Saitama, cinque anni dopo. Per i Mondiali di pattinaggio artistico su ghiaccio, dal 20 al 24 marzo, si torna in questo “sobborgo” di Tokyo, se è lecito definire così una città di un milione e duecentomila abitanti “attaccata” alla capitale del Giappone tanto da far pensare sia un suo quartiere anziché una realtà distinta. Ed è una sede di Mondiali che assume significato ben più profondo della gara in se stessa, per l’Italia e, più in generale, per il futuro di questo sport.
FINE DI UN’ERA?
Per l’Italia questi Mondiali segnano quasi sicuramente la fine dell’era Kostner. Certo, potevano già esserlo quelli di Milano 2018, quando Carolina arrivò quarta con una prova sconcertante nel libero (però non sorprendente, visti i precedenti nella stessa stagione, soprattutto agli Europei, conclusi con un bronzo ma con un programma libero fallimentare), ma si pensava che un tentativo di “sopravvivenza” fosse possibile. Come già illustrato in precedenti analisi, se la Kostner riesce a ottenere dai giudici un punteggio fisso nei components (la parte strettamente artistica) di 37-38 nel corto e 75 nel libero, a prescindere da cosa accade nella parte tecnica, con cadute e salti mancati, anche una prova mediocre consente di stare a ridosso del podio e, a volte, di centrarlo. Ma evidentemente le considerazioni legate ai problemi fisici, infortunio non completamente superato, e alla forza delle avversarie, con una parte tecnica che dà loro vantaggi di una ventina di punti nei suoi confronti(la giapponese Kihira fa un triplo Axel nel corto e due tripli Axel nel libero, di cui uno in combinazione), quasi impossibili da recuperare con i components, hanno indotto la Kostner a rinunciare. E questo significachiuderla qui, perché dalla prossima stagione arriveranno le giovanissime russe con salti quadrupli cheprovocano distanze nei punteggi non più definibili come “distacchi”, ma come “grand canyon”.
Proprio a Saitama, nel 2014, risale l’ultima medaglia della Kostner ai Mondiali, il bronzo dietro l’oro della giapponese Mao Asada e l’argento della meteora russaJulia Lipnitskaia. Poi, i due anni di buio per la squalifica nel caso Schwazer, con i Mondiali vietati nel 2015, la riduzione della pena che però non servì per partecipare a quelli del 2016 a causa del ritardo nella preparazione, il ritorno in gara a Helsinki 2017, sesto posto, e infine quelli di Milano 2018, con la delusione finale dopo l’illusione per il miglior punteggio nel programma corto. Quindi, Saitama come ultima medaglia mondiale, Saitama come prima gara del “dopo Kostner”. Se sarà davvero così, la Kostner chiuderà con 14 partecipazioni ai Mondiali senior, la prima nel 2003, e con 6 medaglie: un oro (2012), due argenti (2008, 2013) e tre bronzi (2005, 2011, 2014). Dovesse invece ripensarci e continuare, il quadro non cambierebbe e le medaglie rimarrebbero quelle, perché lo scenario ormai non consente sogni, né grandi né piccoli, e persino campionesse come Medvedeva e Zagitova, che apparivano irraggiungibili fino a un anno fa, fra un po’ non avranno nemmeno la sicurezza di un posto nella squadra russa per i Mondiali!
OLTRE I LIMITI
E arriviamo al discorso più generale sull’evoluzione del pattinaggio. Saitama appare come il dio Giano bifronte: a metà fra ultima tappa di una interpretazione classica e primo passo in un futuro da fantascienza, sia per le donne che per gli uomini. Visto che l’analisi è partita dalla situazione fra le donne, proseguiamo col settore femminile. Ai recenti Mondiali junior, a Zagabria, la specialista dei quadrupli, la russa Alexandra Trusova, ne ha realizzati due, entrambi Toe-loop, di cui uno in combinazione con un triplo Toe-loop, ed è caduta sul quadruplo Lutz, totalizzando 150,40 punti nel libero e vincendo l’oro con 222,89. Mettiamoci un’altra quindicina di punti del quadruplo Lutz eseguito al minimo (e senza la penalizzazione della caduta) e si capisce cosa potrà succedere nella prossima stagione, quando la Trusova gareggerà fra le senior. Al secondo posto l’altra russa Anna Shcherbakova, con “un solo” quadruplo Lutz e totale di 219,94. Entrambe hanno come salti doppi solamente gli Axel, tutti gli altri sono tripli, oltre ai quadrupli. Mancava la terza russa, che poi sarebbe la prima in quanto a doti tecniche e artistiche, anche se non esegue i quadrupli, Alena Kostornaia, infortunata, ma lo scenario è completo. E per il momento tralasciamo le altre junior russe che promettono scintille. Così, la prospettiva di una Zagitova e una Medvedeva, oro e argento olimpici a Pyeongchang 2018, nemmeno sicure di un posto in squadra non è più un’ipotesi paradossale, ma la semplice realtà. E nemmeno si prendono più in considerazione pattinatrici forti come Elizaveta Tuktamysheva, capace di tripli Axel, e Sofia Samodurova, che ha vinto gli Europei davanti alla Zagitova e che è in gara a Saitama con la stessa Zagitovae Medvedeva. Roba da cambiare mestiere! O cambiare nazione, ma questo è un altro discorso. Intanto, pur senza questi problemi che diventeranno giganteschi dalla prossima stagione, la selezione della squadra russa è stata problematica. Samudorova e Zagitova in squadra dopo l’oro e l’argento europei, ballottaggio per la terza fra Tuktamysheva e Medvedeva, decisione rinviata più volte, alla fine è stata scelta Medvedeva, che ha avuto più di un problema dopo essere “emigrata” da Brian Orser, ma che alla Coppa di Russia, vinta davanti alla Tuktamysheva, ha mostrato segnali di risveglio. E negli allenamenti a Saitama è apparsa “tirata” come nei suoi giorni migliori. Ha provato il programma corto con la combinazione triplo Flip-triplo Toe-loop, doppio Axel e triplo Rittberger completando i salti senza alcun problema e mostrando una freschezza atletica che sembrava persa dall’inizio di questa stagione. E nell’ultimo allenamento del giorno precedente al corto ha provato anche il libero, con altrettanta efficacia, a cominciare dal triplo Lutz, un salto che le ha procurato qualche problema ma che ha eseguito in modo perfetto, così come è apparsa più brillante che in passato anche sul doppio Axel, non la sua specialità. Restano tanti dubbi, certo, ma la sensazione è che la Medvedeva sia in grado di far rivedere cose belle. Anche la Zagitova, nell’ultimo allenamento, ha provato il libero e anche lei sembra ritrovata, dopo tante prove non positive, in particolare quella sicurezza sui salti che aveva perduto a partire dalla sciagurata prova dei Mondiali di Milano. La gara è un’altra cosa, certo, ma lo stato di forma appare molto buono. La favorita rimane comunque la giapponese Rika Kihira, non solo perché ha vinto il Grand Prix, ma perché mostra una sicurezza impressionante con i due tripli Axel nel programma libero (e uno nel corto). Indicazioni importanti anche per lei dall’ultimo allenamento, con la prova del libero. Impressionante la sicurezza sui primi due elementi di salto: triplo Axel in combinazione col triplo Toe-loop e subito dopo di nuovo il triplo Axel. Basterebbero i punti di questi due elementi per andare in fuga. L’unico dubbio è legato alla tenuta fisica. Kihira in prova ha avuto problemi sugli ultimi due salti: il triplo Lutz della combinazione col doppio Toe-loop e il doppio Rittbergerè diventato doppio, magari solo un momento di mancata concentrazione, ma sul successivo triplo Salchow Kihiraè caduta. Ma la gara si risolverà anche con la forza mentale, necessaria in una situazione di estrema competitività, se si pensa che anche una pattinatrice finora di media classifica, come la kazaka ElizabetTursynbaeva, ha fatto un salto di qualità aggiungendo un quadruplo Salchow al suo programma. Aggiungiamoci le altre due giapponesi Satoko Miyahara e Kaori Sakamoto e si ha un’idea di quanto il ghiaccio diventerà bollente, in attesa di squagliarsi definitivamente dalla prossima stagione.
LA SFIDA SPETTACOLARE
Il livello di difficoltà continua ad alzarsi e accade lo stesso fra gli uomini, con una sfida che si annuncia spettacolare, fra il giapponese Yuzuru Hanyu, due titoli mondiali e altrettanti olimpici, e lo statunitense NathanChen, campione mondiale in carica e capace di 6 quadrupli nel programma libero. Questa sarà il primo vero confronto fra i due perché, per motivi diversi, all’Olimpiade di Pyeongchang e ai Mondiali di Milano, un confronto vero non c’è stato. A Milano Yuzuru Hanyunon c’era. A Pyeongchang, invece, Nathan Chen sparì dal ghiaccio nel programma corto, una prova incredibile, per poi dare una lezione a tutti nel libero, stravinto con 9 punti di vantaggio su Yuzuru Hanyu, insufficiente a farlo salire sul podio ma indicativo del suo potenziale, da oro olimpico. Perciò, se Nathan Chen a Saitama non sbaglierà il corto, si avrà finalmente il vero confronto fra i due più forti pattinatori del momento, anche se il nuovo regolamento limita i quadrupli (lo stesso quadruplo può essere ripetuto solo in combinazione) e quindi pone un freno a Chen, tant’è che in questa stagione nel suo libero i quadrupli sono “soltanto” quattro, stesso numero di Yazuru Hanyu. Tutto questo potrebbe apparire addirittura mortificante per gli altri atleti che pure sono di altissimo livello, a cominciare dal giapponese ShomaUno, ma è esattamente la fotografia della situazione.
Nelle altre due gare le “punte” tecniche sono meno elevate, ma la competizione è ugualmente accesa, anche se in entrambe i dubbi riguardano soprattutto le giurie, male endemico del pattinaggio artistico. Nelle coppie, i cinesi Sui Wenjing e Han Cong, soprattutto se si sono risolti i problemi fisici della Sui, sono i favoriti, ma la tendenza dei giudici è quella di pompare i voti dei francesi Vanessa James e Morgan Cipres, “designati” come vincitori, con i russi Eugenia Tarasova e Vladimir Morozov tecnicamente in grado di ottenere qualsiasi risultato. Nella danza, i francesi Gabriella Papadakis e Guillaume Cizeron hanno l’oro in tasca, a dispetto di programmi senza alcuno spunto brillante, in alcuni momenti addirittura noiosi, decisamente sopravvalutati dalle giurie. Situazione che va a danno soprattutto degli statunitensi Madison Hubbell e Zachary Donohue, già penalizzati fortemente in questa stagione (vedi il quarto posto nel Four Continets), ma anche dei loro connazionali Madison Chock e Evan Bates, che hanno presentato un programma nuovo molto bello, e dei canadesi Kaitlin Weaver e Andrew Poje. La lotta nella danza è comunque molto dura perché sono tante le coppie di alto livello, con le altre due canadesi e le due russe, e fra queste va inserita quella italiana di Charlene Guignard e Marco Fabbri, terza nelle finali del GrandPrix (dopo i secondi posti a Skate America ed Helsinki), bronzo agli Europei e finalmente valorizzata da giudici che fino alla scorsa stagione l’avevano pesantemente penalizzata. Il che ci porta a ricordare gli italiani in gara. Sempre nella danza, ci sono Jasmine Tessari e Francesco Fioretti. Nelle coppie, Nicole Della Monica e Matteo Guarise possono aspirare a una posizione di tutto rispetto, seguiti da Rebecca Ghilardi e Filippo Ambrosini. Fra gli uomini, altra occasione per Matteo Rizzo di dimostrare i continui miglioramenti che lo hanno portato al bronzo agli Europei e a un rendimento sempre più di rilievo. Infine, fra le donne, il bel ritorno di Roberta Rodeghiero ai Mondiali, dopo le edizioni del 2015 e 2016, e l’esordio della giovanissima Marina Piredda, 16 anni.