contribuendo a far progredire il gioco femminile sebbene il passaggio da amatoriale a semi-professionista, specie in Italia, sia ancora troppo lento. Non così in Inghilterra dove invece il movimento è quasi completamente professionistico. E in Lombardia? Stando ai dati della stagione pre-pandemia (anni 2018/2019)risultavano 1300 tesserate di cui 410 residenti a Milano.
Se il rugby maschile azzurro è in forte calo, per fortuna possiamo fare affidamento sull’altra metà del cielo.
Benedetta Borsani