Ascolta la nuova puntata del podcast “Azzurro Cenere”:
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La “Garra Charrua” non è solo una parola di culto, ma letteralmente il segno indelebile lasciato dai Charrúa, popolazione precolombiana che per secoli ha abitato le sponde del Rio de La Plata. Un simbolo che è diventato la rappresentazione dello spirito guerriero degli uruguagi e che è stato esaltato dal grande cantore del calcio sudamericano, Daniele Adani.
Quell’“artiglio che graffia e lascia il segno nella storia dell’Inter” Lele ha provato a imprimerlo anche in Nazionale sotto la guida di Giovanni Trapattoni, suo allenatore ai tempi della Fiorentina e soprattutto “padre spirituale” a cavallo fra gli Anni Novanta e Duemila. Arrivato in Toscana nel 1999 dopo una lunga militanza al Brescia, Adani trova nel tecnico di Cusano Milanino l’uomo giusto a cui affidarsi e lanciarsi in Champions League nel preliminare con i polacchi del Widzew Łódź, surclassati proprio grazie a un gol del difensore emiliano. Poco conta se nella stessa partita Adani trafigge anche la porta di un incolpevole Francesco Toldo, il debutto rimane sfolgorante tanto da far pensare a un grande avvenire.
Daniele Adani contrasta Marc Overmars in Arsenal-Fiorentina
L’avventura europea si conclude qui così come quella di Trapattoni che viene chiamato in Nazionale per sostituire il dimissionario Dino Zoff, mentre Batistuta lascia il capoluogo toscano per intraprendere una seconda vita a Roma. E’ un periodo tormentato per la Fiorentina: prima arriva l’“Imperatore” Fatith Terim, poi Roberto Mancini all’esordio da allenatore e per i viola giunge soltanto una Coppa Italia con Adani sempre al centro del progetto.
Tutto ciò non passa inosservato agli occhi di Trapattoni che non si dimentica del suo “figlioccio” e inizia a convocarlo con costanza, facendolo debuttare allo Stadio “Delle Alpi” di Torino il 15 novembre 2000 nell’amichevole vinta con l’Inghilterra grazie a un gol di Gennaro Gattuso. È un’Italia che cerca una nuova strada in vista dei Mondiali in programma nel 2002 fra Giappone e Corea del Sud e per questo motivo Trapattoni fa una serie di esperimenti nel quale rientra anche Adani, inserito al 67’ al posto di Alessandro Nesta e a fianco di Paolo Maldini.
Il match non sembra uno di quelli destinati a passare alla storia se si eccettuano i fischi durante gli inni nazionali (seguiti da una serie di cori razzisti), quelli espressi dal pubblico torinese all’ingresso di Alessandro Del Piero (in uno dei momenti più difficili della sua storia d’amore con la Juventus) e l’ingresso di quell’Adani che potrebbe diventare una giusta alternativa al centro della difesa.
Il Trap crede in lui e, di fronte a una Fiorentina sempre più in difficoltà a causa dei problemi economici di Vittorio Cecchi Gori, decide di dare fiducia ad Adani tanto da testare nelle amichevoli pre-Mondiali nuovamente contro l’Inghilterra e contro l’Uruguay. Nel primo caso a Leeds gli azzurri domano i Leoni rispondendo allo svantaggio di Robbie Fowler con una doppietta di un Vincenzo Montella a mezzo servizio. Nella serata del 17 aprile 2002 Adani fa solo una comparsa entrando all’83’ al posto del solito Nesta e mettendo in cassaforte il risultato.
Nel secondo caso un’Italia sperimentale impatta a Milano il 17 aprile contro l’Uruguay che strappa un pareggio grazie a Sebastián Abreu che risponde a Christian Panucci, mentre Adani subentra nel secondo tempo a Gianluca Pessotto fungendo per l’occasione da terzino. Tutto sembra apparecchiato per una presenza di Lele fra i 23 presenti in Estremo Oriente, ma per lui la strada del Mondiale si interrompe lì.
L’estate del 2002 diventa però fondamentale per la carriera del difensore reggiano che, complice il fallimento della Fiorentina, si trasferisce all’Inter dove trova pochissimo spazio, chiuso da Marco Materazzi e dal neoacquisto Fabio Cannavaro. Lì Adani conosce l’argentino Matias Almeida con cui stringe una grande amicizia e che gli trasmette la celebre passione per il calcio sudamericano che ancora lo caratterizza. È l’anno del derby di semifinale di Champions League con il Milan che amaramente guarda dalla panchina.
Tutto cambia l’anno successivo quando l’esonero a inizio stagione di Hector Cuper e l’arrivo di Alberto Zaccheroni consente ad Adani di trovare la via della titolarità complice l’applicazione del 3-4-3 e un Cannavaro tartassato dagli infortuni. La squadra va a ondate, alterna ottime prestazioni a brusche frenate che non le permettono di superare il girone in Champions League e la costringono ad accontentarsi del quarto posto in campionato.
Per Lele arriva anche il momento più alto della carriera rappresentato dal minuto numero 95 della semifinale di ritorno di Coppa Italia. E’ il 12 febbraio 2004 e la Juventus sta vincendo a San Siro per 2-1 dopo aver pareggiato per 2-2 all’andata in casa. La finale sembra a un passo quando l’emiliano si getta nella mischia su un tiro di Dejan Stankovic parato da Antonio Chimenti, va di piatto e segna il momentaneo pareggio che manda tutti ai supplementari.
Adani esulta, corre verso il centro del campo, si toglie la maglietta, allarga le braccia verso il cielo e mostra una scritta: “Francesco, torna …” richiamando l’attenzione su un ragazzo quindicenne di Brescia, tifoso dell’Inter, che il giorno precedente era scappato di casa. “Quel gol fa parte del destino di una persona. Probabilmente la purezza di un concetto di vita, di un modo di interpretare le cose. A un certo punto nella vita terrena ci si ferma, non si può andare oltre perché nella vita terrena ci sono cose più grandi di noi”.
Il gol di Adani in Coppa Italia contro la Juventus con tanto di dedicata a Francesco
L’Inter perde ai rigori, ma il messaggio arriva forte e chiaro sia a Francesco che decide di far ritorno dai propri genitori, che a Giovanni Trapattoni che in vista degli Europei in programma in Portogallo decide di richiamare Lele in Nazionale. Il primo appuntamento è fissato il 18 febbraio a Palermo quando, quattro giorni dopo il gol con la Juventus, entra nella ripresa contro la Repubblica Ceca puntualmente al posto di Nesta e non riesce a condurre gli azzurri alla vittoria. Se Christian Vieri nel primo tempo prova lo strappo, la risposta dei cechi arriva a stretto giro con Jiří Štajner. Nel finale Antonio Di Natale sigla la prima rete in azzurro, ma ciò non basta per vincere complice il pareggio di Tomáš Rosický che pone qualche dubbio sulla squadra di Trapattoni.
La seconda occasione per Adani arriva il 31 marzo all’Estadio Municipal di Braga quando qualche settimana dopo si disputeranno gli Europei. Gli avversari sono i padroni di casa del Portogallo che vanno subito avanti con Nuno Valente, ma non possono nulla davanti alla precisione sotto porta di Vieri. Adani gioca sin dal primo minuto in un’inedita difesa a quattro composta da Panucci, Matteo Ferrari e Giuseppe Pancaro e ribalta la situazione creando le condizioni ideali per il primo gol in Nazionale di Giuseppe Miccoli.
Anche ciò non basta ad Adani per partecipare a una grande competizione internazionale. Gli Europei non arrivano e Trapattoni se ne va dopo i gironi caratterizzati dal “biscotto” fra Danimarca e Svezia. L’avventura all’Inter arriva al capolinea e per Lele non resta altro che intraprendere “il viale del tramonto” fra Brescia, Ascoli ed Empoli.
La “Garra Charrua” non è bastata a Daniele Adani per lasciare il segno in Nazionale, ma sicuramente non potremo dimenticare quella dedica a Francesco, “un’esperienza di vita” che gli ha consentito di capire come “lassù c’è un Dio che ci aiuta e ci protegge”.