Un anno dopo torna la popolare serie tv Masterchef, ma dove sono finiti i protagonisti dell’ultima edizione? Rubini Rovini, per esempio, la frizzante moretta con un passato da sportiva, dove vive, che cosa fa, che rapporto ha con la cucina?
“Vivo in Toscana, un luogo magico ma che riesco a vivere pochissimo, vista la vita frenetica che conduco. Mi muovo molto per lavoro, per la gran parte verso la Lombardia, dove ho la maggior parte delle mie attività. Trascorro il mio tempo libero facendo sport e trascorrendo momenti meravigliosi con il mio piccolo uomo, Vittorio. Lui ha quasi due anni, è un bambino pieno di energia (con una mamma così non potevo sperare altro) e che spesso viaggia con me. Viviamo soli io e Vittorio, una tata mi aiuta nei momenti di lavoro, per il resto tanta energia, che solo da madri si scopre di possedere”.
- E la cucina, e i vecchi amici di Masterchef?
- “Sono in contatto con molti chef, fortunatamente mi sono data da fare affinché questo diventasse il mio lavoro e non rimanesse solo una passione… E così è stato. Ho lavorato a Villa Crespi, a fianco di Antonino Cannavacciuolo, due stelle Michelin. Nell’estate scorsa sono stata Executive in un ristorante in Costa Smeralda. Ad Ottobre di quest’anno ho iniziato a collaborare con La Leggenda dei Frati, una stella Michelin, sotto la guida di Chef Filippo Saporito. Con loro gestisco un nuovo progetto all’interno del ristorante, Coach Kitchen, uno spazio eventi in cui vengono organizzati social eating, workshop ed eventi privati. Oltre questo, essendo free lance, mi occupo di molti progetti legati al food, come Chef e personaggio pubblico. Ho scritto un libro, “Si salvi chi cucina!”, pubblicato a Maggio 2017, edizioni Centauria. Mi occupo anche di eventi privati e cerimonie, il sogno quello di avere un programma di cultura gastronomica e realizzare un progetto di ristorazione Smart”.
-Lei è un’ex sportiva praticante. Che cosa le ha insegnato lo sport, in che modo ne utilizza quegli insegnamenti nella vita di tutti i giorni e nella sua attività?
“Ho studiato danza classica per 16 anni, lavoravo in teatro e sono cresciuta con la priorità assoluta per studio e danza. E’ una disciplina molto rigida, che lascia poco spazio alla debolezza, alla stanchezza fisica e mentale, allo svago. In alcuni momenti ho sofferto per gli apparenti limiti, crescendo ho scoperto che senza di essa non avrei potuto diventare la persona che sono oggi. Lo sport è disciplina, energia, tenacia ed equilibrio, qualità fondamentali per il mio lavoro e per il tipo di vita che conduco”.
- L’allenamento della danza è ancora un incubo: allena a superare qualsiasi altra fatica, e l’esercizio perfetto? Ha ricordi particolari che vuole condividere? Perché e quando ha smesso?
“La leggerezza e compostezza delle ballerine classiche nasconde un durissimo allenamento, sacrifici fisici e mentali, l’ossessione per la perfezione e per la cura di sé e della percezione del proprio corpo nello spazio. Sin da piccola, una ballerina, viene “forgiata” a non sentire dolore e stanchezza, motivo per cui anche la tempra in età adulta mostra un’apparente rigidità. Ho ballato con fratture, distorsioni, strappi muscolari, ma la infinita passione per la danza non ha mai fatto sentire niente, fino alla fine dello spettacolo. Non ho mai rimpianto niente e, anzi, benché faticosa, devo tutto a questa dura disciplina. Ho smesso di danzare per un problema di salute, che spesso affligge le ballerine classiche e di cui parlo nel mio libro, “Si salvi chi cucina”.
- Lei ha sempre fatto tanti sport: per tenersi in forma, per la sfida con se stessa, per indirizzo dei genitori?
“Da piccola, la pediatra consigliò vivamente a mia madre di farmi frequentare almeno due sport insieme, per “stancarmi”. Sono sempre stata una bambina con un’energia fuori dal comune, molto atletica e con una forte attitudine allo sport. Insieme alla danza ho praticato: tennis, nuoto, pallavolo, equitazione, ginnastica artistica e ritmica, atletica leggera (100 mt ostacoli e salto in lungo), pattinaggio artistico, body building, pole dance”.
- In quale sport si sentiva più portata?
“Per l’atletica leggera, ho gambe lunghe e magre, forza esplosiva (perfetta per le brevi distanze) ed ero leggera. Per indole ho sempre avuto più dimestichezza per gli sport individuali che di squadra”.
- In quale ha avuto i migliori risultati?
“Danza classica a parte, atletica leggera. Ero nel corpo studentesco delle scuole superiori, con cui gareggiavo spesso”.
- Qual è il suo atleta preferito e perché?
“Apprezzo moltissimo Federica Pellegrini. Grande atleta, donna elegante e inarrestabile guerriera”.
- Ci dica i pro e i contro degli sport che ha praticato. Equitazione: si instaura un rapporto simbiotico con il cavallo, è molto più che uno sport. Richiede molto tempo a disposizione, è fondamentale passare molto tempo a cavalcare, proprio perché l’efficacia è data in parte dalla simbiosi fra i due elementi. Tennis:
l’ho praticato da piccola, inizialmente mi ha divertito, dopo l’ho trovato meno entusiasmante. Nuoto: lo sport forse meno traumatico in assoluto, e che permette alle fibre muscolari di svilupparsi al meglio. Per me alienante dopo un po’ per l’isolamento dall’esterno. Pallavolo: per chi ha predisposizione agli sport di squadra è meraviglioso. Proprio per questo il risultato è dato dall’efficacia non del singolo elemento, ma dal connubio perfetto fra gli “ingredienti”. Body building:
ha il vantaggio di modellare singoli muscoli, a seconda del tipo di allenamento. Il grandissimo svantaggio è l’eccessiva traumaticità dello sport, che inevitabilmente lo classifica fra gli sport da praticare con cautela.
- Lei ha detto: “Io mangio tutto…non si diventa bravi a cucinare se non si mangia!”. Può elaborare questo concetto?
“Durante le mie masterclass, mi viene spesso chiesto come faccia a creare piatti e abbinamenti ritenuti insoliti. Il segreto non è tanto nell’avere “illuminazioni divine”, quanto nel conoscere ogni singolo ingrediente, per sapore, odore e consistenza. La nostra lingua è composta da recettori di tipi diversi, e per creare un piatto che le stimoli il lavoro più importante è quello di combinare elementi diversi ma bilanciati fra di loro. Mangiare è fondamentale per conoscere gli alimenti in ogni sua forma, la capacità di uno chef sta nell’abbinarli e bilanciarli in modo perfetto”.
- Il suo sito web è accompagnato da una citazione: “Anche la vita è una questione di ingredienti… Basta saperli scegliere”. Quali sono quelli giusti per un atleta?
“Sogno, disciplina, tenacia, entusiasmo”.
- Negli anni, per gli atleti si è passati dalla fettina con insalata d’ordinanza alla dieta mediterranea…
“Finalmente!”.
- In base alla sua esperienza, che correlazione c’è fra umore e cibo? Esiste anche nello sport: se uno mangia solo per produrre calorie, senza gusto e piacere, ci mette pepe nello sport?
“Nella vita come nello sport sappiamo quanto sia fondamentale il cibo. In uno sportivo però ci si alimenta in un modo per uno scopo, che non è quello del piacere della tavola ma del risultato. Il pepe nello sport è l’adrenalina della gara, seguita da una golosa tavola imbandita!”.
– La cucina è un vero gioco di squadra, con lo chef come allenatore?
“Assolutamente. Lo chef è un mix fra capitano e allenatore, ma senza la squadra non raggiungerebbe mai alcun traguardo”.
- Può fare un parallelo fra alcuni degli sport che lei ha praticato e la sensazione di alcuni piatti famosi?
- “Una gara di atletica (100 mt ostacoli) potrei associarla a qualcosa di tenace e piccante, direi un piatto con peperoncino e spezie come il curry. Esplosivo. Un balletto di repertorio classico ad un piatto complesso ed esteticamente perfetto, come la cucina molecolare”.
- Un gol, un ace, una schiacciata, un numero perfetto a che cosa li paragonerebbe in cucina?
- “Più che una preparazione in particolare, un piatto è un ace quando fa “Boom”… L’emozione più bella per chi cucina è vedere l’ospite che mangia di gusto. Quello è il successo”.
– Se dovesse paragonare Masterchef a una gara sportiva direbbe che è stata una maratona, oppure che cosa?
“E’ stata una Spartan Race più che una maratona”.
- Lo rifarebbe? E che cosa cambierebbe?
“Lo rifarei altre mille volte, decisamente meno genuina e più stratega di come l’ho vissuto”.
- Vedrà il prossimo Masterchef? Il segreto della trasmissione sta nella gara, o nei personaggi dietro e davanti ai fornelli?
“Certo che lo vedrò. Ero e sono una grande fan del programma. Non ci sono segreti particolari, è una gara di cucina e una trasmissione televisiva. L’unione delle due cose decreta il MasterChef di ogni edizione.
Vincenzo Martucci