Era il preludio della decisione maturata da tempo, dopo troppe peripezie per superare l’ultimo infortunio, al piede sinistro, col quale ha suggellato la carriera, nel secondo turno di Seul a metà settembre contro la romena Irina Camelia Begu. “Non ci posso fare nulla, il dolore non mi lascia più, sia con le scarpe coi tacchi che con quelle da tennis, il mio piede è usurato dall’attività e non funziona più come dovrebbe. E’ sempre infiammato e mi sveglia in piena notte per i crampi. Non c’è infiltrazione, nemmeno il cortisone, non c’è medico e non c’è soluzione chirurgica, il mio corpo ha detto semplicemente basta. Gioco solo al 30%: quest’anno ho fatto 14 tornei ma mi sembrano 34. Quest’anno ho giocato poco e mi sono allenata ancora meno, ma anche il riposo, il part-time non ha funzionato”.
Insomma, dopo tredici anni di attività pro sul Wta Tour, Aga getta la spugna come atleta, anche se promette di rimanere nel tennis, magari come coach. Gli appassionati la ricorderanno bene perché col suo gioco creativo, di tocco, effetti e diagonali molto diversa dalle virago, dalle monotone picchiatrici, tanto da averla votata sei volte di fila, dal 2011 al 2016, col “La favorita dei tifosi”, cinque volte col “Colpo dell’anno” e in numerose occasioni col “Colpo del mese”. Ancor di più la ricorderà il tennis polacco come la prima a disputare una finale Slam, peraltro a Wimbledon, il torneo più famoso, che si era aggiudicata da juniores nel 2005, la prima a vincere il Masters (2015), la prima a conquistare un titolo Wta, a Stoccolma 2007, dei 20 che ha firmato. Da sommare ai 2 di doppio
Dal luglio dell’anno scorso è sposata con Dawid Celt, ex tennista e sparring partner. E, con 27.683.807 dollari, è la sesta di sempre nella hit parade dei guadagni di soli premi ufficiali. La ricorderemo per la deliziosa palla corta, davvero magica, con cui spezzava all’improvviso il ritmo all’avversaria e per la disperata, ed infruttuosa, caccia al numero 1 del mondo nell’estate 2012, quando fu stoppata anche da Roberta Vinci nel quarto turno degli Us Open e poi, al Masters, fu capace di superare Sara Errani dopo tre ore e 29 minuti di partita. La più lunga della storia del torneo, sintetizzata dal 6-7 (6) 7-5 6-4 finale, appassionata, combattuta ed indimenticabile. Come Aga.
*articolo ripreso da federtennis.it