Da Milano-Cortina 2026 alla maratona di Roma, le competenze da mettere in campo sono diverse e richiedono una capacità mirata, figlia di studio ed esperienza sul campo.
Vista da fuori, da noi appassionati esagerati di sport, l’Olimpiade invernale di Milano-Cortina 2026 sembra ancora molto lontana. Quattro anni sono tantissimi per chi freme per un grande evento che potremo finalmente vivere da vicino, situazione che oggi ha un sapore ancora più gustoso del solito, dopo questi lunghissimi anni di pandemia, lockdown, divieti e distanziamento sociale e quindi gare ridotte se non totalmente senza pubblico.
Per chi però ha in carico l’organizzazione dei tanti eventi e il compito di rilanciare il turismo nazionale e locale, Milano-Cortina 2026 è vicina, sempre più vicina. Ce ne siamo resi conto giorni fa, per meglio dire sabato 21 maggio, alle Ville Ponti di Varese in occasione del convegno “Turismo, sport e Olimpiadi 2026: opportunità per l’economia varesina”, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Ministro del Turismo Massimo Garavaglia, del governatore della Lombardia Attilio Fontana, ma soprattutto della grande Manuela di Centa, che oggi è un’affermata dirigente sportiva e politica, ma per noi resterà sempre la fantastica protagonista dell’Olimpiade di Lillehammer ’94 dello sci di fondo, quando si laureò campionessa olimpica nella 15 e nella 30 km, oltre a conquistare altri 2 argenti e un bronzo, poi bissati a Nagano ’98 con altri due argenti e 3 bronzi, senza dimenticare il bottino complessivo ai Mondiali di 4 argenti e 3 bronzi. “Not too bad…”, direbbe Novak Djokovic…
La città e la provincia di Varese non possono certo farsi sfuggire un’occasione così grande per l’economia del territorio e per il rilancio urbano: “Un treno che passa una volta, ma si può prendere solo se si è bravi e preparati”, ha affermato molto efficacemente il presidente della provincia Emanuele Antonelli. Ecco, la parola chiave è preparati. Per essere preparati, si devono avere e sviluppare delle competenze. È in questo contesto che abbiamo avuto la felice opportunità di avvicinare Roberto Ghiretti, ex giocatore e poi manager di primo livello di volley e non solo e oggi manager con competenze di marketing e comunicazione dello sport per l’organizzazione di grandi eventi, che è stato premiato per il suo contributo organizzativo e formativo nel turismo sportivo da “Varese sport-commission”, ente che sta promuovendo lo sport come elemento strategico per la responsabilità sociale d’impresa e la valorizzazione del territorio locale in chiave nazionale.
Ghiretti, che cos’è per lei il turismo sportivo? Quali sono le competenze da mettere in campo?
“Se posso permettermi, oggi molti parlano di turismo sportivo ma pochi ne hanno veramente conoscenza e competenza. Si tratta di un’attività complessa, costituita da molte variabili, finalizzate a creare il giusto equilibrio tra turismo e sport. Non è mai semplice, infatti è più corretto parlare di turismo a vocazione sportiva”.
Si tratta di tirare fuori quelle competenze che massimizzano la partecipazione del pubblico ai grandi eventi come un’Olimpiade?
“No, molto di più. Questo è solo uno degli aspetti in gioco. Parliamo di quella forma di turismo che prevede due modelli di attrattività molto diversi fra loro. Il primo è appunto quello della sua domanda, i grandi eventi, dove l’attrazione è passiva: vai a vedere i campioni e lo spettacolo in sé, da spettatore che fruisce passivamente, per quanto partecipe, di un grande appuntamento sportivo (esempi, oltre a un’Olimpiade, possono essere la Coppa Davis a Bologna il prossimo settembre, oppure i Mondiali di atletica o di nuoto, nda). Sono spettacoli che normalmente costano molto caro per chi li organizza e per i luoghi che lo ospitano”.
Qual è allora l’altro modello di turismo a vocazione sportiva?
“Quello che si occupa di tutti quegli eventi a larga partecipazione, dove non hai i campioni ma hai moltissima gente che arriva nel luogo ospitante per partecipare attivamente alla competizione. Le grandi maratone (come la maratona di Roma, nda), le randonnè delle bici, e moltissime altre competizioni con un potenziale attrattivo molto elevato. Ci sono veramente tante tante occasioni!”
Chiaro, da parte di Ghiretti, il focus su questo secondo tipo di eventi a larga partecipazione popolare. È qui che la competenza di turismo sportivo deve venire fuori. Tutti sono capaci di attirare un gran numero di persone alla Coppa Davis di Bologna 2022 o ai Mondiali di nuoto di Roma 2009. Il grande evento si vende quasi da solo, semmai entrano in gioco altre competenze come la garanzia di ricettività alberghiera, la gestione dell’ordine pubblico e la preservazione dell’area cittadina che riceve tutti gli appassionati e i tifosi. Questi e altri fattori rendono l’organizzazione dei grandi eventi molto costosa, a prescindere dal prezzo del biglietto. Dove invece si può e si deve lavorare con competenze mirate a monte sul turismo sportivo è sull’altro versante, perché le manifestazioni sono effettivamente davvero tante. Le randonné ciclistiche citate da Ghiretti ne sono un esempio molto interessante. Si tratta di una specialità nata in Gran Bretagna sotto il nome di “Audax”, che prevede gare, aperte a tutti, uomini e donne maggiorenni di ogni età, dove chi vi partecipa deve coprire dai 200 km in su con l’unico scopo di arrivare al traguardo entro il tempo massimo previsto. Come questa, abbiamo a Roma la gara podistica “La corsa di Miguel”, che è partita nel 2006 e ha quindi già una bella tradizione. Oppure la Randonné Tour du Mont Blanc, 7 giorni di tappe alla scoperta del famoso picco.
Speriamo, come Sportsenators, di avere anche in futuro qualche intervento di Roberto Ghiretti, uno di quei personaggi dall’alto potenziale d’interesse, tanto quanto le grandi manifestazioni a partecipazione attiva oggetto del turismo sportivo.
Ruggero Canevazzi (foto tratta da volleyball.it)