Eppoi dicono che il tennis donne zoppica e fa davvero gemere, ancor più e ancor peggio dei lamenti con cui le protagoniste del Wta Tour accompagnano i loro colpi strappati, sempre uguali, sempre troppo potenti e troppo alla cieca. Eppoi, gli abbonati alla prima fila, si lamentano che non si sono personaggi, non ci sono storie, non c’è bellezza e passione. Eppoi, “gli esperti del sofà”, come ha polemizzato recentemente il golfista Chicco Molinari con chi sa solo criticare davanti alla tv, rivelano la mancanza del servizio, l’assenza di variazioni, la scomparsa dello spettacolo. Basta però farsi una passeggiata, magari aggirando il campo Suzanne Lenglen e raggiungendo il 14, per stropicciarsi ben bene gli occhi davanti a un gran bello spettacolo. No, non siete preda di un miraggio. No, non avete preso un colpo di sole per il violento e subitaneo ritorno del caldo. Quelle due belle ragazze che picchiano e corrono, vestite quasi uguale dallo sponsor comune, sono tutt’e due alte, muscolose, atletiche, longilinee, molto carine, molto altere e con la visiera a trattenere una lunga treccia bionda, ma Amanda Anisimova ed Elena Rybakina sono due persone diverse, anche se sembrano le sorelline gemelle di Anna Kournikova. Che, per chi avesse perso qualche puntata, è stata la prima Lolita del tennis, la pioniera delle russe affamate che sono emigrate alla Nick Bollettieri Academy in Florida per imparare il “corri e tira”. Quella che ha lastricato la strada per la divina Maria Sharapova. Quella che ha vinto comunque, al di là degli scarsi risultati in singolare, perché aveva la boccuccia a cuoricino, la pelle dorata e la personalità di una principessa.
Amanda è targata Usa, Elena è siglata Russia, ma in realtà tutt’e due strepitano nella lingua imparata dai genitori. Sempre russi. Ma soprattutto giocano terribilmente uguale, con Amanda, che è più sponsorizzata, da yankee, e da appena quindicenne (è nata a Freehold, New Jersey, il 31 agosto 2001), che spara rovesci al fulmicotone e tiene il campo come una veterana, ma lamenta sin dal via un problemino muscolare alla coscia e spesso si volta spesso, furiosa, verso la recinzione a fondocampo per nascondere le emozioni e cercare la concentrazione, proprio come la più famosa Masha dello sport. Mentre Elena, che compie 18 anni il 17 giugno, si avvantaggia oltre che di muscoli ed esperienza, anche dei dieci centimetri d’altezza in più (1.83 contro 1.73), per aprirsi il campo con fior di servizi e poi piazzare le sue botte da fondo, sulla scia del recentissimo trionfo al Trofeo Bonfiglio di Milano e di una cattiveria agonistica che papà Andrey e mamma Ekaterina hanno catalizzato nelle sapienti mani del coach donna, Evgenia Kulikovskaya, insieme alla minaccia della figlia: “Vincerò tutti Slam”.
Dal match allo specchio, fra due di cui sentiremo sicuramente parlare prestissimo anche fra le pro, viene fuori un braccio di ferro davvero notevole. Con la Rybakina che la spunta di mezza incollatura, con sommo dispetto di mamma Anisimova, Olga, prima maestra della campioncina di casa, che ha poi lasciato a papà Konstantin le redini di uno dei purosangue più promettenti del tennis. Un fenomeno sbocciato a sorpresa, perché, in realtà, gli Anisimov, nel 1998, si erano trasferiti negli Usa per aiutare il tennis della primogenita, Maria. Che invece, poi, ha preferito gareggiare al College, lasciando ad Amanda la gloria tennistica, la finale dell’anno scorso al Roland Garros juniores l’esordio Slam, due domeniche fa, al Roland Garros seniores, col record di più giovane “top 300” (è n. 267) e del tabellone di Parigi dalla francese Cornet nel 2005. Finito col k.o. d’acchito, in tre set, con la giapponese Nara e la forzata deviazione sul torneo under 18.
Qui, però, Amandina ha incrociato l’avversaria peggiore per lei: i numeri non contano, anche se lei è 7 di categoria e 2 del tabellone, ed Elena è 11 (ed appena 543 Wta), altri fattori hanno pesato decisamente sulla bilancia del risultato. Come l’invidia – positiva, naturale – della russa doc nei confronti della russa-yankee, della ragazza verso la adolescente, della promettente per la promettentissima. Da cui, i due set a zero per Elena, da archiviare in un elenco che si preannuncia lungo, e importante.
*articolo ripreso da Federtennis