Natale si avvicina e una domanda rimbomba prepotentemente nella testa di ognuno di noi:
“E quest’anno che cosa metto sotto l’albero alla Vigilia?”
Non temete, lettori di Sport Senators! Se i vostri cari sono accaniti calciofili, questa lista di consigli per gli acquisti vi toglierà da ogni impiccio. Un pronto soccorso librario a tema calcistico per i palati più fini in termini di narrazione sportiva.
Christian La Fauci, A – Marcord, Urbone Publishing (2021)
Il calcio italiano anni ’80 è indimenticabile. In poche lapidarie parole, Christian La Fauci sintetizza già dal primo capitolo lo spirito dei bei tempi andati del nostro movimento pedatorio: “Si stava meglio quando si stava meglio”. Venticinque ricordi estrapolati dall’ultima grandeur del nostro calcio prima dell’avvento di una nuova, mediatica era. Un libro pregno di impressioni, suggestioni in ordine sparso e memorie in formato Polaroid: dall’istinto ancestrale di Claudio Garellik Garella alle prodezze di Platini e Maradona, dalla Lazio del -9 alla Roma del Barone, dall’Inter del Trap al Milan di Sacchi, senza dimenticare la dura lex sed lex del Partenio di Avellino, il mitico Tango, Novantesimo Minuto, Eurogol e Il Guerin Sportivo.
La Fauci prende il lettore per mano e lo accompagna come in una sorta di flusso di coscienza alla scoperta di un’età dell’oro ormai lontana ma estremamente vivida, nonostante i colori di quegli scatti si facciano sempre più sbiaditi e quel tanto mitizzato romanticismo sia sempre meno presente nel calcio moderno. Inevitabile, già dalle prime righe dell’introduzione, sentirsi come sulle ginocchia del nonno ascoltando, affascinati e un pizzico divertiti, di un passato che, in quanto tale, non tornerà mai più. E, in fondo, è meglio così.
La ragione di Stato, Dov’è la vittoria? L’Italia ai Mondiali degli anni Novanta, 66THA2ND (2022)
“Ma questo è il calcio: uno sport infame, uno sport che non è fatto per i meritevoli. Uno sport dove il più delle volte vince chi merita di meno, il più sporco, il più furbo. Insomma, sia detto senza pregiudizio: il più italiano”.
Pensieri e parole di Stefano Mondi e Matteo Santarelli, alias “La ragione di Stato”, collettivo sbocciato nel 2018 in seno alla più profonda Valle Umbra meridionale e salito presto alla ribalta su Instagram grazie al tandem sempre vincente formato da calcio e cronaca politica. Il connubio fantozziano, come scrivono loro stessi, per antonomasia. E questo libro ne è il miglior affresco possibile. Una rievocazione di tre spedizioni, Italia ’90, USA ’94 e Francia ’98, dalle fosche tinte tragicomiche e autodistruttive. Tra i proclami di Luca Cordero di Montezemolo accanto a Ciao, una svagata Irene Pivetti al Rose Bowl Stadium come rappresentante del primo governo Berlusconi e la rivoluzione videoludica scaturita dall’avvento di FIFA: Road to World Cup 1998, Mondi e Santarelli realizzano la loro personale versione del Cenacolo Vinciano fatta di stramberie, variopinti individui prestati al mondo del pallone, inni e hits estive discutibili con cui bombardare senza pietà alcuna i timpani degli appassionati e, ovviamente, di una buona dose di dramma sportivo, unico collante di un popolo, ora sotto forma di calcio di rigore sbagliato ora con le sembianze di un truce arbitro messicano.
Dov’è la vittoria? è soprattutto un doloroso schiaffo ai razionalisti, a chi non crede nella scaramanzia, agli inossidabili ottimisti. Dov’è la vittoria? è la riprova che si può essere eliminati per tre volte consecutive, a diverse latitudini del pianeta e a quattro anni di distanza l’una dall’altra per un tiro scagliato male dagli undici metri.
Luca Todarello, Atlante sentimentale del goal, Bordeaux edizioni (2022)
Un atlante geo-storico dedicato all’acme di questo sport. Un gesto tecnico in grado di “conferire senso e direzione” a quanto un istante prima era ancora in potenza, “disperso e insensato” secondo Massimo Raffaeli, filologo e critico letterario che ha curato la prefazione del libro. Cinquanta preziose miniature realizzate miscelando sapientemente la puntualità della cronaca sportiva al magnetismo della pagina letteraria. Una girandola di campioni, Baggio, Eusebio, Hagi, ma anche di supernove in grado di brillare solo per novanta minuti, Al-Owairan e Schurrle su tutti. Gioie e dolori, una mappa “sentimentale” completata anche da una parata di stelle rimaste con le polveri bagnate alla Coppa del mondo.
Pagine che nascono dalla convinzione che, come affermava Albert Camus, “Non c’è luogo al mondo in cui l’uomo sia più felice che in uno stadio di calcio”.
Gregorio Scorsetti, La gara di ritorno, Cile 1973, 66THAND2ND (2023)
Santiago, 1973: il Cile è a soqquadro per via delle elezioni parlamentari di marzo che, confermando il governo socialista di Salvador Allende, aprono una lunga crisi politica, economica e sociale in grado di spaccare in due il paese e culminare nel golpe dell’11 settembre ’73 a firma Augusto Pinochet. Il regime militare sostenuto dagli USA prende presto possesso anche del mondo dello sport: l’Estadio Nacional è tramutato in campo di concentramento e di sterminio per dissidenti politici. Impossibile sfuggire al controllo della dittatura militare: ne fa le spese anche la Nazionale cilena, la Roja, oggetto di culto in quel di Santiago e allora impegnata nello spareggio mondiale contro l’URSS.
Gregorio Scorsetti è autore di ciò che all’apparenza è un romanzo eppure fu solo dramma. Un’opera in grado di restituire al lettore il peso specifico di una partita di pallone nel mezzo di una crisi politica che colpirà di lì a poco il resto del Sudamerica, lasciando col fiato sospeso milioni di persone, come si trattasse di un enorme tabellone di Risiko. Ed il pallone è solo l’antefatto di un match più complesso e in perenne avvitamento su sé stesso, con le esistenze dei cileni appese ad un filo, indipendentemente dalla fazione politica a cui appartengono. La partita per qualificarsi ai Mondiali di calcio di Germania del 1974 sarà solo un fatto quotidiano, se non fosse che il rifiuto di prendervi parte smuove la politica. Sarà il capitano della nazionale cilena, Francisco Valdés, a bloccarsi di fronte alla impossibilità di liberare due suoi amici dalle prigioni del paese.
Pierluigi Allotti, Andare per Stadi, Il Mulino (2018)
Ritrovare l’Italia attraverso le peripezie di sedici stadi di calcio: è possibile. Pierluigi Allotti dimostra come il pallone possa essere una potente forma di cultura trasversale e non solo una passione domenicale o un argomento di conversazione davanti ad un caffè al bancone il lunedì mattina. Nel farlo, l’autore visita (anche servendosi di fonti d’archivio) i suoi templi: dallo Stadium di Torino, colossale arena inaugurata nel 1911, all’altro “stadium” torinese, l’Allianz, che ha aperto i battenti nel 2011. In un secolo, il football tricolore ha vissuto momenti degni dell’Omero più ispirato, lo storico scudetto del Cagliari di Gigi Riva ad esempio, e tragedie da far invidia ad Euripide o Sofocle, dalla morte del tifoso biancoceleste Paparelli in un derby capitolino del 1979 al primo grande scandalo calcistico, il “Totonero”, che un anno più tardi portò in manette diversi beniamini.
Un itinerario peculiare, quasi un pellegrinaggio, per capire quel rapporto totale e totalizzante che lega fin dagli albori di questo gioco gli italiani al calcio. Da Milano a Bari, passando per Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Pescara, Napoli e Cagliari. Ogni angolo d’Italia ha, infatti, qualche aneddoto legato al pallone o un segno tangibile della sua presenza.