La fredda cronaca: Kamila Valieva, russa di Kazan, 16 anni da compiere il 26 aprile, ha vinto gli Europei, appena conclusisi a Tallinn (Estonia), con il record del mondo nel programma Corto (90,45), prima donna a superare la barriera dei 90, ha vinto entrambe le tappe del Grand Prix 2021-2022 cui ha partecipato, Skate Canata e Rostelecom Cup, stabilendo in quest’ultima i record mondiali del programma Libero (185,29) e del punteggio totale (272,71). Ha vinto inoltre i Campionati Nazionali Russi con punteggi ancora più incredibili, anche se non riconosciuti ufficialmente perché ottenuti in una manifestazione “domestica”, quindi senza giudici internazionali: 90,38 nel Corto (virtuale record del mondo, poi superato ufficialmente agli Europei), 193,10 nel Libero, 283,48 nel Totale. La cronaca “riscaldata”: questa ragazza sta sconvolgendo il pattinaggio artistico su ghiaccio, con punteggi, nel caso della Rostelecom Cup, superiori a quelli della corrispettiva gara maschile, pur con atleti non ai primi posti del mondo, ma comunque di alto livello. Si presenta favorita all’Olimpiade invernale di Pechino. E questo è solo un antipasto, con normali stuzzichini, di quello che sta succedendo sulle piste di ghiaccio, perché la reale situazione “da caviale e champagne” è ancora più impressionante.
QUOTA AZZURRA
E allora, per capire davvero cosa sta succedendo in questo sport, proviamo a metterla così: se nel mondo si parla di “quote rosa” per garantire alle donne accesso ai posti di comando in qualsiasi ruolo, che sia politico, amministrativo, aziendale o quant’altro, sul ghiaccio potremmo dire che c’è la “quota azzurra”, una legge speciale per garantire agli uomini di ottenere punteggi più alti delle donne. Ed è una legge che c’è sempre stata nel pattinaggio attuale, una legge che “frena” i punti assegnati alle donne e vieta addirittura di compiere prodezze in tutta la gara, ma solo in poco più metà di essa, come dire che Maradona, se questa stessa regola fosse stata applicata nel calcio, avrebbe potuto fare dribbling e superare 5-6 avversari alla volta solo nel secondo tempo. Può apparire assurdo? Ma è esattamente quello che succede nel pattinaggio artistico, con regole differenti fra uomini e donne.
IL FRENO PER LE DONNE
E mettiamo subito in chiaro queste profonde differenze. Nel programma Corto, stabilito che è obbligatorio un salto Axel sia per gli uomini che per le donne (come lo è anche nel programma Libero), ci sono altri due elementi di salti da effettuare di cui uno in possibile ma non obbligata combinazione (nel Libero diventano 7 in totale, di cui 3 in combinazione). E qui scatta la prima incongruenza: nel Corto gli uomini possono fare i quadrupli, le donne no, sono autorizzate al massimo a fare i tripli. I quadrupli possono farli solo nel Libero. Quindi, considerato che c’è una sensibile e ovvia differenza di punteggio fra tripli e quadrupli, alle donne è impedito, per regolamento, anche solo di provare a ottenere più punti. Certo, non è una garanzia assoluta di guadagnarne di più, bisogna pur realizzarli, ma, visto che alcune donne hanno già dimostrato di saperli fare, come avviene nel Libero, è chiaro che c’è una penalizzazione reale e concreta a causa di questo divieto. Ma non è finita. Se questo handicap è legato alla realizzazione o meno del salto quadruplo, c’è un’altra differenza di regolamento che è “assoluta” e che “taglia” il punteggio delle donne. Il punteggio è suddiviso in due parti: quella tecnica e quella artistica. In quella tecnica ogni elemento (salti, trottole, sequenza di passi, sequenza coreografica) ha un valore di base, cui si aggiungono i punti legati al “grado di esecuzione”, vale a dire il modo in cui il salto o altro elemento viene realizzato, si può completare il salto ma in maniera sgraziata o con atterraggio scomposto o addirittura cadendo, il punteggio base resta lo stesso, ma il grado di esecuzione può portare punti in più o anche in meno, come nel caso della caduta. In quella artistica il criterio è diverso. Ci sono 5 elementi da considerare: skating skills (qualità della pattinata), transitions (transizioni fra un elemento e l’altro), performance (la qualità dei movimenti), composition (la coreografia), Interpretation of the music (come l’atleta interpreta la musica). Ogni giudice (sono 9) assegna un punteggio da 0 a 10, con incrementi di 0,25, a ciascuno di questi elementi. Si fa la media dei 9 punteggi per ogni voce e si fa la somma, quello che si è ottenuto viene moltiplicato per un fattore ed ecco il punteggio dei Components, la parte artistica. E proprio qui sta la discriminazione. Il coefficiente di moltiplicazione per gli uomini è 1 nel Corto e 2 nel Libero. Per le donne è 0,80 nel Corto e 1,60 nel Libero. Così, è stabilito che per metà dei punti totali gli uomini, facendo esattamente le stesse cose delle donne e con uguale valutazione da parte dei giudici, ottengono più punti.
IL VERO PUNTEGGIO DELLA VALIEVA
Ovviamente, la prima domanda che il semplice spettatore fa è riferita al motivo di questa differenza. Prima di rispondere, vediamo cosa succederebbe con una parità di regole fra uomini e donne. E con parità, come dovrebbe essere già chiaro, non si intende salvaguardare le donne con una specie di “adeguamento” dei punti con qualche speciale tabella di equiparazione, si tratta solo di applicare gli stessi coefficienti. Adesso, se un uomo nei Components viene giudicato da 10 (il massimo), ottiene 10 punti nel Corto e 20 punti nel Libero; una donna giudicata da 10, ha 8 punti nel Corto e 16 nel Libero. Quindi, proviamo a vedere cosa accadrebbe ai punteggi della Valieva se le venissero applicati gli stessi coefficienti degli uomini nei Components.
La simulazione dà questi risultati. Alla Rostelecom Cup, in cui ha stabilito i record Mondiali di Corto (poi superato agli Europei), Libero e Totale, Valieva ha ottenuto nei Components: 37,45 nel Corto e 76,27 nel Libero, totale 113,72. Insieme ai punteggi tecnici il risultato finale è stato di 272,71. Proviamo ad applicare i coefficienti 1 e 2, come gli uomini, nei Components e abbiamo: 46,81 nel Corto e 95,34 nel Libero, totale 142,15. Sommando i punteggi tecnici (che restano quelli ufficiali perché non sono moltiplicati per alcun Fattore), si arriva a 301,14! Vogliamo capire meglio cosa significa questo punteggio? Agli ultimi Mondiali disputati, nel 2021 a Stoccolma, la classifica finale maschile è stata questa: Nathan Chen 320,88, Yuma Kagiyama 291,77, Yuzuru Hanyu 289,18. Quindi, sul podio, al secondo posto, ci sarebbe stata Kamila Valieva. E, ripeto ancora una volta, a lei non è stato regalato alcunché con questa simulazione, è stato semplicemente calcolato il suo punteggio con le stesse regole degli uomini.
E’ finita qui? Potrebbe anche esserlo perché il significato generale è già fin troppo chiaro. Ma non è finita. Cosa accadrebbe se anche nel Corto, come per gli uomini, le donne fossero autorizzate a fare i salti quadrupli? E andiamo a completare la simulazione. La Valieva nel Corto effettua il triplo Axel, salto obbligatorio che sia doppio o triplo. All’altro triplo e alla combinazione triplo+triplo proviamo a sostituire due salti quadrupli, di cui uno in combinazione, che lei effettua nel Libero, così abbiamo un riferimento assolutamente preciso per quanto riguarda il punteggio. A Sochi, nella Rostelecom Cup, Valieva ha realizzato il quadruplo Toe-loop e il quadruplo Toe-loop + triplo Toe-loop ottenendo 13,58 e 17,91 punti (compresi quelli del grado di esecuzione). Assegnando gli stessi punti all’ipotetico Corto senza limitazioni di salti, si avrebbe un Corto con 61,29 di punteggio tecnico anziché 49,97. E non considero gli ulteriori, sia pure pochi, punti in più dovuti alla maggiorazione del 10 per cento in uno dei tre salti effettuato nella seconda parte del programma. Così, abbiamo un totale di 312,46 punti che Valieva avrebbe ottenuto se alle donne fossero applicati gli stessi criteri degli uomini.
ANCORA PIU’ IN ALTO
Ora, volendo scherzare, potremmo dire: ma non è ancora finita! E già, perché davvero non è ancora finita. Abbiamo già scorto i clamorosi punteggi dei Nazionali Russi. Non sono presi ufficialmente in considerazione perché si pensa, anche giustamente bisogna dirlo, che le valutazioni dei giudici nazionali siano più generose rispetto a quelle dei giudici nelle competizioni internazionali. Ma è anche vero che quel 90,38 della Valieva nel Corto ai Nazionali, che poteva sembrare esagerato e quindi “gonfiato” da giudici “amici”, agli Europei è stato superato dal 90,45 assegnato alla Valieva da giudici internazionali. Cosa significa questo? Che i voti nei Nazionali non erano poi così esagerati, ma rispecchiavano un valore tecnico e artistico reale, tant’è che anche giudici internazionali hanno espresso lo stesso giudizio. Inoltre, nella Rostelecom Cup, Valieva non ha effettuato una prova perfetta nel Libero, perché la combinazione col quadruplo Toe-loop, l’Euler e il triplo Salchow non è riuscita bene e il Salchow è stato solo doppio, con valore base (indipendente dai giudici) di 12,43 perché fatto nella seconda parte del programma, quindi aumentato del 10 per cento e Grado di esecuzione (Goe) non alto (3 il massimo ottenuto su una scala da 0 a 5) proprio a causa dell’esitazione che le è costato il triplo Salchow, per un complessivo di 14,47. Ai Nazionali, invece, il Salchow della combinazione è stato triplo, per un valore base di 15,73 (anche questo aumentato del 10 per cento, quindi comparazione perfetta) e Goe più alto (3 il valore minimo, con molti 4 e un 5), complessivo di 19,26. Quindi, comunque sarebbero arrivati quasi 4 punti in più indipendentemente dalla nazionalità dei giudici e anche in una competizione “domestica” Valieva sarebbe arrivata quasi a 190 di totale, solo 3 punti in meno del voto “gonfiato” dai giudici di casa. Ovviamente, i risultati dei Nazionali restano non ufficiali, ma proviamo solo per un momento a considerare che punteggio avrebbe ottenuto Valieva in quella gara applicando, come abbiamo già fatto per i risultati della Rostelecom Cup, i criteri usati per gli uomini. La Valieva, oltre ai 90,38 nel Corto, ha ottenuto 193,10 nel Libero, per un totale di 283,48. Simulando la votazione coi criteri maschili, si avrebbero 8,36 punti in più nel Corto grazie ai quadrupli al posto dei tripli, 9,71 in più nel Corto per i Components e 19,8 in più nel Libero per i Components per un totale generale di 321,35 punti! Vale a dire più dei punti ottenuti da Nathan Chen nella sua vittoria ai Mondiali 2021, che sono stati 320,88. Valieva, in questa ipotetica gara parallela, avrebbe superato il campione del mondo maschile di 0,47 punti.
IL DIFFICILE EQUILIBRIO
E’ altrettanto chiaro che in gare differenti è ballerina anche la valutazione di giudici differenti, ma il significato globale non cambia, che ci sia qualche punto in più o in meno. E allora, perché mai si continua su questa strada? Partiamo dai motivi sul coefficiente ridotto per le donne nei Components. La spiegazione, non proprio scientificamente esatta, è che si cerca di non provocare eccessive differenze di punteggio tra parte tecnica e artistica, che poi è il grande problema irrisolto del pattinaggio artistico su ghiaccio. Quindi, un possibile motivo è che gli uomini hanno sviluppato da molto tempo salti più difficili, sia col triplo Axel sia con i quadrupli, che hanno fatto aumentare a dismisura il punteggio tecnico. Di qui la necessità di un fattore da applicare alla parte artistica per tentare di garantire un quanto più possibile livellamento fra i due punteggi. Da ricordare, in contrapposizione, che fino a pochi anni fa gli elementi di salto nel programma Libero degli uomini erano 8, poi ridotti agli attuali 7. Quindi, c’era una ulteriore disparità a vantaggio della parte tecnica, ma adesso si è ridotta almeno per quanto riguarda il numero dei salti, uguale a quello delle donne. Le donne hanno cominciato da meno tempo a fare i tripli Axel, che adesso si vedono in numero sempre maggiore ma non ancora “comuni” come fra gli uomini, e da ancor meno i quadrupli, limitati a pochissime atlete, tutte russe. Quindi, secondo questo principio, mettere i coefficienti di 1 e 2 nei Components avrebbe alterato l’equilibrio a favore della parte artistica proprio perché il punteggio nella parte tecnica non era eccessivamente elevato, con doppi Axel e tripli vari. A guardare bene la situazione, però, si nota qualcosa di diverso. La differenza fra parte tecnica e artistica, anche solo con i tripli, era già diventata un problema, con distacchi di 20 punti fra le due, tanto da sollecitare interventi per far aumentare il punteggio dei Components. Dall’altro lato, poco alla volta c’è stata una crescita “autonoma” dei punteggi dei Components che appariva indipendente da quello che accadeva sul ghiaccio, questo probabilmente dovuto anche al fatto che i giudici non hanno più il tempo di guardare effettivamente e valutare esattamente gli elementi dei salti soprattutto, ma anche degli altri aspetti tecnici, e quelli artistici. La sensazione, originata anche da qualche “confessione” di anonimi, era che i giudici andassero a guardare gli allenamenti per farsi un’idea dei Components e poi in gara stare attenti agli elementi tecnici e dare il voto sui Components in base a quello che avevano visto in allenamento. Così, si è verificato molto spesso questa assurdità: una atleta cade, anche più volte, il punteggio tecnico cala, ma quello artistico resta alto, perché i giudici non hanno penalizzato le Transizioni, quasi inesistenti con tutti quegli errori tecnici, e la Performance. Si possono salvare gli Skating skills, perché la qualità del pattinaggio rimane la stessa, ma non è possibile, e questo è accaduto, dare dal 9,50 fino al 10 alle Transizioni con ben tre cadute ed elementi saltati. Insomma, sembrava che i giudici, per conto loro, si fossero inventati una specie di equilibrio fra parte tecnica e artistica in cui aumentavano a piacimento quello che faceva comodo a loro, soprattutto nei Components. Ho sostenuto più volte che questo è uno sport, con altissima componente artistica certo, ma pur sempre uno sport come essenza primaria, quindi col giusto premio da dare ai salti come espressione fisica oltre che spettacolare, ma non è giusto tenere bassi i punteggi artistici per paura di squilibri. La cura non ha funzionato, in un senso e nell’altro. Un rimedio possibile è più semplice del previsto, anche se più dispendioso: giudici diversi per elementi tecnici e Components, non c’è alternativa.
UOMINI E DONNE
Torniamo però all’altra sostanza del discorso: la comparazione uomini-donne. Che il fattore dei Components sia 0,80 e 1,60 anziché 1 e 2 è affare “interno” alle donne, che si trovi una soluzione o no resta delimitato in quell’ambito. Ma quando si fa il confronto con gli uomini non c’è più la necessità di pensare all’equilibrio fra parte tecnica e artistica, c’è solo la consapevolezza di quale sia il valore assoluto di chi pattina sul ghiaccio. E qui non ci sono discussioni. Non ci sono ostacoli più bassi o pesi, martelli, dischi e giavellotti più leggeri come nell’atletica leggera, rete più bassa come nella pallavolo, attrezzi diversi come nella ginnastica e via dicendo, che comunque non sminuiscono affatto il valore della prestazione sportiva, sia chiaro: il campo di gara è lo stesso, i pattini sono gli stessi, gli elementi tecnici e artistici sono gli stessi, il risultato che ne viene fuori, pur con le inevitabili differenze che si hanno quando c’è un giudizio di valore, è assolutamente comparabile. Restando ai Mondiali 2021, c’è da rilevare che quel 320,88 con cui Nathan Chen ha vinto non è il suo massimo ed è inficiato dalla caduta sul quadruplo Lutz iniziale nel programma Corto, altrimenti ci sarebbe stata una decina di punti in più nel totale. E lo stesso Chen ha un record di 335,30, quindi superiore anche alla simulazione della Valieva ai Nazionali, e Yuzuru Hanyu è arrivato a 330,43, ma non è che si riescano a trovare altri che superino i punteggi ottenuti dalla pattinatrice russa con stesse regole e stessi coefficienti degli uomini, o almeno sono io a non ricordarli, ed eventuali e gradite segnalazioni non cambierebbero il quadro generale.
IL FUTURO
Il domandone finale è: Valieva è in grado di proseguire su questa strada o si rivelerà anche lei una meteora che illude molti sull’aver trovato una candidata a miglior pattinatrice della storia? Al momento, indipendentemente dai salti tripli e quadrupli, la mia opinione è che la più grande sia Kim Yuna, e mi fermo qui per non inflazionare l’argomento con altre figure pur rispettabilissime, fra cui non c’è, tanto per chiarire, Katarina Witt. Negli ultimi anni c’è stato un vorticoso succedersi di pattinatrici, tutte russe, che davano la sensazione di poter stabilire un lungo dominio, ma si sono fermate e credo che la sola Medvedeva avesse il tocco di classe superiore. Kamila Valieva, però, ha i mezzi per imporsi, non solo per i salti quadrupli, ma per il modo in cui li esegue, la sicurezza, la bellezza dell’esecuzione, tutti con le braccia tese in alto, e per la componente artistica che è in grado di esprimere. Non è la ragazzina che sforna quadrupli quando è ancora piccolina e poi, poco alla volta, si arrende alle trasformazioni del fisico, come può essere Alexandra Trusova, già appesantita e in difficoltà nel completare un esercizio pulito. Valieva addirittura fa vedere miglioramenti nell’esecuzione dei quadrupli e, ora che ha quasi 16 anni ed è già un po’ cresciuta, mostra un fisico sviluppatosi in maniera proporzionata rispetto a quando era più piccolina, con i presupposti per mantenerlo tonico anche quando eventualmente crescerà di altri centimetri. Per il momento, il suo Bolero di Ravel nel programma Libero è un gioiello di rara bellezza. Lei sembra prometterne molti altri.