Prendete un Highlander ai confini della Scozia, unitelo a una maratoneta degli altopiani, aspettate nove mesi e andate in Alto Adige per vedere il risultato. Verrà fuori una creatura immortale, capace di resistere nel tempo e di vincere le sfide più lunghe, più impervie, fisicamente più difficili. E’ questo il Dna che sta alla base di Andreas Seppi, 33 anni di Caldaro, che agli Australian Open ha ottenuto il visto per gli ottavi di finale battendo 9-7 al quinto il croato Ivo Karlovic, pur capace di sparargli contro 52 ace in 3 ore e 51 minuti. Sarebbero stati sufficiente a piegare molti avversari, ma non l’anima d’acciaio dell’azzurro che in tutto l’incontro non ha mai perduto la favella, il servizio e la speranza di ottenere l’ennesimo risultato di una carriera che, con il passare del tempo, si fa sempre più prestigiosa e lucente.
Andreas Seppi non è nuovo a imprese del genere, imprese da maratoneta instancabile: in tutta la carriera, di quinti set, ne ha giocati 37 con un bilancio di 22 vittorie e 15 sconfitte. Nessun altro italiano, nell’era Open, ha giocato così tanti quinti set. Ne ha giocati quanti Paolo Canè, Omar Camporese e Renzo Furlan messi insieme.
Il primo quinto set di Seppi risale all’aprile del 2004 quando perse la sfida contro Irakli Labadze in coppa Davis. La prima vittoria a fine agosto dello stesso anno quando batté Rainer Schuettler al primo turno degli Us Open. Invece gli Australian Open è il torneo dove in assoluto ne ha giocati di più: nel 2006, perse contro Tipsarevic, nel 2007, superò Bobby Reynolds in un match terminato alle 3.34 della notte, poi, c’è stata la sconfitta contro John Isner nel 2010, la vittoria su Arnaud Clement nel 2011, ancora un successo, su Denis Istomin, nel 2012, e al turno successivo su Marin Cilic; ancora due match di fila nel 2014, con il primo turno vinto su Lleyton Hewitt e il secondo perso contro Donald Young. Infine, prima di quest’anno, la vittoria su Istomin nel 2015, la sconfitta con Kyrgios sempre nel 2015 e la rivincita sull’australiano nell’edizione del 2017.
Per minutaggio, i match più lunghi di Seppi negli Slam sono stati contro Djokovic al Roland Garros 2012 e contro Hewitt in Australia nel 2014. Entrambi conclusi in 4 ore e 18 minuti. Il più lungo per lunghezza del set finale, il 10-8 dello scorso anno contro Kyrgios, il 9-7 di ieri su Karlovic, l’8-6 contro Istomin a Wimbledon 2012 e contro Kyrgios agli Australian Open 2015.
Seppi è anche l’azzurro dell’era Open ad aver giocato il maggior numero di partite nei tornei dello Slam: 103 con un bilancio di 53 vittorie e 51 sconfitte. Se si allarga la ricerca anche prima dell’era Open, solo Nicola Pietrangeli ne ha giocati di più: 125 con un bilancio di 86 vinti e 39 perduti.
E la storia non finisce qui, perché Seppi sogna di andare ancora avanti nel torneo, e di centrare, per la prima volta in carriera, i quarti di finale in una prova dello Slam, impresa che ha fallito nei cinque precedenti: al Roland Garros 2012 (battuto da Novak Djokovic 4-6 6-7 6-3 7-5 6-3), Australian Open 2013 (battuto da Jeremy Chardy 5-7 6-3 6-2 6-2), Wimbledon 2013 (battuto da Juan Martin Del Potro 6-4 7-6 6-3), Australian Open 2015 (battuto da Nick Kyrgios 5-7 4-6 6-3 7-6 8-6) e Australian Open 2017 (battuto da Stanislas Wawrinka 7-6 7-6 7-6).
Ma ora, tra lui e la storia, c’è solo il britannico Kyle Edmund, per impedirgli di diventare il quarto italiano di sempre ai quarti degli Australian Open, dopo Giorgio De Stefani (1935), Nicola Pietrangeli (1957) e Cristiano Caratti (1991).
Luca Marianantoni
(foto La presse)