Dino Buzzati, inviato del Corriere della Sera, assistendo a quel duello grandioso, rispolverò Omero e paragonò Coppi ad Achille e Bartali, per cui parteggiava, a Ettore. Scrisse uno degli articoli più belli della letteratura sportiva.
Nell’immaginario collettivo Coppi e Bartali erano nemici e anche opposti. Uniti da quella calamita che è la bicicletta: uno era il polo Nord, l’altro il polo Sud. Bartali era il cattolico, Coppi il comunista. L’uno era la virtù, l’altro il peccato. Bartali salvava gli ebrei, portando i documenti per l’espatrio nel tubo piantone della bicicletta, e dedicava le vittoria alla Madonna e a Santa Teresa del Bambin Gesù. Coppi dava scandalo, lasciando la moglie Bruna per la Dama Bianca. Poco importava che Togliatti, Montanelli, Valentino Mazzola, Enzo Ferrari, Gassman…avessero fatto lo stesso.
Ma Coppi e Bartali erano davvero nemici? L’immagine che ci è stata tramandata è fedele alla realtà oppure è uno stereotipo deplorevole? Il Giro dei cento anni, visitando le culle dei due campioni, ci permette una messa a fuoco utile.
L’analisi della vita di Coppi e Bartali rivela somiglianze importanti. Entrambi hanno origini umili e la bicicletta è lo strumento che permette loro di aprirsi un sentiero nella foresta della vita. Entrambi hanno conosciuto un’identica tragedia, la perdita in un incidente di bicicletta di un fratello caro: Giulio per Bartali e Serse per Coppi.
Chi soffia sul fuoco della rivalità, dimentica che Coppi, di cinque anni più giovane, si è affermato nella Legnano, la squadra di Bartali. Fausto era l’ultimo dei gregari di Gino, quando vinse a Modena, dopo un volo di cento chilometri, e conquistò la maglia rosa. Il suo capitano Bartali non lo fermò, non lo attaccò, anzi lo aspettò sul Pordoi e lo aiutò a vincere il Giro.
Nel dopoguerra, è vero, la rivalità Coppi-Bartali raggiunse l’acme. Alla base, però, c’era la competizione industriale: la Bianchi cercava di scalzare la Legnano, che aveva dominato il ciclismo per vent’anni. E questo accendeva e portava all’estremo la rivalità sportiva.
Qualcuno ha scritto incautamente che i due si odiavano. Sulla famosa foto della “scambio della borraccia”, che erroneamente fu considerato un “unicum”, ci si azzuffò: l’ha data Bartali, no l’ha data Coppi. Intanto non era una borraccia, ma una bottiglia di plastica. Una donna lungo la strada – probabilmente complice con il fotografo appostato – voleva darla Coppi. Ma Bartali le passò accanto – mentre Fausto era al centro della strada – prese la bottiglia e la diede a Coppi, a cui era destinata.
Non fu l’unico scambio di borraccia tra Bartali e Coppi. “Ce la siamo passati decine e decine di volte, quando rappresentavamo l’Italia al Tour e ai Mondiali”, ci ha detto Bartali. “Non solo, ci siamo anche scambiati la ruota molte volte. Fausto era molto corretto in corsa”.
Oltre la rivalità sportiva, che fu fiera, Bartali e Coppi si stimavano. La prova più grande si ebbe quando Serse Coppi morì. Mamma Angiolina era distrutta. E Fausto, temendone il collasso, chiese a Gino di stare accanto alla madre. Questo episodio cancella ogni sospetto sulla qualità del rapporto tra Bartali e Coppi. Era rivali leali, che si stimavano.
Claudio Gregori