Una serata indimenticabile per il tennis e lo sport italiano. Una serata perfetta, a Roma, per Fabio Fognini che dà una lezione di terra rossa al numero 1 del mondo Andy Murray, ripetendo, dieci anni dopo, anche nel punteggio – 6-2 6-4 – il colpaccio di Filippo Volandri contro Roger Federer.
“E’ una delle tre imprese più belle della mia carriera, insieme alla coppa Davis a Napoli di tre anni fa, quando entrai sull’1-2 contro gli inglesi, superai proprio Murray e poi Seppi portò il punto che ci portò in semifinale, e insieme alla vittoria su Rafa a New York 2015, quand’ero sotto di due set a zero”. Anche se stavolta l’italiano dai nervi purtroppo non all’altezza del talento tennistico è contento anche un po’ di più: “Finalmente ho fatto vedere al pubblico di Roma quel che valgo come tennista, purtroppo le altre volte non s’era creato un buon feeling, e io ci avevo messo del mio”. Stavolta, sotto i piedi, Fabio ha dei razzi: “Mi sono allenato molto bene col nuovo coach, Franco Davin, ho recuperato i chili di troppo che avevo preso quand’ero infortunato e mi sento bene”. Così manda in solluchero il Centrale del Foro Italico, strapieno, frastornando lo scozzese con accelerazioni profonde, tagli improvvisi del campo e smorzate melliflue, smascherando la forma fisica approssimativa di Murray: “Sapevo che potevo fargli male, all’Olimpiade ero avanti 3-1 al terzo e palla del 4-1, ma ci ho perso”. Fino a volare su un irreale 6-2 5-1, per poi disunirsi all’improvviso (5-4), e poi anche riprendersi, come solo lui sa fare, e chiudere il match della vita con una superiorità davvero impressionante: “Tutti sanno che gioco bene a tennis, ma per motivi extra non sono andato più avanti nella mia carriera”.
Eppure la risposta sta proprio nelle sue parole: quando sta bene fisicamente quando le gambe spingono il suo dritto fa male, taglia il campo a fette, incrociato e lungolinea, altrimenti, si trincera a fondocampo e rimane un giocatore a una sola dimensione, difensiva, si stanca, perde brillantezza e creatività, e appena qualcosa va storto si disunisce e va in tilt di nervi.
Giovedì lo attende il vincente del match fra il bambino d’oro Sascha Zverev e il picchiatore Troicki, ma soprattutto una lunga telefonata con la moglie Flavia Pennetta in dolce attesa, a Barcellona: “Il mio torneo può finire da un momento all’altro, appena arriva la chiamata, la raggiungo. Poi vediamo se qui mi danno il permesso per tornare”. Intanto, ridà uno slancio incredibile al torneo, dopo le sconfitte d’acchito degli altri italiani e la giornata nera di Maria Sharapova. Che, esclusa dalle wild card del Roland Garros anche per le qualificazioni (mentre da n.173 del mondo potrà giocare quelle di Wimbledon), paga lo sforzo del rientro dopo 15 mesi per la condanna doping, ritirandosi per infortunio alla coscia all’inizio del terzo set nel secondo turno contro la Lucic.
Vincenzo Martucci