Montecarlo chiama, gli italiani rispondono. Gli appassionati che, tradizionalmente, colonizzano il Masters 1000, geograficamente, un po’ francese e un po’ monegasco, e anche i giocatori. Oggi è il momento di Fognini, Cecchinato e Sonego.
Proprio Fabio Fognini, nel 2009, superò le qualificazioni nel Principato, da numero 105 del mondo, eliminando Massu e Darcis, quindi, fu capace di piegare il numero 25 del mondo, Tomas Berdych (in rimonta) e il 18, Marin Cilic, con un eclatante 6-2 6-0. Dopo di che, diede una lezione di tennis da terra rossa ad Andy Murray, all’epoca 4 della classifica, dominandolo fino al 5-0 iniziale col suo gioco champagne. Col quale già aveva ubriacato il campione scozzese, suo coetaneo, due anni prima a Montreal, e che avrebbe stravolto ancora in coppa Davis a Napoli nel 2014 e a Roma due anni fa. Peccato, che, a Montecarlo, ancora inesperto, disturbato dalla pioggia mancò tre set point cedendo quel primo, delicatissimo, set per 11-9 al tie-break. Arrendendosi poi per 6-4 al secondo, ma esaltando il pubblico con le sue magie. Fabio comunque si rifece poi con gli interessi quattro anni più tardi, nel 2013, recitando il ruolo di grande protagonista con una splendida semifinale, fermato solo da Novak Djokovic, dopo aver messo in fila Seppi, Ramos-Vinolas, ancora Berdych e Gasquet.
Anche Cecchinato si è già fatto notare in passato a Montecarlo. L’anno scorso, sulla scia del quinto titolo Challenger, da numero 100 del mondo, ancora nuovo della grande ribalta, ha superato le qualificazioni, eliminando Kukushkin e Garcia Lopez, e quindi, al primo turno del tabellone principale, ha vinto la prima partita in carriera in un Masters 1000, superando l’allora 31 del mondo, Dzumhur – lo stesso avversario che quest’anno gli ha lasciato via libera per ritiro -, ed acquisendo un altro po’ di fiducia nei propri mezzi, malgrado il successivo ko contro Raonic. Tanto da aggiudicarsi subito dopo il torneo di Budapest e volare alle semifinali del Roland Garros ed effettuare il decisivo salto di qualità.
Andando indietro nel tempo, va ricordata l’impresa di Claudio Pistolesi a Montecarlo 1988. Proveniente dalle qualificazioni, da numero 154 del ranking, il romano raggiunse i quarti di finale eliminando Lundgren (n. 36), Krickstein (24) ed anche Wilander, numero 2 della classifica ATP, con un memorabile 2-6 7-6 6-2. Lo svedese addusse come motivazione la forte febbre che l’aveva colpito dal giorno precedente, e la corsa di Pistolesi si arrestò bruscamente in semifinale contro Martin Jaite (6-2 6-0), ma trascinò il pubblico e segnò la carriera del giocatore azzurro, specialista proprio dei campi in terra rossa.
Anche Andrea Gaudenzi ha legato la sua carriera ai campi del Principato. Viveva lì – e ha ancora lì la residenza – e si allenava con Thomas Muster sotto la guida di Ronnie Leitgeb. Nel 1995, giocò un torneo memorabile, da numero 20 del mondo, infilando Korda, Rikl, il numero 5 Atp, Kafelnikov, e il 9, Bruguera. Poi, in semifinale, contro il mancino austriaco, all’epoca 13 della classifica, dopo aver perso il primo set per 6-3, sembrava aver in mano la partita. Con l’avversario che sbarellava in campo, mostrandosi handicappato da un malore, forse un’insolazione (“Ho la febbre a 40”, avrebbe detto poi). Anche se poi approfittava delle titubanze dell’italiano per aggiudicarsi miracolosamente anche il secondo set al tie-break. Facendo talmente arrabbiare Andrea che non gli strinse la mano sul net a fine partita. Thomas fu ricoverato in ospedale, ufficialmente disidratato, anche se, già il giorno dopo, fu in grado di negare a Boris Becker il primo successo sulla terra rossa. Imponendosi addirittura in cinque set dopo aver salvato due match point. E causando le clamorose accuse di Bum Bum.
Ricordando gli italiani protagonisti al torneo di Montecarlo, il pensiero torna anche a Filippo Volandri, ora telecronista e direttore tecnico al centro nazionale di Tirrenia. Nel 2003, da 131 del mondo, superò Stepanek (51), Nalbandian (12), Magnus Norman (94) e si arrese nei quarti a Spadea (39) dopo una corsa esaltante, con l’aiuto dell’ottimo suggeritore Diego Nargiso, che gli consentì di entrare per la prima volta nei “top 100” e di dare una svolta decisiva alla carriera.
*articolo ripreso da federtennis.it