Il 2018 è stato sicuramente un anno importante per il tennis mondiale e ha visto, oltre ai già noti rientri di Federer e Nadal ad alti livelli, la rinascita di uno dei più grandi assenti degli ultimi due anni: Novak Djokovic. Il serbo ha, oggi, la possibilità al Masters 1000 di Parigi Bercy (in quanto ha rifiutato di partecipare ai due ATP 500 di Vienna e Basilea) di scavalcare il maiorchino in vetta alla classifica ATP e tornare numero 1 del mondo per la prima volta dal 2016.
Ma che fine ha fatto, invece, Andy Murray? È noto come il già campione di Wimbledon soffra di una patologia all’anca destra, che prende il nome di “impigement (conflitto) femoro-acetabolare” (FAI), dall’inizio della stagione in corso. Nonostante il problema fosse già in origine più che serio, lo scozzese nei primi mesi dell’anno ha forzato i tempi di recupero per presentarsi al torneo di Brisbane, la prima settimana di gennaio, scelta probabilmente dettata da sponsor e pubblicità. Come era previsto, Murray non è riuscito a prendere parte al torneo e si è dovuto sottoporre a un intervento chirurgico che, per fortuna, è riuscito perfettamente, anche se l’ha costretto a una lunga riabilitazione. Ma, esattamente, in cosa consiste il suo infortunio? In termini tecnici, come riportato da TennisCircus, in un’anomala morfologia dell’articolazione che crea un conflitto tra la parte prossimale del femore e l’acetabolo ai gradi estremi del movimento. Questa situazione comporta delle lesioni del labbro e delle lesioni cartilaginee, che a volte si estendono al punto tale da realizzare una coxartrosi precoce, ossia una patologia cronico-degenerativa dell’articolazione dell’anca dovuta a una progressiva alterazione della cartilagine articolare.
L’ex numero 1 ATP, dopo un deludente US Open (dove è stato eliminato al secondo turno dallo spagnolo Verdasco), aveva commentato così il suo momento: “Non so cosa accadrà. Quando mi sono fatto male ero numero uno del mondo e dodici mesi dopo le cose sono completamente diverse. Se dovesse tutto procedere così, pian pianino, e il mio fisico continuasse a migliorare, penso di poter tornare a competere ad alti livelli. Ma quando continui a giocare sempre più partite e tornei non sai come reagirà il tuo corpo e questo rende le cose più insidiose. Penso sia normale tutto ciò.” Murray ha poi saltato i play-off di Davis contro l’Uzbekistan, rinunciando così a esibirsi insieme al fratello maggiore Jamie e scusandosi con i fan e con la federazione scozzese attraverso un lungo post sui suoi profili social. Inoltre ha deciso di non prendere parte agli ultimi Master 1000, scegliendo di partecipare invece all’Open di Shenzhen, in cui è stato eliminato ai quarti di finale dallo stesso Verdasco, dopo aver avuto la meglio nei due turni precedenti contro Zhang e Goffin, e infine di giocare anche a Pechino.
Nel frattempo, il tennista britannico si è sottoposto ad un lavoro di riabilitazione ad hoc per ottenere la forma che ha ormai perso da due anni, e per farlo si è affidato alle mani di Bill Knowles, ex maestro di sci nonché uno dei massimi esperti di riabilitazione al mondo. Un contributo non solo fisico, ma anche mentale, cercando così di far lasciare alle spalle di Murray il grave infortunio e tutte le ricadute, fisiche e non, che si trascinano dietro. Non a caso, sotto le sue cure sono già finiti altri atleti illustri come Tiger Woods, Balotelli e John Terry, che hanno beneficiato della terapia di Knowles a Philadelphia, città in cui lavora. Con il suo aiuto, il campione britannico spera di poter tornare finalmente ai suoi livelli già all’inizio del nuovo anno, in cui andrà in scena a Brisbane.
Riccardo Bordino