Ci sono vittorie e vittorie. Al di là del significato intrinseco del trionfo nel quinto Slam stagionale del golf donne, l’Evian Championship, la 30enne svedese Anna Nordqvist ha più motivi per compiacersi ddl successo ad Evian les Bains. Intanto perché è la prima giocatrice europea ad imporsi quest’anno sul circuito Lpga, poi perché ha rimontato i 5 colpi di distacco che aveva dalle capolista (la thailandese Moriya Jutanugarn e la neozelandese Lydia Ko) al via del terzo e decisivo giro ()quand’aveva davanti addirittura 15 avversarie), e poi perché, dopo aver sprintato una prima volta con un fantastico 66 (-9), ha avuto la meglio nella prima buca di spareggio – sotto pioggia e grandine – contro la statunitense Brittany Altomare, e l’ha spuntata riscattando lo sfortunato spareggio di un anno fa all’Us Open.
Il suo secondo titolo Major sarà perciò indimenticabile almeno quanto il primo, l’Lpga Championships 2009 – da rookie, cioè al primo anno da pro – e i 547,500 dollari di prima moneta saranno dolci almeno come quel primo urrà da grandissima. Anche perché Anna diventa la decima vincitrice diversa dei Major delle ultime due stagioni, a conferma di un panorama sempre più equilibrato e senza personaggi di grande spessore e qualità.
Professionista dal 2008, la biondissima Nordqvist che, come molte colleghe, risiede negli Stati Uniti, a Orlando, Florida, è all’ottavo successo Lpga, il secondo stagionale, il secondo di un’europea dopo Suzann Pettersen all’Evian Championship 2013, e dal numero 19 del mondo, passa all’8, raggiungendo anche quota 8 milioni di dollari di premi in carriera. Certamente la Nordqvist è più nota dell’avversaria del playoff Altomare, appena 102 del mondo, infatti è stata la protagonista dell’Europa battuta ad agosto 16,6 a 11,5 dagli Stati Uniti nella tradizionale Solheim Cup. Dove peraltro ha dimostrato di aver recuperato dalla mononucleosi che l’ha a lungo debilitata, portando tre punti e mezzo (tre vittorie e un pareggio) alla causa.
Ma noi ce la ricordiamo soprattutto per lo Us Open dell’anno scorso, quando l’erede più credibile della mitica Annika Sorenstam (10 Majors e 72 titoli Lpga) dimostrò spirito sportivo, classe e pacatezza da campionessa. Nella seconda buca di spareggio con Brittany Lang (che era arrivata seconda in due Major), la tv svelò che la svedese aveva toccato inavvertitamente la sabbia col suo sand iron al bunker della 17 prima di effettuare il colpo. Così facendo, secondo il ferreo regolamento del golf, un atleta si può avvantaggiare perché saggia impropriamente le condizioni della sabbia. Peccato che la comunicazione dei due colpi di penalità, arrivò durante la buca successiva, influenzando decisamente la gara, smontando psicologicamente la svedese ed avvantaggiando in modo evidente la statunitense. Tanto che Anna, a caldo, sul campo, commentò alla tv: “E’ duro perdere così”. Ma, poco dopo, twittò ai fans: “Pollice alzato per un gran Us Open! Sono orgogliosa di come ho giocato questa settimana, non era certo mia intenzione toccare la sabbia, ma è successo e la vita va avanti. Congratulazioni per la mia avversaria, Brittany Lang!! Non voglio che nessuno si senta dispiaciuto per me, hey, sono arrivata seconda all’Us Open. Nella mia carriera ci saranno tante altre opportunità. Grazie a tutto per il sostegno”.
Come diceva la Nordqvist, c’è stata almeno una seconda volta per acciuffare un Major. “Odio mollare, mio nonno, che è stato un grande idolo per me, mi ha sempre spinto a non mollare e così è stato anche dopo la mononucleosi che mi ha steso per mesi e mi ha tolto le energie per tanto tempo. Quando era esausta, ma ero felice anche solo di poter giocare. E dopo quello che ho passato questa vittoria è ancora più dolce. Pioggia e grandine non potevano fermare: anche se le condizioni erano dure, in Svezia, sono cresciuta con condizioni atmosferiche dure. Anche se queste sono state durissime. Dopo quel secondo posto agli Us Open sapevo che ero vicina, ed aver giocato quel playoff mi ha aiutato a vincere questo”.
Parola di due volte campionessa Major. Che confessa: “Annika è stata un ottimo capitano di Solheim Cup, mi ha davvero impressionata per come ci ha motivato, non abbiamo vinto, ma siamo state motivate fino all’ultimo. Per me è stata un modello e una giocatrice di grande ispirazione. Ed è stato importante averla accanto questa settimana”. Parole semplici, e tanta concretezza. Parole da svedese.
Vincenzo Martucci