Al debutto nella MotoGP, nel 2019, Fabio Quartararo ha raccolto 6 pole position, 7 podi e il quinto posto in classifica generale: una serie di risultati straordinari grazie ai quali ha conquistato il titolo di rookie of the year. Nessuno si sarebbe aspettato un exploit simile, dopo un quadriennio anonimo in cui era salito sul gradino più alto del podio una volta tra Moto3 e Moto2. “Io, sì – dice ‘El Diablo’ – e alla quarta tappa della Mondiale, a Jerez de la Frontera, mi sono tolto la prima soddisfazione: la pole position a 20 anni e 14 giorni”, record di precocità soffiato al fenomeno Marc Márquez.
Il breve ma ricco curriculum del francese si è trasformato nel pass di accesso al club più esclusivo del campionato che è già riservato ai top rider del pianeta: l’anno prossimo “Monsieur Magique”, nato a Nizza il 20 aprile 1999, si trasferirà dal team privato Petronas Yamaha SRT alla gloriosa scuderia ufficiale Yamaha.
Non al posto di uno qualunque: sostituirai Valentino Rossi, 20 anni esatti in più di te.
“E mio mito di sempre. Mi ritrovo qui anche perché mi ha ispirato lui. Sono cresciuto guardandolo in tv e le pareti della mia camera erano tappezzati dei suoi poster. Ogni volta che lo vedo a pochi metri da me, in pista, realizzo il sogno della vita”.
Il “Dottore” l’anno scorso ha dichiarato: “Quartararo dà mezzo secondo a tutti noi sulla Yamaha. Avremmo preferito non ci fosse, ma ci sprona ad andare forte”.
“Un gran bel complimento, come quando mi ha definito una ‘bega’: non conoscevo il termine e, detto da lui, non posso che andarne orgoglioso”.
Hai origini siciliane, tra Calatafimi e Palermo. Ti senti un po’ italiano?
“Mi sento cittadino del mondo con il cuore francese, non a caso ho tatuato la cattedrale di Notre-Dame, simbolo del mio Paese. In Sicilia non sono mai andato, ma spero di riuscirci presto”.
Com’è scoppiato l’amore per le moto?
“Sono convinto che le due ruote siano una questione genetica: mio padre Etienne nel 1983 si è laureato campione di Francia nella categoria 125 cc. Gli ho chiesto io, a 4 anni, di montare in sella e m interessava solo girarci sopra”.
Papà ti segue nelle gare?
“In Europa, senza interferire e mantenendosi alla giusta distanza: sa che non devo perdere la concentrazione”.
Mamma, invece?
“Lei il paddock lo evita proprio: non regge la paura di vedermi correre. Nemmeno in diretta sul divano: guarda la gara quando ha la certezza che sia sano e salvo”.
Cambi spesso taglio e colore di capelli e su Instagram e tanti ragazzi imitano i tuoi look : ti piace fare shopping?
“Molto; mi piace abbinare con cura felpe e jeans di cui l’armadio straripa. Sarà perché trascorro la maggior parte del tempo sigillato ‘nell’armatura’ da pilota, casco, divisa in pelle di canguro, guanti e stivali, preferisco un guardaroba oversize e sneakers comode. La classe dipende dalla disinvoltura, non da ciò che indossi; se un abito favoloso ti impaccia, diventi ridicolo”.
La tua icona di stile?
“Lewis Hamilton: smoking o tuta da ginnastica, è sempre impeccabile. A dicembre abbiamo cenato insieme ad Abu Dhabi: aveva tagliato il traguardo da poco e sembrava uscito da una sfilata. Ha un gran gusto e le collezioni che ha firmato insieme a Tommy Hilfiger erano pazzesche. Magari un giorno potrei provare a disegnare una mia linea; intanto sto facendo pratica con il mio merchandising”.
*Credito foto: Petronas Yamaha SRT.