“Gli Slam mi hanno migliorato come giocatore. Tirano fuori lo spirito di chi vuole vincere, di chi è talmente forte mentalmente da pensare di poter trovare la soluzione anche se è sotto due set a zero. La distanza del 3 su 5 è tutta un’altra cosa rispetto al circuito ATP: da un momento all’altro, nei Major, ti trovi a restare in campo il doppio del tempo del solito e lì conta molto se hai sempre giocato con continuità e se hai trattato bene il tuo fisico. E io l’ho fatto, ma devo ringraziare la mia costituzione e la fortuna se non ho mai avuto infortuni gravi”.
A fermarlo è stato uno dei giovani italiani che si sono messi in mostra la settimana scorsa agli IBI di Roma, il 20enne Giulio Zeppieri. Così come, curiosamente, a stoppare il primatista della particolare classifica dei sempre presenti negli Slam, lo spagnolo Feliciano Lopez, dopo ben 79 tornei consecutivi, è stato un altro azzurrino, il 24enne Gian Marco Moroni.
Il 38enne Seppi e il 40enne Lopez vivono questo stop in modo diverso. L’altoatesino, da sempre allenato da Massimo Sartori, è ancora un tennista professionista a tutti gli effetti e si sta già preparando per l’erba – “una superficie sulla quale mi sono sempre trovato particolarmente bene, tanto da vincere lì il mio primo treno ATP, a Eastbourne 2011” – mentre il mancino di Toledo che non aveva mai marcato visita negli Slam dal Roland Garros 2002, arrivando 4 volte ai quarti di finali (3 sulla prediletta erba di Wimbledon), quest’anno ha perso al primo turno nei 5 tornei disputati e l’anno scorso poco meglio, auto-relegandosi sul circuito Challenger e dedicandosi ormai praticamente a tempo pieno all’attività di direttore del Masters 1000 di Madrid.
L’anno scorso lo spagnolo dal delizioso servizio-volée, che è arrivato al numero 12 del mondo di singolare (vincendo 7 titoli), è uscito per la prima volta dopo 19 anni di fila dai top 100 dopo l’impresa del 2019 quando, a 37 anni, si era aggiudicato singolare e doppio al Queen’s. Più anziano a riuscirci dal mitico Rosewall, che fece la doppietta a 40 anni al torneo di Jackson nel 1975. Lo spagnolo ha anche vinto il Roland Garros 2016 di doppio specialità dove si è aggiudicato 6 titoli, ed ha contribuito alla conquista di 5 coppe Davis.
Seppi che si è aggiudicato 3 titoli ATP di singolare – “vado particolarmente fiero del fatto che ci sono riuscito su tutti’e tre le superfici: dopo l’erba inglese, anche sulla terra di Belgrado e sul veloce indoor di Mosca” – e nel 2013 è arrivato al numero 18 del mondo, negli Slam non è mai andato oltre gli ottavi in ben 7 occasioni: 4 agli Australian Open (2013, 2015, 2017 e 2018), una a Wimbledon (2013) e una al Roland Garros (2012).
Ma si è tolto grandissime soddisfazioni: “La più grande è stata sicuramente quello di battere Roger Federer, dopo averci perso 10 volte su 10. Ci riuscii nel terzo turno degli Australian Open 2015. Di quella partita ricordo soprattutto quanto rimasi sempre calmo e tranquillo, non avvertii mai la pressione contro un simile campione e su una ribalta così importante. Nè quando andai avanti due set a zero, né quando perso il terzo, né quando vinsi il quarto al tie-break. Fu davvero sorprendente”.
Grigor Dimitrov, inserito per classifica nel tabellone principale del Roland Garrosos al via domenica, riceve quindi il testimone dagli altri grandi sempre presenti negli Slam. Il bulgaro, con 45 apparizioni consecutive, e una enorme versatilità tecnica può allungare sensibilmente int uyestga speciale classifica. Mentre, l’altro mancino spagnolo, Fernando Verdasco, che sta lottando nelle qualificazioni di Parigi, si è comunque fermato a quota 67 presenze di fila agli Australian Open 2020.
(testo e foto tratti da supertennis.tv)