C’era una volta il campionato delle Sette Sorelle, nato e cresciuto sotto l’impulso fortissimo delle televisioni. Comandavano e si spartivano la ricca torta Juve, Milan, Roma, Lazio, Parma, Inter e Fiorentina all’insegna di un nuovo equilibrio che avrebbe poi lasciato sul campo molti feriti: Cragnotti, Cecchi Gori e Tanzi, come si sa, hanno attraversato periodi molto bui dopo le grandi illusioni del pallone. Era il calcio del 2000, quello di Collina a Perugia con l’ombrello, quello degli scudetti romani, prima la Lazio e poi la Roma. La domanda adesso è la seguente: questo campionato così incerto dopo i sei anni di strapotere juventino, può somigliare a quelli di inizio secolo? Sperabilmente no, per la parte che riguarda le disavventure giudiziarie di alcuni protagonisti, probabilmente sì, per l’aspetto strettamente tecnico.
Nel caso specifico, le Sorelle passano da sette a cinque con la grande assenza del Milan cinese e con la Fiorentina che si mantiene un passo indietro. Le altre ci sono tutte, compresa la Lazio che ha già trovato il modo di contestare gli arbitri. Eppure penso che così come fu decisiva l’irruzione delle tv nel 2000, stavolta sia il Var il fattore pesante. Si può contestarlo, si può non amarlo, ma se andate a rivedere le situazioni in cui è intervenuto scoprirete che sono stati evitati molti errori. E forse la classifica sarebbe diversa.
Alla vigilia di Juventus-Roma, che il mio amico Beccantini definì una volta “la matrigna di tutte le partite”, l’osservazione non è di poco conto. Non ci sono squadre imbattute, la Juventus ha il migliore attacco, la Roma ha la migliore difesa ma è tutto sul filo. Lo scudetto quest’anno passa soprattutto per gli scontri diretti. Come se ci fossero i play off.
Enrico Maida