Il Profeta che, dopo 54 anni, porta il primo italiano in finale al Masters fra i migliori 8 del mondo, ha il baricentro basso dello sci e il rovescio dell’hockey ghiaccio, è un atleta vero, alto, elastico, potente, è un tennista completo, ma soprattutto ha la forza dei figli della montagna. A 22 anni appena, Jannik Sinner fa luccicare ancora una volta gli occhi ai 13mila dell’AlpiTour e a milioni di spettatori davanti alla tv: dopo 45 anni di campioni imperfetti, di fiammate sporadiche, di tragica assenza al vertice del tennis, la Volpe Rossa non solo riporta un azzurro fra i protagonisti dei tornei più importanti e della classifica (oggi numero 4 co-record era Open di Adriano Panatta del 1976), ma si propone autorevolmente come esempio non solo italiano, ma anche sempre più mondiale. Battere per la terza volta di fila il Kraken Daniil Medvedev, dopo 6 schiaffi di fila, strappare la famosa ragnatela dell’ex numero 1 del mondo di palleggi da fondocampo sfoderando una varietà tecno-tattica (smorzate, discese a rete, servizi di tutti i tipi) insperata fino a quest’estate, ri-accelerare dopo aver perso il secondo set al tie-break, e chiudere per 6-3 6-7 6-1 in due ore e mezza dimostrano infatti un’ulteriore, decisivo, salto di qualità.
MATURITA’
Ci si chiedeva: sarà pronto al primo vero, grande, esame nei grandi tornei? Daniil prova da subito ad aumentare la pressione sul più giovane e inesperto, concedendogli il primo game di servizio ma Jannik lo vince. Come reagirà se la velocità di palla sarà superiore, le traiettorie saranno sempre basse e profonde, e il russo metterà nel mirino proprio il rovescio, il colpo più forte del beniamino di casa? La palla break salvata sull’1-1 col servizio a 207 all’ora, doppiata dall’ace a 208 tranquillizzano anche la folla. Quindi, il break del 3-1, tutto spinta e discese a rete, ricorda i grandi match dei mitici Fab Four, da stropicciarsi gli occhi. Il 4-1, risalendo da 0-30, lottando contro i nervi, lancia l’inesorabile 6-3 in 45 minuti e convince Medvedev a un toilette-break tattico che sa tanto di debolezza.
RISVEGLIO
Dopo la forza bruta del primo set, Daniil non riesce sfruttare le occasioni sul 2-1 e sul 4-3 perché Sinner sfodera servizio e varietà. “Soprattutto, fa sempre la scelta giusta”, chiosa Paolo Bertolucci in tv. “Anche contro un avversario che cerca di cuocerti a fuoco lento, trascinandoti nella tana dell’orso e costringendoti a giocare da fondo, dove lui eccelle”. Ma il russo porta al 95% le prime in campo, sfrutta le gambe un po’ molli come le idee e la battuta di Jannik e si prende il gtie-break. Ivan Ljubicic, sempre dalla tv, lo sprona: “Sta accettando troppo gli scambi da fondo, deve prendersi rischi, deve portalo avanti, con qualche back più corto”.
REAZIONE
La situazione è molto tesa, in campo, sugli spalti, nel clan Sinner. Anche se Medvedev si fa massaggiare per 8 minuti gluteo, la sensazione è che il match sia ormai suo. “Mi ha sorpreso ancora una volta per la reazione che ha avuto a inizio terzo set. E dopo, sulla ciclette, già pensava a come migliorare per il prossimo match”, racconta Simone Vagnozzi, il coach-chioccia accanto al super-coach, l’australiano Darren Cahill. “Dopo quel primo set così aggressivo di Daniil, ha giocato un set favoloso e appena l’avversario è calato al servizio gli è andato sopra. Bravo”. Nessuno, proprio nessuno, avrebbe immaginato che il Profeta potesse imporsi con un 6-1 senza storia. Men che meno Medvedev: “Sono impressionato, sta giocando davvero bene: se gli dai palle facili ti porta in giro per il campo, gioca bene al volo, è tanto migliorato al servizio, ora come ora sta cavalcando l’onda, se continua così vincerà gli Slam e diventerà numero 1. Vediamo per quanto continua e come gioca quando scende dall’onda”. Per ora, Jannik è terribile: costringe Daniil a forzare il servizio fino al doppio fallo del 2-0, gli fa perdere la testa – “Scusatemi, ho sbagliato, il pubblico è stato molto carino a Torino” – e quindi anche il secondo break del 5-1 e il 6-1 finale dell’apoteosi da veterano, da campione. Habemus Papam.
Vincenzo Martucci
Jannik, come si fa a passare da 0-6 a 3-0 contro l’ex numero 1 del mondo Daniil Medvedev, quello che ha stoppato Novak Djokovic all’ultimo ostacolo del Grande Slam 2021 firmando un Major in 3 finali? “Boh!” Fa tutto parte di un percorso. E’ come quando impari a cucinare la pasta con il pomodoro. Ogni volta fai un tentativo per migliorarlo: aggiungi un po’ più di sale, il basilico, più pomodorini. Impari dalle cose. Stando sempre bene attento a non esagerare per non rovinare l’equilibrio. Fino ad ottenere il piatto perfetto. Il mio non lo è ancora ma, conoscendo sempre più me stesso, so che devo migliorare ancora in tante cose ma diciamo che vado verso la perfezione”. Come Peter Seller nel sublime “Oltre il giardino”, Sinner si aggancia alla solida saggezza di papà Hanspeter, ieri cuoco e oggi super-tifoso. Sempre nel segno del suo mantra: “Quello che sto facendo non direi che è normale, sto facendo passi in avanti importanti, però so quanto tempo dedico a questo sport e quante ore resto in campo ad allenarmi. Cerco di andare a dormire presto e curare l’alimentazione, sto facendo molti sacrifici perché so che mi aiuteranno ad arrivare a certi obiettivi. Ho sempre voluto giocare partite importanti come queste e ora mi sento molto più tranquillo quando affronto i migliori al mondo. Se ho raggiunto questo livello è anche grazie alla mia mentalità”.
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Jannik cresce continuamente, smodatamente, impetuosamente: “Mi sono reso conto che non gioco più solo per me stesso ma anche per chi viene a vedermi. A Torino ho trovato calore e aspettative fin dagli allenamenti nella settimana prima del torneo. Il pubblico mi sta aiutando molto: ogni volta che percorro il tunnel ed entro in campo provo una sensazione bellissima. E’ bello dividere queste emozioni con la gente che mi dà un’energia incredibile, pazzesca, grazie mille a tutti. Sono molto contento di come mi stanno tenendo su”. Lavoro, serietà, orgoglio: “C’erano molte aspettative su questo torneo, sono contento di essere in questa situazione ma ho pensato anche a godermi un po’ il momento. Ho dimostrato di volere sempre di più, voglio sempre scendere in campo per vincere, l’ho fatto anche contro Rune, dopo la qualificazione anticipata”. L’amico speciale, il PalaAlpitour, che soffre, ribolle e poi esplode chiamandolo a gran voce e intonandogli vibranti Hip-Hip Urrà, è un alleato-chiave: “E’ stata una partita molto difficile, Daniil è partito più aggressivo che mai, meglio di me, giocava in modo diverso, tirava più forte: era difficile perché questo campo è molto veloce e la palla schizza via. Ma, fatto il break, ho giocato molto meglio. Poi nel terzo set sono stato più aggressivo io e alla fine ho trovato le soluzioni e ho giocato un gran match. Non è facile al termine di una stagione lunga e molto positiva trovare ancora la forza per esprimere il miglior tennis”.
CORAGGIO
“Only the brave”, direbbe Jerry Scotti. “Difficile prendere una settimana come esempio, qui sono più sicuro, vediamo come va agli Australian Open. Di sicuro, sto cercando di essere più coraggioso sui punti importanti, quand’è fondamentale gestire le emozioni e scegliere le giocate: questa settimana nel terzo set l’ho fatto contro Nole e anche contro Daniil. Negli Slam non ho giocato bene, ma sono stato più continuo per tutto l’anno. Sono consapevole di cosa devo migliorare”. Paura in campo? “No, al massimo ti arriva una pallata in faccia!”. Paura della finale? “Contro il numero 1 o il 2 del mondo sarà comunque un match duro e dovrò dare il 100%. Non conterà molto l’aver vinto tutti i match fin qui visto che la formula del torneo ti permette di conquistare il titolo anche se hai perso una partita”.
Vincenzo Martucci (Tratto dal messaggero del 19 novembre 2023)