“Houston abbiamo un problema. Anzi, due”. La cabina di regia del tennis non può non accorgersi del caos delle ultime settimane e della perdita di credibilità che scaturisce dai risultati in grandi tornei, proprio nell’imminenza dell’ultimo Slam della stagione. Urgono interventi e urgono subito, in modo chiaro e importante. Ma il gotha tace e a muoversi è la numero 1 del mondo e il sindacato giocatrici della WTA.
ORARI FOLLI
Il grande saggio, Andy Murray, stoppato al terzo turno da Bautista Agut agli Australian Open dopo i due eroici 5 set consecutivi contro Berrettini e Kokkinakis, aveva tirato fuori il rospo come fa lui: con chiarezza e schiettezza. “Così si falsano i risultati, così non si difendono i giocatori, il gioco e lo spettacolo, e lo sport”.
Alla veneranda età di 35 anni, aveva rimontato da due set a zero sotto contro il giocatore di casa, Kokkinakis, sfiorando, in 5 ore e tre quarti, alle 4.05 di Melbourne, il record del match finito più tardi nella storia del torneo, ma subito dopo aveva pagato lo sforzo, dopo aver concluso l’ultima fatica in orario impossibile.
Così aveva pubblicamente proposto agli organizzatori aussie quantomeno di ridurre i match serali – modello Us Open – e di cominciare prima la seconda sessione, alle 18/18.30. Sulla falsariga di quanto poi deciso al Roland Garros da Amelie Mauresmo. Ma il problema non è stato affrontato e si è riproposto sul Tour ancora e ancora, fino a deflagrare ulteriormente.
L’ATTACCO DI SWIATEK ALLA WTA
Contro la pioggia e i programmi sconvolti nessuno può far niente, la pressione del pubblico pagante che deve tornarsene a casa magari dopo ore di attesa senza aver avuto lo spettacolo sperato è sicuramente dura. Così come quella delle tv e di tanti giocatori che preferiscono restare una giornata intera al circolo in attesa della partita (o dello scapolo di partita), piuttosto che essere poi costretti al doppio turno. Ma bisognerebbe proprio seguire l’indicazione di buonsenso di Andy Murray per non rischiare di falsare il risultato e di creare danni agli atleti.
“Certo, non possiamo prevedere il tempo ma forse dovremmo concentrarci maggiormente sulla salute dei giocatori perché dobbiamo competere ogni settimana”, ha attaccato a Cincinnati la numero 1 delle donne, Iga Swiatek. “Il tour è così intenso con i viaggi e gli sforzi sul campo e in allenamento, sarebbe bello in futuro avere sempre un paio di giorni pieni di calma senza lavorare fra un torneo e l’altro, soprattutto ragionando sul prossimo anno quando ci saranno sempre più tornei obbligatori e tornei più lunghi”.
FOLLE MONTREAL
A Montreal hanno capito tutti che Jessica Pegula ha vinto il torneo solo perché ha approfittato di una serie di ostacoli che saltavano in modo improprio: numerosi ritardi per pioggia hanno costretto Rybakina a iniziare il suo match dei quarti contro Kasatkina venerdì sera tardi e a finirlo alle 3 del mattino dopo. Se avesse vinto la semifinale – rinviata da sabato a domenica per ulteriori ritardi a causa del maltempo – avrebbe dovuto giocare due partite in un giorno come ha fatto la finalista Liudmila Samsonova, che ha perso in 49 minuti contro Pegula. La kazaka ha incolpato la WTA della programmazione senza mezzi termini durante la conferenza stampa post-partita.
“Penso che sia stato un po’ poco professionale non da parte del torneo ma proprio della WTA. La leadership mi sembra un po’ debole, spero che qualcosa cambi perché quest’anno ci sono state molte situazioni che non riesco davvero a capire”. Samsonova pure ci è andata giù dura: “Ho cercato di fare il possibile con il mio fisioterapista per recuperare. Dopo un’ora di trattamenti, ho dovuto giocare di nuovo. Fa male rendersi conto che agli organizzatori del torneo non importi nulla di noi tennisti. Se piove, devi fare il possibile per evitare che si giochino due partite nello stesso giorno”. E la Pegula le ha dato man forte: “Ha dovuto fare i conti con un programma folle e ha giocato un’altra partita a poche ore dalla finale”. Spostare la finale a lunedì sarebbe costato un occhio all’organizzazione e alla WTA e l’ipotesi non è stata nemmeno vagliata.
A CINCINNATI TORNA LA QUESTIONE DEL CALENDARIO
L’agosto sul cemento degli Stati Uniti non è l’unico momento delicato della stagione, ce ne sono altri. Secondo la Swiatek anche il nodo sulla terra rossa di maggio, con l’upgrading di Madrid e Roma, che si sono allungati per la prima volte su due settimane di partite, andrebbe regolamentato da ATP e WTA.
“Io ho giocato 4 partite che sono finite vicino o dopo la mezzanotte. Capisco che dobbiamo adattarci alle tv e al pubblico pagante ma ho anche chiesto alla WTA i dati per verificare se poi davvero la gente guarda le partite che iniziano dopo le 10 di sera. Non ho ottenuto nulla, ma vorremmo tutti capire se ha davvero senso giocare così tardi”.
Così strozzati dal calendario, subito costretti a ripresentarsi in campo in condizioni diverse, i protagonisti di un torneo perdono sempre più spesso nei primi turni di quello immediatamente successivo, come la Sabalenka a Roma contro Sofia Kenin a Roma.
“Aryna ha giocato il primo giorno e ha detto onestamente che era esausta e non poteva riprendersi da Madrid, e ha perso. Io ho chiesto di giocare il secondo giorno, ma così ero sempre in programma la seconda partita della sessione notturna. Ediventa difficile gestire il proprio corpo quando devi giocare nel cuore della notte per un paio di settimane. Perché – è giusto che la gente lo sappia – non vai a dormire dopo due ore, ma dopo quattro, fra massaggi, media, stretching post partita, mangiare e poi anche scaricare l’adrenalina. Noi atleti vorremmo solo poter rendere al meglio”.
CINCINNATI
Tutti vogliono giocare al meglio i due ricchi Masters 1000 in Nord America, quello del Canada e poi Cincinnati, ma nessuno riesce a fare filotto. Anzi. Se le partite finali delle donne a Montreal sono state falsate dalla programmazione fra gli uomini le sorprese sono state nei primi turni con una raffica di eliminazioni eccellenti. E, subito dopo, in Ohio, i risultati dei primi turni hanno subito evidenziato le fatiche della settimana prima, in uno sport sempre più fisico ed esigente. Così De Minaur e Davidovich Fokina, semifinalisti in Canada, hanno già salutato Cincinnati, insieme al vincitore del torneo, Jannik Sinner, peraltro fortemente provato anche emotivamente dl primo urrà 1000. E, fra le donne, la finalista di Montreal, Samsonova, è stata subito eliminata.
Houston, abbiamo un problema!
(Testo tratto da supertennis.tv)