C’è un solo capitano, cantano i tifosi, che hanno assistito a questo tramonto malinconico gestito perfidamente da Luciano Spalletti tra dispetti, rancore e bugie. E’ davvero incredibile come la Roma americana di James Pallotta, solo omonimo del titolare di una nota pizzeria di Ponte Milvio, abbia puntato fin dall’inizio alla destituzione del monarca, come se dalla sua eliminazione potesse dipendere l’inizio di una nuova era. Non hanno capito, a Boston e dintorni, che Totti non è soltanto il più grande calciatore italiano di sempre, ma anche un sentimento, qualcosa che non si compra e non si discute.
I 382 minuti concessi da Spalletti in questo campionato a Totti sono un insulto non solo alla sua carriera, ma a tutti quelli che amano il calcio. Non sarà un caso se a Madrid come a Barcellona, a Londra come a Milano la gente non romanista abbia conservato un lungo applauso quando lo speaker ha annunciato il suo nome. Perché se il calciatore della Roma è di tutti, è una specie di patrimonio culturale. Non vorrei autocitarmi ma nel libro “Il talento di Francesco” che ho scritto partendo dalle singolari coincidenze fra Totti e Borromini, tutto questo era abbondantemente previsto. Non so se Spalletti sia davvero un piccolo uomo, come ha dichiarato stizzita la signora Ilary, ma so che quello che ha fatto equivale a un sacrilegio se l’altro Francesco, residente in Vaticano, mi passa il termine un po’ forte. Con un crescendo che ha raggiunto l’apice nella serata della Juventus, quando Totti è entrato senza avere il tempo di toccare il pallone. La scuola di Certaldo sostiene che nel calcio di oggi si deve correre e Totti non è in grado di farlo. Ricordo qualcosa del genere tanti anni fa a proposito della presunta staticità di Rivera. Solo che Rocco non era Spalletti e convenne rapidamente sul fatto che se Rivera non correva, valeva la pena che qualcuno corresse per lui. Adesso siamo vicini al paradosso perché l’addio al calcio del capitano, messo in cartellone domenica 28 maggio, potrebbe essere vissuto ancora in panchina perché la partita con il Genoa sarà probabilmente decisiva per la salvezza, per la zona Champions e come estrema ipotesi anche per lo scudetto. Pagherei per sapere cosa si agita nella testa di Spalletti, alle prese con uno stadio pieno di passione per l’uomo che ha segnato 307 gol tutti con la maglia della Roma. Non doveva finire così.
Enrico Maida
(Foto Paolo Pizzi)