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Se si dovesse descrivere con una parola la vita di Eddie Firmani, si potrebbe tranquillamente utilizzare il vocabolo “viaggio”. Nato il 7 agosto 1933 a Città del Capo l’attaccante sudafricano diverrà ben presto un “cittadino del mondo” anche se la sua storia si lega indissolubilmente all’Italia, quel paese che Eddie incontra quando è già grande, ma che sente suo, complice il legame con il nonno, trasferitosi a inizio Novecento nella nazione africana.
Forse per via del rapporto così stretto fra il Sudafrica e la Gran Bretagna, “dominion” inglese sino al termine della Seconda Guerra Mondiale; forse per via delle numerose novità che provengono d’Oltremanica, Firmani decide di iniziare la propria carriera da calciatore professionista proprio nella terra di Re Giorgio VI con la maglia del Charlton.
Dopo aver mosso i primi passi nel mondo del calcio fra le fila del Cape Town Clyde FC, Eddie lascia l’Africa nel 1950 e vola per la prima volta in Europa dove mostra subito il proprio talento in First Division. Grazie ai gol di Firmani la squadra ingrana e, dopo essersi salvata dal rischio di una brutta retrocessione, arriva persino quinta nel campionato 1952-53.
Fra le fila del Charlton Firmani realizza infatti 41 reti in 101 presenze guadagnandosi la convocazione della London XI, una compagine di giocatori appartenenti ai club della capitale inglese chiamata ad affrontare la prima edizione della Coppa delle Fiere. Se dovessimo cercare chi ha realizzato il primo gol in quella che oggi è l’Europa League, scopriremmo che si tratta proprio di Eddie Firmani, a segno il 4 giugno 1955 nel 5-0 inflitto al Basilea XI.
Proprio in quell’anno arriva la chiamata della Sampdoria che ha notato quel giocatore di origine italiana, perfetto per rafforzare il proprio attacco. I blucerchiati sborsano 35.000 sterline, soldi ben spesi considerato che nella prima stagione Eddie va in porta per ben diciassette volte su ventinove presenze. Considerate le origini del nonno, a quel punto la FIGC vede in lui una grossa opportunità e decide di naturalizzarlo italiano portandolo a vestire per la prima volta la maglia azzurra l’11 novembre 1956 in un match di Coppa Internazionale contro la Svizzera.
L’Italia è reduce da un 4-0 subito dalla Jugoslavia e da un 2-0 dell’Ungheria di Ferenc Puskás. Servirebbe un riscatto e per questo Alfredo Foni decide di puntare sull’italo-sudafricano che prontamente si dimostra uno dei migliori in campo. La Svizzera punta a chiudersi in maniera ordinata e attaccare di rimessa con Seppe Hügi e Robert Balmann che impegnano più volte Giorgio Ghezzi prima del vantaggio al 26’ del capitano elvetico che viene lasciato solo in mezzo all’area su calcio d’angolo e infila la porta azzurra.
Firmani non ci sta e, dopo averci provato di testa, trova un tiro da fuori a giro che al 35’ mette fuori gioco Eugene Parlier e porta la sfida sull’1-1. Nella ripresa è letteralmente un assedio rossocrociato con Ghezzi che è costretto sempre a metterci una pezza per tenere in vita il risultato, anche con salvataggi spettacolari. Firmani è l’unico che prova qualcosa, ma Parlier è insuperabile e così la sfida finisce in un pareggio che non lascia grandi speranze all’Italia.
Eddie però ha dimostrato di valere un posto in Nazionale e per convincere Foni continua a segnare a raffica con la Sampdoria chiudendo la stagione 1956-57 con dodici gol in ventuno partite. La seconda chiamata arriva il 25 aprile 1957 nella sfida di qualificazione ai Mondiali del 1958 contro l’Irlanda del Nord. Anche qui tutto sembrerebbe tutta una passeggiata, ma purtroppo gli azzurri devono accontentarsi di un misero 1-0 che porta sì in dote tre punti preziosi, ma non lascia tranquilli i selezionatori tecnici che possono usufruire di un gol al terzo minuto di Sergio Cervato.
Gli highlights di Svizzera-Italia dell’11 novembre 1956
Per Firmani non è tutto finito perché la stagione successiva con la Sampdoria è travolgente: in trentatré partite mette a segno ventitré gol diventando l’incubo delle difese di mezza Serie A e piazzandosi nella classifica dei cannonieri alle spalle soltanto del gallese della Juventus John Charles. Per la Nazionale è impossibile fare a meno di lui tanto che il 23 marzo 1958 è di nuovo in campo a Vienna per la sfida di Coppa Internazionale contro l’Austria.
Su un campo pieno di neve e con condizioni climatiche al limite, si scatena una vera e propria battaglia sportiva con i padroni di casa apparentemente più a proprio agio rispetto agli azzurri che comunque dimostrano di farsi valere. Alfred Körner coglie infatti subito un palo, ma immediatamente Giampiero Boniperti risponde con un tiro insidioso sotto porta. Ed è poco dopo che Firmani è ancora una volta protagonista: imbeccato da Gianfranco Petris fa partire un tiro che finisce contro il palo più lontano.
Nel momento migliore per la compagine tricolore arriva però la beffa: Paul Kozlicek infila al 41’ Ottavio Bugatti e porta negli spogliatoi gli austriaci in vantaggio per 1-0. Neanche il tempo di ripartire che l’Italia trova subito il pareggio grazie a Petris, lesto a scavalcare Kurt Schmied. Le “aquile imperiali” tentano in ogni modo di rientrare in gioco in contropiede, ma è Firmani a ribaltare il risultato al 61’ regalando un meritato vantaggio all’Italia. Per paura di perdere tutto, gli uomini di Foni si chiudono in difesa, ma ciò propizia il pareggio di Körner al 79’ e il sorpasso di Hans Buzek al 82’. In tre minuti di pura follia finisce il sogno azzurro di battere il “Wunderteam” e con esso anche l’esperienza sulla panchina della Nazionale di Alfredo Foni.
Senza più il CT friulano, non c’è più spazio nemmeno per Eddie Firmani che passa all’Inter dove trova sulla sua strada Antonio Valentin Angelillo con cui crea una coppia spettacolare: l’italo-sudafricano mette a segno venti reti, l’argentino trentatré mettendo assieme un bottino di cinquantatré gol, record ancora oggi da superare. Nulla di tutto ciò serve però per poter tornare in Nazionale, nemmeno un totale di 68 reti in 103 presenze durante i tre anni in nerazzurro. Nel 1961 tornerà a Genova, stavolta in Serie B al Genoa per riportare nella massima categoria i Grifoni nel giro di due anni. A quel punto non resterà che rientrare in Inghilterra e concludere la carriera con le maglie del Charlton e del Southend Utd.
E’ solo il preludio di una nuova carriera da allenatore che lo vedrà ancora una volta dimostrarsi un precursore tanto da trasferirsi nel 1975 negli Stati Uniti alla guida dei Tampa Bay Rowdies con cui vince immediatamente il campionato. Due anni dopo finisce sulla panchina dei New York Cosmos dove trova fuoriclasse come Pelé, Franz Beckenbauer, Carlos Alberto, Giorgio Chinaglia e Vladislav Bogićević vincendo anche qui il titolo. E’ forse il regalo più meritato per un giramondo come Firmani che in Nazionale ha provato a dare il suo contributo, ricevendo però molto meno di quanto si potesse aspettare.