“Quest’anno non mi ero prefissato nessuna posizione nella classifica finale. Ho corso ogni gara al meglio, mi bastava questo. Però domani e domenica potrebbero essere giornate speciali: mi trovo già nel paddock di casa e sono carico” spiega Oliver Bayliss, 19 anni, “Oli” per tutti. Il paddock di casa si trova a Phillip Island, dove la World Supersport (WorldSSP) fa tappa nel weekend per l’ultimo round della stagione, e per la prima volta in carriera Oli gira in Australia come rider di un Mondiale, per il Barni Spark Racing Team.
Con quale moto? Una Ducati (la Panigale V2), naturalmente: proprio come papà Troy, vera leggenda della WorldSBK con tre titoli vinti e simbolo della factory di Borgo Panigale (che ha vissuto un 2022 glorioso, grazie alla vittoria di Pecco Bagnaia nella MotoGP e di Alvaro Bautista nella WorldSBK).
Sei giovane, ma corri da qualche anno: sei sicuro che il tuo futuro sarà in moto?
“Spero di sì, penso di essere abbastanza bravo per non dovere cercare un altro mestiere. Vediamo cosa succede l’anno prossimo, tanto per cominciare”.
Firmeresti per una carriera come quella di papà?
“Certo, subito. È stato eccezionale: se diventassi come lui, sarei felice”.
Un suo consiglio che non dimentichi mai?
“Aprire il gas! No: mi ha detto anche questo, ma la dritta più importante è sicuramente quella di guidare con dolcezza”.
Troy ti ha seguito durante tutto il calendario?
“Quasi tutto e sono contento che mi abbia accompagnato praticamente sempre. Per il Mondiale ci siamo trasferiti in Italia ed è stato bello affrontare l’avventura con lui”.
Cosa ti piace del nostro Paese?
“Al primo posto metto il cibo, infatti qui ingrasso: devo stare attento a non esagerare. Il mio piatto preferito sono le tagliatelle al ragù”.
Di’ la verità: come pilota c’è qualcosa in cui sei più bravo di papà?
“Senza entrare nei dettagli: in Australia giriamo spesso insieme e guidiamo la stessa moto. Beh, vado più veloce di lui. Riesco a batterlo, se mi impegno!”
Com’è stato crescere in giro per il mondo, da un circuito all’altro?
“I ricordi sono belli e non credo di avere vissuto esperienze diverse dagli altri ragazzini. Il Mondiale è un piccolo habitat, conosci tutti, Ducati era ed è una seconda famiglia. Forse, rispetto ai coetanei, mi sono divertito di più”.
Ti capita di desiderare la vita dei tuoi amici che studiano o lavorano?
“No. Ho provato ad andare in discoteca e al pub: mi annoio. Sto benissimo nella mia routine particolare di pilota”.
È vero che il tuo rider preferito è Jack Miller?
“Confermo. Jack ha talento ed è un bravo ragazzo: chiacchierare con lui, ci sentiamo al telefono, è sempre piacevole: Jack è simpatico e profondo. Mi piaceva tantissimo anche Marco Simoncelli: aveva qualcosa di unico”.