Il 18 Ottobre 1968 fu una giornata storica ai Giochi Olimpici di Città del Messico: gli americani Bob Beamon e Lee Evans stabilisco due primati del mondo destinati a durare due decenni. Beamon vince il salto in lungo con la misura di 8.90 (superato da Mike Powell nel 1991), Evans vince i 400 piani con il tempo di 43″86 (superato nel 1988 da Henry Butch Reynolds).
Bob Beamon, nato a New York il 20 agosto 1946, ha poco più di 22 anni quando si presenta in Messico con un personale di 8.33. Sono le 15.45 quando spicca il salto del secolo. Un decollo perfetto, senza strappi, una penetrazione dell’aria fluida, un atterraggio come un aliante. Il giudice incaricato non attende un salto del genere. L’apparecchio ottico è tarato sul record del mondo (8.35) e per arrivare a misurare il salto nel futuro deve usare un decametro a nastro. L‘attesa è spasmodica, poi all’improvviso il tabellone luminoso dice 8.90. Beamon non si ripeterà più su quei livelli e non riuscirà mai più, da quel giorno, a superare la soglia degli 8 metri. Ma il suo nome è nella leggenda dello sport. Ancora oggi, quasi 50 anni dopo, il suo è sempre record olimpico.
Lee Evans invece è nato a Madera in California, il 25 febbraio 1947. Si mette in evidenza già nel 1966 frequentando il college di Tommie Smith, il futuro campione dei 200. Nel 1967 scende per la prima volta sotto i 45 (44.9), ma il capolavoro avviene nel 1968. Prima fa il giro di pista più veloce della storia e poi è l’ultimo frazionista della staffetta 4×400 che stabilisce un altro record del mondo destinato a durare in eterno.
Il record più duraturo nella storia dell’atletica leggera maschile è stato quello stabilito nel lungo da Jesse Owens ai Giochi di Berlino 1936 (25 anni e 2 mesi), il secondo più duraturo è stato quello del lancio del martello di Patrick Ryan nel 1913 (25 anni e un mese), il terzo è quello di Bob Beamon nel lungo (22 anni), il quarto quello della staffetta americana 4x100 di Berlino 1936 (20 anni) e il quinto quello di Evans nei 400 piani (19 anni e 10 mesi).